Sono passati quarant'anni ma guardare quel film è ancora sconvolgente. Christiane F. - Noi i ragazzi dello Zoo di Berlino usciva il 2 aprile del 1980. Il film ebbe un grande impatto nell'opinione pubblica, rivelando un mondo di tossicodipendenza e prostituzione giovanile che non si conosceva, e raccontando come pochi altri una vita senza speranze di tanti giovani nelle periferie delle grandi città. Ambientato a Berlino Ovest, tra il 1975 e il 1977, Christiane F. - Noi i ragazzi dello Zoo di Berlino è tratto da una storia vera, quella di Christiane Vera Felscherinow: la sceneggiatura è tratta dal suo omonimo libro. Ma quegli anni erano anche quelli, in cui, a Berlino, sbarcava David Bowie, per realizzare la sua famosa Trilogia Berlinese (Low, Heroes e Lodger, anche se solo il secondo è stato registrato completamente a Berlino). La sua musica, quella della seconda metà degli anni Settanta, è la colonna sonora del film, è parte integrante della storia. Ci sarà anche David Bowie, interpretato da un attore, nella serie tv Prime Video Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino, in arrivo in Italia a maggio. Le prime immagini hanno già suscitato molte polemiche: i protagonisti sembrano quelli di un teen drama, sono molto glam, come potrebbero essere i vampiri di Twilight o una rockband alla moda. Non sembra esserci quella che è una delle chiavi del film originale, quel senso di disperazione, di sporcizia, di degrado, di devastazione dei corpi che ci sconvolge tanto ogni volta che vediamo il film. In attesa di vedere la riuscita della serie, rivedere oggi il film del 1980 è sempre una di quelle esperienze che non lasciano indifferenti.
David Bowie, Berlino e il Sound
La scelta di usare David Bowie e le sue musiche per un film ambientato nella Berlino della seconda metà degli anni Settanta è qualcosa che dà al film qualcosa in più, uno scarto rispetto a quello che sarebbe potuto essere senza. Perché la sua musica, che ha vissuto nella Berlino del tempo, ha assorbito gli umori della città e l'ha saputa raccontare, è un elemento eccezionale di contestualizzazione della storia. Ma è anche un tocco di arte che eleva l'opera da semplice resoconto, accentua le tentazioni e la disperazione, e allo stesso tempo riesce ad essere catartica, a dare una luce nel buio delle vite dei ragazzi. La sua musica che ci porta subito dentro la storia. È Look Back In Anger, il pezzo tratto dal suo album Lodger (in realtà l'unico disco della Trilogia a non essere stato registrato a Berlino, ma ancora influenzato da quei suoni), che ci porta dentro al Sound, la "discoteca più moderna d'Europa", come la definisce la voce narrante di Christiane. Quella di David Bowie, in quel momento, è una musica che, in una discoteca di Berlino, non solo è plausibile, ma evoca un mondo. David Bowie era vissuto a Berlino, aveva tratto linfa vitale dall'atmosfera, dalla cultura, dalla musica di quella città e sarebbe rimasto legato a quella città per sempre. Il suono della Berlino di fine anni Settanta è anche il suono di David Bowie. Nel film è ovunque, Vediamo Christiane maneggiare i dischi The World Of David Bowie, e ChangesOneBowie, le compilation del 1970 e del 1976: la vedremo mentre li vende, insieme a tutti i suoi dischi, per comprarsi la droga.
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David Bowie: "Heroes" diventa "Helden"
In Christiane F. - Noi i ragazzi dello zoo di Berlino arriva subito anche uno dei più grandi successi di Bowie, "Heroes", che sentiamo anche nella sua versione tedesca, "Helden". Quella che è una delle canzoni immortali del Duca Bianco viene utilizzata come colonna sonora di una corsa a perdifiato lungo i corridoi di un centro commerciale, una serie di bravate. È una canzone che ha un poco noto significato ironico. E qui acquista un significato diverso. Vediamo i ragazzi in una serie di bravate, cadere, rialzarsi, svaligiare un distributore. Tutt'altro che eroico. Ma "Heroes" dà ritmo a un movimento che è ancora vitale in quei ragazzi, che ancora non sono spenti e persi nell'eroina.
