Christmas Eve in Miller's Point, la recensione: se il Natale diventa un nostalgico esercizio di stile

La recensione di Christmas Eve in Miller's Point: quello di Tyler Taormina (prodotto da Michael Cera) è un flusso continuo che segue una famiglia italoamericana riunita per Natale. A tratti snervante, e poco inclusivo verso lo spettatore. Presentato alla Quinzaine di Cannes 77.

Christmas Eve in Miller's Point, la recensione: se il Natale diventa un nostalgico esercizio di stile

Il Natale al cinema funziona sempre? No, non proprio. Ed è un peccato, perché l'atmosfera cozy, mixata a quella natalizia, trova sul grande schermo una sua totale ragione, scaldandoci e confortandoci. Insomma, i Christmas Movies, genere a sé stante, li amiamo e li apprezziamo proprio per il loro tipico sapore che si lega, di riflesso, con i nostri ricordi ancorati al passato (e non c'è nulla di più malinconico del Natale). Scritto ciò, accade pure che alcuni film, pur costruiti seguendo la memoria, non riescano a comunicare al meglio ciò che vorrebbero, o forse sono talmente tanto personali da non riuscire ad acchiappare la nostra attenzione, mantenendo una sorta di distacco.

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Michael Cera, strambo poliziotto nel film da lui prodotto

Come accade in Christmas Eve in Miller's Point, terzo film di Tyler Taormina, che si rifà a Robert Altman, senza avere la stessa lucidità in fatto di struttura e racconto (il paragone è ingombrante e scomposto, ma l'idea del regista sembra proprio legata ad Altman). Lo ripetiamo: forse, il film, presentato alla Quinzaine di Cannes 77, si rifà all'infanzia del regista, e quindi viene rimpinzato di figure in qualche modo legate al suo passato, è un universo chiuso, quasi inaccessibile. È difficile lasciarsi andare, ed è difficile essere accettati dalla rumorosa e colorata famiglia protagonista, di cui fanno parte, due figli d'arte dal cognome impegnativo: Francesca Scorsese e Sawyer Spielberg.

Christmas Eve in Miller's Point, una lunga cena di Natale

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Non svegliate la nonna!

Christmas Eve in Miller's Point, prodotto tra l'altro da Micheal Cera (e si ritaglia anche un piccolo ruolo, diventando uno strambo e maldestro poliziotto di quartiere), non ha una vera e propria narrativa, fermandosi a più riprese sull'anticlima voluto dal regista. Essenzialmente, seguiamo la Vigilia di Natale dei Balsano, famiglia italo-americana di Long Island. La casa addobbata, il cenone, le luci colorate. E poi le chiacchiere, tante chiacchiere. Quasi due ore in cui, tra pacchi e pacchetti, tra regali, smorfie e qualche attrito, Tyler Taormina ricuce le memorie del suo Natale, facendoci però diventare spettatori passivi. Se parliamo di attriti, come in tutte le famiglie, i conflitti non mancano (anche perché senza conflitto non ci sarebbe nemmeno una bozza di film). Quello più interessante è sicuramente legato alla biforcazione generazionale, con una fuga notturna da parte di Emily (Matilda Fleming) e di suo cugina Michelle (Francesca Scorsese, appunto), verso un negozio di bagel.

Tra esercizi di stile e cartoline malinconiche

E poi? E poi Christmas Eve in Miller's Point è questo: un'istantanea famigliare, una pillola, una cartolina cercata da Taormina per ricucire il tempo passato con il presente (deludente?), lasciando in qualche modo impresso il suo ricordo. Un'ispirazione romantica, emotiva, non banale, ma comunque poco efficace almeno nell'idea registica portata avanti. Non c'è mai un centro, non c'è mai un vero rapporto emotivo tra noi e i personaggi che si accavallano, entrati in scena quasi in medias res, senza badare troppo allo spettatore - lo scriviamo chiaro: il film di Tyler Taormina è quasi un esercizio di stile. Funziona, oggettivamente, l'atmosfera ricerca dall'autore, lavorando di sensazioni, di profumi e di dialoghi, ammiccando intelligentemente ad un'ambientazione che dovrebbe essere quella dei primi anni Duemila (anche considerando le tonalità, riflesse dalla fotografia di Carson Lund), ma comunque avulso da una temporalità precisa.

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Natale a casa Balsano

Un modo attrattivo che fa riverberare la straniante e infinita cena di famiglia, stralunata nei suoi dialoghi e nei suoi dettagli. A legare poi tutto, una soundtrack Anni Sessanta e Settanta intelligentemente studiata, ma non per forza natalizia: c'è Claudine Clark, poi Little Peggy March, l'immancabile Frank Sinatra con A Garden in the Rain, e poi "il genio" dei Bay City Rollers con Saturday Night. Una soundtrack strettamente americana, com'è strettamente americano l'orizzonte di Christmas Eve in Miller's Point (ottimo lavoro sugli accenti newyorkesi da parte del cast). Per questo, la vigilia a casa dei Balsano, kitsch, popolata e brillante, andrebbe affrontata lasciandosi totalmente andare, seguendo un flusso destinato comunque (e finalmente) a finire, lasciando sedimentate sul fondo quelle emozioni che abbiamo provato a carpire, senza però riuscirci.

Conclusioni

Tyler Taormina, al terzo film, ricuce i suoi ricordi natalizi per un film simile ad una cartolina, tra malinconia e nostalgia. Tanti personaggi, tanti dialoghi, ma poca attenzione alla struttura drammaturgica, spesso solo abbozzata e affidata ad un'indole istintiva, che quasi rifiuta l'osservazione del pubblico. Se i film di Natale giocano sull'empatia, quello di Taormina pare invece un'opera fine a sé stessa, nonostante le premesse.

Movieplayer.it
2.0/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • La soundtrack.
  • Il lato personale...

Cosa non va

  • ...Ma troppo personale, quasi incomunicabile al di fuori.
  • A tratti snervante.
  • Pochi conflitti, tanti personaggi.