Cinema nel cinema per raccontare le ferite della guerra. Il conflitto nei Balcani diventa materia poetica nell'opera prima di Mersiha Husagic, attrice di talento che debutta come regista e sceneggiatrice con un film ispirato al suo vissuto. Classe 1989, Husagic è figlia della guerra in Bosnia, che ha vissuto da piccolissima e che esorcizza con un esordio raffinato, mai patetico, che mescola generi e tecniche per avvincere lo spettatore in quella che è principalmente una delicata storia d'amore.
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In Cherry Juice Mersiha Husagic si ritaglia il ruolo di Selma, barista e aspirante sceneggiatrice di Sarajevo che ha scritto un film sulla sua infanzia. Le riprese imminenti, che avrebbero dovuto essere finanziate dal suo datore di lavoro, proprietario del locale in cui serve ai tavoli, sono state cancellate all'improvviso e lei non ha ancora avvisato la troupe. Mentre riflette sull'occasione mancata, Selma riceve la telefonata di Niklas, l'attore tedesco che avrebbe dovuto interpretare Joe, il trans che ha accolto Selma e la madre dopo la loro fuga da Sarajevo durante il conflitto. Dopo una full immersion nel mondo queer per comprendere il personaggio di Joe, ignaro della cancellazione del film, Niklas ha preso un aereo e ora si ritrova all'aeroporto di Sarajevo.
Uno sguardo diverso sul mondo
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Anche se l'intreccio di temi come amore e guerra è vecchio quanto il mondo, Cherry Juice ha il merito di offrire uno sguardo fresco e vitale sul cinema e sulla vita. Al primo lungometraggio, Mersiha Husagic possiede già una cifra stilistica ben riconoscibile. La regista costruisce un suo alter ego volitivo e dinamico. Selma è una giovane donna forte e indipendente, con un cervello che lavora costantemente e con una certa ritrosia a mostrare i suoi veri sentimenti. La vediamo vagare per Sarajevo, con la musica perennemente nelle orecchie a far da filtro al rumore del mondo. Anche il succo di ciliegia del titolo ha a che fare con i suoi gusti, ben precisi e molto particolari, oltre che a un doloroso ricordo, come scopriremo. Un ritratto al femminile che la regista e protagonista si cuce addosso offrendo un personaggio in cui immedesimarsi che propone il suo sguardo critico sulla realtà.
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Ma Cherry Juice è anche un incontro di anime. La prima parte del film ci prepara al clou con una struttura simmetrica che alterna i momenti che vedono protagonista Selma e quelli dedicati a Niklas (Niklas Loffler), in cui lo vediamo impegnato in una immersione totale nel mondo dei trans di Amburgo per comprendere a fondo il personaggio di Joe. Merito della sceneggiatura di Mersiha Husagic quello di creare due personaggi così vividi e vitali, fuori dagli schemi e pronti a mettersi in gioco, affrontando i loro sentimenti più intimi con grande pudore.
Le arti si fondono
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L'originalità di Cherry Juice sta anche nella fusione di tecniche per narrare nel mondo più efficace l'esperienza autobiografica della guerra. Mersiha Husagic sceglie di affidare le sue riflessioni alla voce narrante di Selma, che interviene a più riprese per raccontare la propria interiorità adottando una modalità che si distacca dalla tradizione voice over. In più, per permettere allo spettatore di visualizzare il film che scorre nella sua testa, ma che al momento non è in grado di girare, fa ampio uso di inserti animati molto vicini a uno storyboard in movimento. Questo espediente permette alla regista di raccontare la sua fuga da Sarajevo insieme alla madre e l'incontro con Joe distinguendolo dal flusso narrativo principale. L'animazione grezza, simile a bozzetti, e la drammaticità degli eventi raccontati trascinano lo spettatore nel vortice della guerra trasmettendo di volta in paura la paura, l'angoscia, lo smarrimento e la speranza sperimentati dalla piccola Selma.
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Fantasioso e vario, Cherry Juice cattura il pubblico grazie alla capacità di sorprendere con piccoli tocchi delicati che svelano la sensibilità e la sapienza di Mersiha Husagic. La regista riesce a raccontare il suo vissuto senza indugiare nel pietismo, ma ammantando il racconto di humor e perfino di un pizzico di mistero. Novella Brigitte Bardot dei Balcani, la sua Selma appare distante, quasi impenetrabile, grazie alla corazza che si è costruita addosso e che solo Niklas riuscirà a scalfire. Quello di Husagic è un cinema nuovo, ricco di idee e capace di rielaborare influenze e modelli (in primis Richard Linklater, visto che l'incontro tra Selma e Niklas si consuma in una sola notte, proprio come in Prima dell'alba, ma anche Il favoloso mondo di Amélie o certi lavori di Miranda July per l'attenzione a ogni singolo dettaglio) valorizzando la capacità del cinema di creare - o ri-creare - mondi lontani nello spazio e nel tempo, alimentando il ricordo di chi non è più con noi. Oltre al calore emanato dai due protagonisti e dai pochi personaggi secondari che fanno la loro comparsa, il film ha, inoltre, il merito di offrire un inedito ritratto della Sarajevo post-bellica, invitandoci a scoprire il volto moderno di una città segnata dalle cicatrici della guerra, ma desiderosa di guardare avanti e a tratti irresistibilmente romantica.
Conclusioni
Profondo e originale lo sguardo di Mersiha Husagic nell'opera prima che segna il suo esordio alla regia, come sottolinea la nostra recensione di Cherry Juice. L'attrice e regista adotta l'espediente del film nel film per raccontare la ferita ancora aperta della guerra dei Balcani, che ha sperimentato sulla propria pelle da piccola, in una vivace e raffinata storia d'amore che si consuma nel corso di una notte.
Perché ci piace
- La fusione di media diversi per raccontare una storia toccante.
- Le trovate narrative e registiche, il ritmo e l'attenzione ai dettagli.
- Il personaggio femminile moderno e complesso che la regista si cuce addosso.
Cosa non va
- L'insistenza della voce narrante nella prima parte astrae lo spettatore dall'immedesimazione nella storia.