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David Bowie: Station To Station, "It's too late"
E poi c'è Station To Station, l'altra canzone chiave che ascoltiamo in Christiane F. - Noi i ragazzi dello Zoo di Berlino. La ascoltiamo nella scena in cui Christiane e i ragazzi vanno al concerto di David Bowie, e lui appare nei panni di se stesso. È un momento di gioia e di liberazione per i protagonisti. Ma sembra anche essere un presagio. Quel'"It's too late", "è troppo tardi", che Bowie ripete come fosse un mantra nel famoso ritornello della canzone, sembra essere quasi un "Coro" alle vicende dei protagonisti, un commento alla storia, un ammonire che è "troppo tardi" per tornare indietro dalla dipendenza da eroina. E infatti, poco dopo, vedremo Christiane precipitarci dentro, e provare per la prima volta l'eroina per inalazione. La famosa scena è stata girata in realtà a New York nell'ottobre del 1980. Bowie, in un'immagine diventata ormai iconica, in jeans e camicia jeans blu e un giubbotto rosso, cantò in playback, muovendo le labbra in sincrono con la versione live di Station To Station contenuta nell'album Stage in un set costruito per ricreare l'atmosfera del club di Berlino che frequentano i ragazzi. Bowie si trovava impegnato a Broadway tutte le sere, e il regista Uli Edel fu costretto a girare a New York. Sullo stesso set fu girato anche il video di Fashion. La scena è riuscita alla perfezione: sembra davvero di essere al concerto di Bowie, e nel club berlinese. Dove, nel film, ascoltiamo anche TVC 15, Stay, Boys Keep Swinging.
Sense Of Doubt e la discesa agli inferi
Ma non ci sono solo le canzoni più famose di Bowie a cogliere nel segno in Christiane F. - Noi i ragazzi dello Zoo di Berlino. Ci sono anche dei brani strumentali, nati per i suoi album (Low e "Heroes" hanno questa particolarità, hanno un lato di canzoni e uno di tracce strumentali). V-2 Schneider, Warszawa, e Sense Of Doubt sono dei pezzi ambientali, dei tessuti sonori nati a Berlino e impregnati degli umori della città. E che, tornati sullo schermo per raccontare una storia ambientata in quella città, si fondono incredibilmente con quelle immagini, le avvolgono e ci avvolgono, creano un'atmosfera unica. V-2 Schneider (tratta da "Heroes"), con il suo incedere, è perfetta per introdurre la storia e per scandire i viaggi dei ragazzi lungo le stazioni della metropolitana. Warszawa (tratta da Low) ha un senso di malinconia e desolazione che si adatta bene allo spleen delle vite dei ragazzi in quella Berlino. Sembrano uno score scritto appositamente per il film. Ma è soprattutto Sense Of Doubt (da "Heroes") che segna un momento indelebile nella pellicola. La canzone accompagna la ricaduta di Christiane e di Detlef, il suo ragazzo, una disperata discesa agli inferi nei bassifondi della città e nei gironi danteschi del sottosuolo delle stazioni della metro, dove un gruppo di persone disperate giace quasi ormai senza vita (molte delle comparse della scena della Stazione dello Zoologischer Garten erano autentici tossicodipendenti, prostitute e prostituti berlinesi). Quelle note basse, cupe, di pianoforte sembrano quasi un requiem funereo per chi davvero sembra essere a un passo dalla morte. Ognuna di quelle note di piano sembra essere una coltellata, un colpo al cuore per noi che guardiamo. È un momento fatto di sguardi. Quello, impaurito, di Christiane verso gli altri, i tossicodipendenti che vede. E quello degli altri verso di lei, perché la vede come una di quei disperati. È sempre il piano di quella canzone a darci un nuovo colpo al cuore, quando, aprendo con paura un giornale, Christiane apprende di una giovanissima vittima dell'eroina, una sua amica. Dopo le note di piano arrivano i sintetizzatori. E sembrano aprire il suono, forse verso una speranza. Verso quel finale dove finalmente Christiane è fuori città, in campagna, salva. Non la vediamo, vediamo solo un paesaggio. Ma tanto basta a farci capire come è andata a finire la storia.
David Bowie e Christiane, storie di dipendenze
"Dobbiamo venirne fuori, dobbiamo tornare persone normali" si dicono, a un certo punto del film, Christiane e Detlef. È curioso che, a raccontare una storia di dipendenze, ci sia la musica di David Bowie. Lui che, proprio a Berlino, era riuscito in qualche modo a sfuggire al suo periodo più buio, a quella dipendenza dalla cocaina, a quelle paranoie che lo avevano accompagnato durante i suoi anni a Los Angeles. Proprio Station To Station, e la title-track in particolare, sono figlie di quell'esperienza. In una Berlino dove Bowie, finalmente, trovava una nuova vita, Christiane rischiava di perderla definitivamente. Coincidenze, incroci, che hanno portato queste due storie a fondersi in questo film. E a creare qualcosa di unico.