Il piglio scanzonato e brillante, le acrobazie comiche affidate tanto allo slapstick quanto ai giochi di parole, la dimensione sociale, gli improvvisi sprazzi di malinconiche atmosfere. Ci sono tutti gli ingredienti della commedia francese nell'ultimo film di Tristan Séguéla in uscita il 10 settembre. Al centro (come leggerete nella recensione di Chiamate un dottore!) la storia di un'amicizia improbabile e rocambolesca, topos su cui la comicità d'oltralpe ha costruito una lunga tradizione fino al successo di Quasi amici nel 2011.
Un racconto godibile in cui l'ironia leggera combinata alla delicatezza di certa scrittura e ad una galleria di situazioni folli e strampalate, rappresentano forse il modo migliore per accompagnare un ritorno al cinema dopo i mesi appena trascorsi. Non un film perfetto, con non poche forzature a livello di scrittura, ma di certo una buona ricetta per ricominciare.
La trama: storia di amicizie improbabili
Ai titoli di testa di Chiamate un dottore! gli autori affidano il compito di dichiarare l'ispirazione da una storia reale, mentre l'apertura chiarisce sin da subito le intenzioni del film: è la vigilia di Natale e l'anziano Serge Mamou Mani (Michel Blanc), uno dei pochi medici di turno a Parigi, ha appena liquidato una paziente, una neonata il cui pianto inconsolabile irrompe sulla scena prima di lasciare spazio ai volti interdetti dei genitori, abbandonati al proprio destino con una ricetta "illeggibile" in mano e interdetti dai modi frettolosi e burberi di Serge.
Un incipit rocambolesco, che preannuncia la notte folle e stravagante con cui di lì a poco dovrà confrontarsi il nostro indomito protagonista. Così mentre i parigini più fortunati si preparano a scartare i regali con le rispettive famiglie, Serge si rassegna a proseguire il giro di visite correndo da una casa all'altra, bofonchiando, fumando sigarette e cedendo a qualche bicchiere di troppo, vizio che in passato lo ha fatto arrivare a un passo dalla radiazione.
L'incontro fortuito con un fattorino di Uber Eats, Malek (Hakim Jemili), si rivelerà provvidenziale per fargli fare i conti con un lutto (la morte del figlio) che non è stato ancora in grado di elaborare: un colpo di sciatica lo costringerà infatti a chiedere a Malek di rimpiazzarlo, con tutte le conseguenze immaginabili.
L'inattesa alleanza tra i due diventa l'asso portante dell'intera narrazione, che condensa le azioni nell'arco temporale di una sola notte, una manciata di ore nel corso delle quali la strana coppia si ritroverà gag dopo gag a consolidare un'amicizia improbabile.
La strana coppia: Michel Blanc e Hakim Jemili, 'quasi amici'
La commedia procede nel solco di una tradizione già segnata da illustri predecessori, ed è inevitabile che il duetto composto dall'uomo bianco scorbutico, cinico e solitario e dal giovane immigrato delle banlieau dai sogni infranti e dalla faccia buona, faccia pensare ai protagonisti di Quasi amici: peccato non riesca ad avere la stessa raffinatezza. Chiamate un dottore! ne ripropone gli schemi e le dinamiche, ma il risultato è ben lontano dalla complessità e dalla stratificazione del lavoro di Olivier Nakache e Éric Toledano, e anche quando il cinismo e la comicità paradossale cedono il passo alla sottotrama malinconica il risultato è poco credibile, una forzatura che si ripete con l'irruzione di un terzo personaggio, la ragazza del figlio morto di Serge, Rose, che il medico farà appena in tempo a salvare da manie suicide.
Insieme all'immaginario notturno delle strade parigine, i siparietti con Michel Blanc (fondatore insieme a Thierry Lhermitte e Christian Clavier del gruppo comico degli anni settanta Le Splendid) e lo stand upper Hakim Jemili restano la parte migliore del film: auscultazioni telefoniche a distanza, inciampi, gag fisiche e giochi di parole. Merito di una coppia di attori affiatata e capace di incarnare la svampita e incosciente avventatezza dei due personaggi: l'uno, Serge, disincantato e cinico, l'altro, Malek, ingenuo fattorino freelance, appartenente a un tessuto sociale molto distante da quello di colui che alla fine si rivelerà il suo mentore. Un finale conciliatore, che lascia spazio ai sogni, al desiderio di ricominciare e che avrà senz'altro il merito di far sorridere tutti.
Conclusioni
Al termine della recensione di Chiamate un dottore! non ci resta che sottolineare il buon lavoro sul ritmo comico e sul senso della gag. Il film, a parte alcune forzature a livello di scrittura, si rivela godibile grazie anche a una coppia di attori in grado, ognuno nel proprio registro, di declinare le diverse sfumature della comicità. Riderete di gusto.
Perché ci piace
- Un racconto leggero e gradevole, che ripropone i topoi della commedia classica francese, capace di far sorridere tutti.
- I due attori e i loro siparietti restano la parte migliore del film tra inciampi, giochi di parole e situazioni paradossali.
Cosa non va
- Alcuni passaggi di scrittura lasciano trapelare delle forzature.