In quanti poliziotti affascinanti, scanzonati, ligi al lavoro, ma caotici nella gestione del privato ci siamo imbattuti nella nostra esperienza di spettatori? Abbastanza per guardare con favore alla nuova serie in arrivo su Giallo. Cherif è una produzione francese realizzata per France 2. Lo show prende il nome dal suo protagonista, Kader Cherif, capitano della polizia giudiziaria di Lione dal sorriso perennemente stampato sul volto. Con i suoi modi accattivanti, Cherif non si fa sfuggire un criminale. Il merito è dovuto in parte alla sua passione per i polizieschi anni '70, dai cui eroi si fa ispirare quotidianamente, e in parte all'arrivo di una nuova collega, Adeline Briard (Carole Bianic), poliziotta modello che gli darà del filo da torcere.
Cherif arriverà su Giallo il 4 gennaio. La rete italiana ha acquistato le prime due stagioni, ma se il pubblico risponderà positivamente c'è una terza stagione già pronta a cui attingere. Il Courmayeur Noir in Festival ci ha permesso di gustare in anteprima la visione del primo episodio, Legami di sangue, in cui facciamo la conoscenza del protagonista e della sua algida partner, appena trasferita da Parigi a Lione. Contrapponendo una figura femminile a Cherif, si crea fin da subito un'atmosfera da giocosa "guerra dei sessi" in cui l'uomo fa la parte del seduttore di turno, mentre la sua partner è una dura, pronta a tutto pur di dimostrare il proprio valore.
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Un pilot per famiglie con un occhio all'attualità
Legami di sangue si apre con Adeline Briard intenta a preparare il suo discorso di presentazione al suo nuovo capo presso la polizia giudiziaria di Lione. La donna, che arriva da Parigi, nasconde qualche segreto familiare legato ai contrasti col padre, anche lui poliziotto. Mentre è in auto in attesa di entrare nel dipartimento, la donna vede un uomo in tuta da ginnastica che, con fare furtivo, forza la finestra di un appartamento di fronte alla stazione di polizia e si introduce in casa. Adeline lo segue, lo ammanetta, lo porta in centrale e qui scopre che il ladruncolo altri non è che il Capitano Kader Cherif, il quale sembra, però, apprezzare fin da subito l'intraprendenza della collega. In questo incipit è racchiuso lo spirito della serie, prodotto solare e positivo che mescola indagini e crimini violenti a momenti più giocosi. E non poteva essere diversamente con un protagonista come Abdelhafid Metalsi. Sguardo sornione, sorriso irresistibile, Metalsi infonde nel suo personaggio le proprie radici mediterranee. Cherif è un francese di origine magrebina. Musulmano non praticante, in una delle prime apparizioni della figlia Sarah, adolescente che si barcamena tra i genitori separati, l'uomo è costretto a riflettere sulla propria religione quando la figlia gli chiede di aderire a un gruppo di scout ebraici. Fin dal pilot, Cherif non sembra voler schivare temi delicati come, appunto, la convivenza religiosa, i dissidi familiari, i crimini violenti. Il tutto affrontato con un tono leggero e vivace.
Tra nostalgia e ironia
A spiegare le scelte narrative operate in fase di scrittura è uno dei tre autori di Cherif, Lionel Olenga, ospite di Courmayeur insieme al protagonista della serie Abdelhafid Metalsi. "Ci è sempre piaciuta l'idea di un protagonista ironico, ma capace di prendere molto sul serio il proprio lavoro" racconta Olenga. "Quando abbiamo iniziato a scrivere la serie, sapevamo già a quale canale francese l'avremmo destinata. Su France 2 passavano molte cop series con investigatori cupi, drogati, depressi. Noi abbiamo sentito il bisogno di fare qualcosa di diverso. Siamo tutti grandi fan delle serie tv anni '70 e volevamo realizzare uno show luminoso, con un personaggio che si sentisse a proprio agio nei suoi panni, che amasse il proprio lavoro e lo difendesse. In più nello show ho inserito un elemento autobiografico. I miei genitori sono divorziati quando ero piccolo e quindi ho scelto di inserire questo tema nella serie. I miei modelli maschili, da adolescente, erano i protagonisti delle serie tv. Da piccolo volevo fare il poliziotto; in seguito sono andato a lavorare alle dogane, ma ho sempre continuato a scrivere". Spiegata così la ragione dei poster che adornano l'ufficio di Cherif. Si va dal classico Shaft il detective a una chicca come Attenti a quei due. In quest'ottica anche l'auto di Cherif, una Peugeot 504 V6 Sport, omaggia i tanti bolidi eccentrici guidate nelle serie poliziesche anni '70.
