Tu sei ciò che ami, non ciò che ama te. Questo l'ho deciso molto tempo fa
Il magazine di cinema Premiere anni fa lo incluse tra i cento uomini più influenti di Hollywood. Eppure la percezione che hanno i suoi fan è che Charlie Kaufman sia un autore geniale ma con una poetica troppo complessa per poter essere compresa dai produttori di Hollywood. Charlie Kaufman oggi compie 60 anni e il suo ultimo film risale a tre anni fa. Anomalisa, co-diretto con Duke Johnson (ed è disponibile su InfinityTV per chi volesse recuperare questo gioiello) Ma il vero palcoscenico che contraddistingue e differenzia al tempo stesso l'arte di Charlie Kaufman dagli altri autori è solo uno: la sua mente.
Una vita da peregrino quella del giovane Charlie, di origini ebree, che nasce a New York, si sposta dal Connecticut a Boston per poi tornare nella Grande Mela dove si esibisce anche come attore comico e studia cinema alla New York University. Insieme all'amico Paul Proch, Charlie Kaufman inizia a scrivere varie sceneggiature, spesso rimaste solo su carta e mai prodotte. I tentativi di trovare qualcuno che fosse disposto a produrre i loro lavori prosegue anche negli anni successivi, quando i due autori scrivono varie parodie di Kurt Vonnegut e degli X-Men e Charlie Kaufman si trasferisce a Minneapolis. Questa sua prima fase della carriera si dipana soprattutto nell'ambito televisivo: Kaufman lavora per diverse produzioni, scrivendo numerosi episodi di sit-com, molte delle quali non hanno mai visto la luce. Mentre scrive episodi per The Dana Carvey Show e Ned and Stacey, con testardaggine donchisciottesca Kaufman non demorde e continua a lavorare a varie sceneggiature in attesa di una grande occasione.
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La svolta di uno sceneggiatore nella mente di John Malkovich
L'anno della svolta è il 1999. La grande occasione che Charlie Kaufman aspetta da tempo è nella mente di un famoso attore. Kaufman lavora allo script di Essere John Malkovich nel 1994 ma è solo grazie a Francis Ford Coppola che la produzione si concretizza. All'epoca Spike Jonze era fidanzato con Sofia Coppola, colei che diventerà di lì a poco sua moglie. Jonze accetta di debuttare alla regia di un progetto sulla carta bizzarro: una commedia nera che tratta di subconscio talmente allucinata da spiazzare completamente lo spettatore che assiste all'avventura di uno spiantato burattinaio, Craig Schwartz (John Cusack) assunto alla Lester Corp. all'interno della quale scopre una porta che conduce direttamente nella mente di John Malkovich.
Tre candidature agli Oscar, fra cui quella alla miglior sceneggiatura per Charlie Kaufman, vincitore di un BAFTA. Il primo atto rivoluzionario all'interno della sua carriera di non è soltanto rappresentato dai riconoscimenti e dagli apprezzamenti degli addetti ai lavori. Charlie Kaufman impone uno stile riconoscibile come pochi altri sceneggiatori sono in grado di fare. Il peso autoriale delle sceneggiature di Charlie Kaufman, lo si scoprirà nel tempo, avvolgono in maniera totalizzante i vari film per le quali sono scritte. A volte contorcendoli, ribaltandoli, finanche forzandoli. Così tanto, da rendere il peso specifico della scrittura di Charlie Kaufman sullo stesso piano dell'impronta registica. Si completano e si mescolano.
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Le collaborazioni con Spike Jonze & Michel Gondry
Proprio in quest'ottica, scorrendo la filmografia di Charlie Kaufman, si percepisce la preponderante presenza di due registi in particolare: Spike Jonze e Michel Gondry. Entrambi autori dotati di una componente elegiaca che integrano perfettamente la natura cerebrale di Kaufman, si differenziano in certe caratteristiche -maggiormente underground Spike Jonze e dotato di una vena onirica il francese Michel Gondry. Ad accomunarli il mondo dei videoclip, un campo dove la sperimentazione trova in taluni casi terreno fertile. Ed è proprio grazie al secondo script scritto da Charlie Kaufman e prodotto, Human Nature, che l'artista francese debutta, con risultati altalenanti, sul grande schermo. La stessa sceneggiatura di Kaufman viene accusata di essere un po' troppo monocorde e senza i guizzi geniali dell'esordio.
