Come pecore in mezzo ai lupi, recensione: un thriller teso e asciutto

La recensione di Come pecore in mezzo ai lupi, esordio alla regia teso e asciutto di Lyda Patitucci, cresciuta nella scuderia Groenlandia, che racconta la banalità del male attraverso i corpi nervosi di Isabella Ragonese e Andrea Arcangeli. In sala.

Come pecore in mezzo ai lupi, recensione: un thriller teso e asciutto

Come il Mr. Wolf di Pulp Fiction, Vera risolve problemi. Serve una macchina? Ci pensa lei. Servono delle armi in mezza giornata? Ci pensa sempre lei. Sì, perché Vera non è una fixer qualsiasi: lavora per una banda di criminali. Ma non dei criminali comuni: questi sono serbi, hanno visto la guerra, sono durissimi. C'è addirittura chi è stato sepolto e poi si è risvegliato nella bara, tornando in vita più spietato di prima. Spigolosa e apparentemente insensibile a qualsiasi tipo di emozione, la donna ha in realtà una doppia vita. A interpretarla è Isabella Ragonese, quasi irriconoscibile. È con grande gioia e sorpresa che cominciamo la recensione di Come pecore in mezzo ai lupi, bell'esordio cinematografico di Lyda Patitucci.

Come Pecore In Mezzo Ai Lupi Isabella Ragonese Photo Credit Andrea Pirrello 10
Come pecore in mezzo ai lupi: una scena del film

In sala dal 13 luglio, il film, scritto da Filippo Gravino, già sceneggiatore di Veloce come il vento (2016), Il primo re (2019) e La terra dei figli (2021), è un thriller asciutto e teso, in cui i corpi nervosi dei protagonisti sono importanti tanto quanto le scene d'azione. E di queste ultime Lyda Patitucci se ne intende: cresciuta nella scuderia Groenlandia, è stata seconda unità di Matteo Rovere e Sydney Sibilia, fondatori della casa di produzione, proprio in Veloce come il vento, Il primo re e nella trilogia di Smetto quando voglio.

Le sue scelte di regia e messa in scena farebbero probabilmente felice Nanni Moretti, che nel suo ultimo film, Il sol dell'avvenire, si scaglia contro la tendenza dei registi italiani più giovani a spettacolarizzare eccessivamente la violenza. Patitucci sembra quasi rispondere a questa accusa, lavorando in sottrazione, al punto da scavare i volti dei suoi protagonisti, rendendoli quasi ombre in una Roma funerea, cupa, priva di ogni calore. Come dice il passo della Bibbia da cui viene il titolo, la regista è "prudente come i serpenti e semplice come le colombe". In questo modo la storia fa ancora più male.

La banalità del male

Come Pecore In Mezzo Ai Lupi Andrea Arcangeli Photo Credit Andrea Pirrello 20
Come pecore in mezzo ai lupi: una scena del film

Come pecore in mezzo ai lupi si apre con una scena apparentemente quotidiana. Vera parla in macchina con degli uomini. Stanno discutendo di Kim Kardashian, di come persino una famosa e desiderata come lei a volte si senta triste e dorma con il pigiama di flanella, invece che con completi sexy, come le sue foto in posa su Instagram lascerebbero intuire. Poi, all'improvviso, arriva la violenza. È tutto così l'esordio di Patitucci: tutto ruota attorno a questi criminali, ma il vero cuore, nerissimo, del film e il racconto di come il male sia banale.

Il primo re: intervista esclusiva sul set al regista Matteo Rovere

Come Pecore In Mezzo Ai Lupi Photo Credit Andrea Pirrello 7
Come pecore in mezzo ai lupi: una scena del film

La banalità del male non riguarda soltanto chi di mestiere sceglie di imbracciare le armi e rapinare la gente: scavando nel passato della protagonista scopriamo che non ha avuto un'infanzia felice, nonostante il padre (Tommaso Ragno, uno dei più bravi interpreti del nostro cinema, sempre più prolifico, ma purtroppo usato quasi sempre in ruoli secondari: meriterebbe finalmente una parte da protagonista) professi il bene, attraverso una conoscenza perfetta della Bibbia, che ha imposto anche a lei.

Quest'amore liturgico e poco affettuoso l'ha resa granitica. Ma le cicatrici se le porta dentro. E una anche sul viso. A farle da contraltare c'è Bruno (Andrea Arcangeli, a una delle sue migliori prove). Come è imperscrutabile lei, così è completamente aperto e fragile lui. Coinvolto in un colpo con i serbi da un ex compagno di cella, si ritrova a organizzare l'assalto al furgone con Vera. Ma il loro non è il primo incontro.

Il cast di Come pecore in mezzo ai lupi è perfetto

Come Pecore In Mezzo Ai Lupi Photo Credit Andrea Pirrello 3
Come pecore in mezzo ai lupi: una scena del film

La trama di Come pecore in mezzo ai lupi è semplice: un colpo da organizzare, una protagonista dalla doppia vita. A fare la differenza sono gli attori: Isabella Ragonese, di solito molto solare e comunicativa, qui cambia completamente. Non sorride praticamente mai, ha come una corazza invisibile. In un ribaltamento degli stereotipi del genere thriller, è invece Andrea Arcangeli a dare sangue e umanità al film: il suo Bruno, disperato e nonostante tutto ostinato nel voler cercare di dare un futuro migliore alla figlia, è il personaggio più emotivo del film. Piange, si piega, si spezza anche, eppure non perde la speranza. Il rapporto tra i due, che si guardano come in uno specchio, è la chiave della storia. Per scoprire chi è pecora e chi è lupo bisogna arrivare fino in fondo. E la risposta potrebbe non essere scontata.

Conclusioni

Come scritto nella recensione di Come pecore in mezzo ai lupi, l'esordio cinematografico di Lyda Patitucci è un bel thriller teso e asciutto, con scene d'azione ben dirette e realistiche. Non si spettacolarizza il crimine qui, lo si mostra per quello che è. E per questo il film colpisce duro. Anche grazie ai corpi nervosi e alle interpretazioni di Isabella Ragonese e Andrea Arcangeli, entrambi molto bravi: la prima è irriconoscibile, il secondo è a una delle sue migliori prove.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.6/5

Perché ci piace

  • Il realismo senza fronzoli delle scene d'azione.
  • La durezza sorprendente del racconto.
  • La bravura degli attori.

Cosa non va

  • Alcuni passaggi della storia e personaggi avrebbero potuto essere più approfonditi.