Raccontare la realtà senza perdere il sorriso
Rispetto alle sperimentazioni operate all'interno delle serie di nuova concezione, Cherif è un prodotto decisamente classico. Ogni episodio è autoconclusivo e questo formato tradizionale pone dei limiti ai temi trattati. L'etnia di Cherif lascerebbe pensare alla possibilità di toccare temi attualissimi come integrazione e terrorismo, ma Olenga e Abdelhafid Metalsi mettono le mani avanti. Come spiega lo sceneggiatore "ovviamente ci siamo posti la questione. La specificità di Cherif è creare un prodotto per famiglie capace di toccare temi caldi. Il mio protagonista è di origine magrebina, ma questo elemento non ci interessa pià di tanto. Cherif è un francese come tanti. Abbiamo pensato di affrontare il tema del terrorismo, ma sarebbe troppo difficile inserire questo argomento in un unico episodio. Dovremmo dedicare almeno metà stagione, se non una intera, per parlarne in modo non superficiale". Aggiunge Abdelhafid Metalsi: "L'origine di Cherif rispecchia la realtà della Francia del 2015. La nostra serie non ha intenti didattici. Cherif è un programma che può unire tutta la famiglia e questa è la vocazione della rete, France 2. Quando la serie è apparsa in tv, ha generato un dibattito. Secondo alcuni critici lo show, con il suo stile disimpegnato, riuscirebbe a raccontare la realtà meglio di serie impegnate. Per noi Cherif è un personaggio non privo di difetti, è un personaggio normale, gradevole, sa far bene il proprio lavoro. E' una scelta politica presentare un personaggio così perché raccontiamo qualcosa senza voler imporre delle verità".
Da Lione con furore
Lionel Olenga ci tiene che la figura di Cherif non catalizzi tutta l'attenzione su di sé rubando la scena alla sua coprotagonista femminile, Adeline Briard. Per creare il giusto equilibrio tra i due personaggi, lo sceneggiatore ammette di essersi ispirato a serie come Moonlighting e Mai dire sì generando la giusta attrazione/repulsione tra personaggi. "Cherif e Briand, per me, sono come Starsky e Hutch, hanno pari importanza perciò ho scelto di lavorare sulla complementarità fisica e psicologica. Adeline è nata dopo che avevamo messo a punto il personaggio di Cherif proprio per curarne ogni dettaglio in relazione al partner". Oltre ai protagonisti in carne ed ossa, elemento centrale di Cherif è la città in cui la serie è ambientata. "Lione è la città in cui Cherif è nato e cresciuto" ci spiega Abdelhafid Metalsi. "Conosce e ama la sua città. La reattività e la rapidità del personaggio dipende proprio dalla conoscenza del luogo in cui compie le sue indagini. Spesso risolve i casi grazie alle informazioni che possiede. L'idea di ambientare la serie a Lione è venuta al produttore, che proviene da quella regione. Lione ha una geografia particolare, è una città molto piacevole, molto cinematografica. Possiede due fiumi, c'è la città vecchia, e poi è stata utilizzata pochissimo al cinema e in tv. Speriamo che il nostro show aiuti a riscoprirla".
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