Nulla a che vedere con l'esordio alla regia di George Clooney, che si avvale del talento di Charlie Kaufman per adattare il romanzo autobiografico di Chuck Barris, Confessioni di una mente pericolosa. E in particolare con la seconda collaborazione fra Gondry e lo sceneggiatore newyorchese: la tendenza a lavorare su testi per il cinema legati ad un impianto visionario, esplorando le dinamiche affascinanti della mente umana, trovano un connubio pressoché perfetto nella genesi e nella scomparsa di un sentimento travolgente come l'amore. Se mi lasci ti cancello, contestatissima versione italiana di Eternal Sunshine of the Spotless Mind, è un viaggio che sdoppia i binari del cuore e della mente, nella storia fra il compassato Joel (Jim Carrey) e l'esuberante e volubile Clementine (Kate Winslet).
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How happy is the blameless vestal's lot! The world forgetting, by the world forgot. Eternal sunshine of the spotless mind! Each pray'r accepted, and each wish resign'd
Metanarrazione
Una delle caratteristiche principali delle opere di Charlie Kaufman è la metanarrazione. Molti dei suoi lavori legano le vicende dei protagonisti a determinate riflessioni, alle quali lo stesso autore partecipa attivamente. Uno degli esempi più lampanti è Il ladro di orchidee - Adaptation, diretto dall'amico Spike Jonze. Il protagonista, interpretato da Nicolas Cage, si chiama proprio Charlie Kaufman e si trova in crisi creativa mentre cerca di adattare il romanzo di Susan Orlean (Meryl Streep), intitolato Il ladro di orchidee, che nel film ha il volto di Chris Cooper, premiato giustamente con l'Oscar. Nella vita di Charlie entra anche Donald - sempre interpretato, e non a caso, da Nicolas Cage. Una black comedy probabilmente poco originale - un autore in crisi esistenziale che scrive della sua stessa crisi - ma che esplicita qualcosa che permane nella maggior parte delle opere di Charlie Kaufman. Nei suoi labirinti kafkiani che spesso si scontrano con le altri componenti cinematografiche ma che quando trovano la chiave di lettura adatta per esprimersi sullo schermo raramente lasciano indifferenti.
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Hollywood e l'incomunicabilità
Poco più di due anni fa Charlie Kaufman dichiarava:"Sento di aver rovinato tutto. Non credo di avere il cachet su cui potevo contare a un certo punto della mia carriera. Vedo persone che colgono l'attimo e io semplicemente non l'ho fatto". Dichiarazioni velate di una malinconia e di una rassegnazione che hanno fatto il giro del mondo tra i fan dell'autore. Spiegare la motivazione concreta alla base del difficile rapporto tra Hollywood e Charlie Kaufman probabilmente richiederebbe tempo ma l'incomunicabilità è un tratto distintivo che sembra accompagnare la vita e la carriera di un autore che molti ritengono vittima della sua stessa poetica e che probabilmente avrebbe bisogno di una produzione audace. "Ho visto dei critici dire 'Questo è un film in stile Charlie Kaufman'. E penso... perché riescono a fare dei film in stile Kaufman e io no? Ci penso sempre". Qualche buona notizia sembra che sia arrivata nei mesi scorsi: Charlie Kaufman si occuperà dell'adattamento de romanzo 'I'm Thinking of Ending Things', progetto che andrà su Netflix.
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Synecdoche
L'affresco più aderente alla geniale e stratificata poetica di Charlie Kaufman può essere visto nel suo crepuscolare e nichilista esordio alla regia. Prima di affascinare con la stop-motion alienante di Anomalisa, Kaufman nel 2008 confeziona un lungometraggio tortuoso e anche in questo caso apparentemente autobiografico. Nel titolo, Synecdoche, New York, Charlie Kaufman gioca con la parola della città in cui è ambientata la storia, Schenectady a New York, e con la figura retorica chiamata sineddoche. Sostituzione, caducità. Il tempo che scorre e lo sconforto che prende il sopravvento. Realtà e finzione si fondono completamente fino a disorientare lo spettatore. Tuttavia la macchinosità dell'opera di Kaufman non macchia l'attrazione che ne deriva, aumentata dalla straordinaria performance di Philip Seymour Hoffman. Un manuale sul fascino e l'impotenza di storie che volano via, come le opere di Charlie Kaufman. Così sfuggevoli, così emozionanti, che ad ogni visione sembrano dirci ogni volta addio.