Carlo Verdone è il perfetto guest director per il Torino Film Festival. Lo si denota dalla scelta per niente scontata dei cinque film da presentare al pubblico, classici sì, ma con un tocco di originalità. Si va da Ordet di Dreyer a Viale del tramonto, da Oltre al giardino a Divorzio all'italiana con un escursione nel folle universo di Buon compleanno Mr. Grape con Johnny Depp e Leonardo DiCaprio. "Questo è il film con cui ho aperto la programmazione del Cinema Roma, in Piazza Sonnino" spiega Verdone. "Per l'esordio volevo un film importante e mi sono imbattuto in Buon compleanno Mr. Grape. Sono stato io a proporre questo titolo italiano. E' un film poetico, Johnny Depp, è bravo, ma DiCaprio è straordinario".
La poesia è un ingrediente essenziale che unisce tutte le scelte fatte da Verdone. Oltre il giardino è legato alla volontà del regista "di fare un omaggio a Peter Sellers, ma cercando uno dei film meno visti e più malinconici. Per quanto riguarda Divorzio all'italiana, Pietro Germi è il mio regista del cuore, il più grande regista di commedie, e c'è una grande interpretazione di Mastroianni. E' un film perfetto". Ordet - La parola è legato alla prima passione di Verdone, la storia delle religioni. "era la materia in cui mi volevo laureare, pensavo che avrei fatto l'assistente universitario e poi forse il professore. Sono felice che qui a Torino la sala per Ordet fosse piena. Quando era in vita, Dreyer non ha mai avuto tanto pubblico. Era troppo profondo, troppo intellettuale".
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L'anima underground di Carlo Verdone
Per Carlo Verdone, invece, il pubblico non è mai stato un problema. Il regista ammette di essere sempre stato fortunato da quel punto di vista: "Non ho mai fatto andare in perdita un produttore. Anche il mio film meno d'impatto, C'era un cinese in coma, ci ha messo un po' a ingranare, ma poi ha funzionato. Sono orgoglioso che Toni Servillo mi abbia confessato che è il suo film preferito. Ci sono intellettuali a cui non posso toccare Acqua e sapone. Se provo a dir loro che è meno forte rispetto a Borotalco mi dicono che non l'ho capito. Per me è un piacere e anche una sorpresa. Quindici anni fa non avevo l'attenzione che ho oggi. C'è un pubblico trasversale che, rivedendo i miei film, li ha rivalutati".
Eppure, prima di diventare uno degli autori e attori comici più amati dal pubblico, Carlo Verdone era un cinefilo intriso di cultura underground. Se il padre Mario, critico e professore di cinema, gli ha trasmesso la passione per i classici, la frequentazione dei cineclub romani della fine degli anni '60 gli ha permesso di conoscere tanto cinema italiano e straniero, Kenneth Anger, Yoko Ono, Andy Warhol, tanto da spingere lo stesso Verdone a cimentarsi in opere sperimentali: "Ho realizzato tre mediometraggi con la Super 8 comprata da Isabella Rossellini nel 1970. Aveva uno zoom potente, mi permetteva di ottenere effetti particolari. Uno dei mediometraggi ha anche vinto un premio a un festival a Tokyo. Purtroppo questi tre film sono andati persi per colpa della Rai. Scommetto che quando morirò uscirà fuori qualcuno che dirà "Li ho trovati".
Le serie tv? Possono essere un aiuto per il cinema
Carlo Verdone confessa che la sua presenza alla Rai di Torino, una delle sedi del Festival, non è priva di emozione. Proprio qui, molti anni fa, il regista ha mosso i primi passi nel mondo dello spettacolo collaborando alla trasmissione di Enzo Trapani Non Stop. "Entrare qui stamani e farmi fotografare davanti a una cinepresa mi ha fatto ripensare a Trapani. Gli devo tutto, ho imparato molto da lui. Enzo Trapani non usava copione, decideva cosa fare di giorno in giorno. Gli sono piaciuti i miei contributi e mi ha chiesto di inventarmi altro così in una notte ho scritto la cartomante e gli altri personaggi. Non avevo idea che avrebbero funzionato, e invece... Quando stavo per ripartire Gambarotta, il direttore della Rai di Torino, mi ha invitato nel suo ufficio e mi ha detto "Tra qualche mese lei Verdone viaggerà in una macchina con l'autista". Io lì per lì ho riso, ma oggi, entrando alla Rai con l'autista, mi è tornato in mente".
La forza di Carlo Verdone sta proprio nella sua umiltà, nella voglia di rimettersi in gioco film dopo film come testimonia lui stesso: "Non mi sono mai sentito arrivato. Ancora oggi le due notti prima di iniziare un film mica dormo, per me è sempre come ricominciare da capo". Lo stesso approccio il regista, a differenza di tanti suoi colleghi, lo usa nei confronti della serie tv che un cinefilo come lui potrebbe snobbare, ma lui la pensa diversamente: "I registi che criticano le serie fanno male. E' è un cambiamento della fruizione del prodotto e dobbiamo seguirlo. Oggi ci sono serie perfette, tanto belle da creare dipendenza. Il problema è che ne stanno arrivando troppe. E' diventato un supermarket, c'è troppa scelta, ma le serie di qualità aiutano anche il cinema". Prima di lasciarci, Verdone chiarisce un ultimo dubbio sulle scelte da guest director dove, nonostante la sua passione per il rock, manca un film musicale. "Volevo concentrarmi sui grandi registi, ma per me i film musicali sono due: L'ultimo valzer e Woodstock tre giorni di pace amore e musica".