Dopo quella che è sembrata una naturale conseguenza, ovvero l'esordio come regista cinematografico con L'Immortale, film dedicato al personaggio che lo ha reso celebre in tutto il mondo, Ciro Di Marzio, dopo aver diretto diversi episodi di Gomorra - La serie, Marco D'Amore (che per L'Immortale ha vinto Nastro d'argento al miglior regista esordiente) per la sua opera seconda, Caracas, in sala dal 29 febbraio, ha scelto un campo molto più difficile.
Contrariamente a quanto potrebbe far pensare il titolo, non siamo in Venezuela, ma a Napoli. Il film si ispira infatti al romanzo Napoli ferrovia di Ermanno Rea e segue la storia dello scrittore Giordano Fonte, interpretato da Toni Servillo. L'autore torna nella sua città dopo tanti anni e ritrova un suo vecchio amico, il Caracas del titolo (interpretato proprio da D'Amore).
La trama di Caracas a questo punto si fa complicata: ex naziskin, l'uomo, disgustato dalla violenza dei suoi amici, che vanno in cerca di immigrati e stranieri da picchiare per strada, intraprende un percorso di conversione all'Islam. Ma quello che stiamo vedendo è tutto vero, oppure siamo nella testa di Giordano, che sta immaginando il suo nuovo libro? Ce lo raccontano Marco D'Amore e Toni Servillo nella nostra intervista.
Caracas: intervista a Marco D'Amore e Toni Servillo
Il film di Marco D'Amore è, come si dice oggi, divisivo. Affronta temi spinosi quali il razzismo, la differenza di credo, la tossicodipendenza. Una parola che viene ripetuta più volte in Caracas è "democrazia". Con quanto sta succedendo nel mondo, dobbiamo pensare che la democrazia sia in pericolo? Per il regista: "Secondo me questo paese, nonostante i conflitti che lo agitano e le profonde diversità che ancora esprime in termini di emarginazione delle minoranze, penso che sia comunque ancora un baluardo a difesa di questa parola. E spero che continui a essere così. E spero che, soprattutto, questa democrazia renda libere le espressioni di quelli che vogliono manifestare il proprio dissenso. Perché secondo me quella è l'espressione più alta della democrazia: consentire a chi dissente di poter esprimere in libertà, senza essere contrastato, né fisicamente né intellettualmente, il proprio dissenso."
Caracas, la recensione: la Napoli di Marco D'Amore per un film sfuggente e suggestivo
Per Toni Servillo invece: "Fin quando abbiamo una costituzione come quella che abbiamo avuto la fortuna di ereditare e un presidente come quello che abbiamo che la difende, direi che i valori della democrazia sono ancora saldi. Sicuramente per essere una cosa viva la democrazia va nutrita di nuove idee, nuove disponibilità, che in questo paese devono rappresentare soprattutto una rinnovata cultura dell'accoglienza. Se non abbiamo la consapevolezza che vivere in una dimensione democratica significa ritenere che anche gli altri debbano avere il loro spazio, dignitoso, nel mondo, con difficoltà questa parola risulta non vuota."
Caracas e il libro di Ermanno Rea
Il personaggio di Giodano Fonte è un alter ego di Ermanno Rea, che ha scritto il libro da cui è tratto il film Caracas. Una delle cose interessanti di questa storia è proprio come l'intellettuale protagonista della storia non sia uno di quelli che scrive dallo studio del suo ricco salotto, ma va invece in mezzo alla gente, in posti anche pericolosi, per trovare una verità.
Per Servillo questo è un aspetto importante del lavoro fatto da Rea: "Era uno scrittore che si documentava fortemente sul campo. Il libro da cui è tratto Caracas è definito dallo stesso Rea come una sorta di cronaca diario, un libro inchiesta, e quindi si basa su una conoscenza diretta dei mondi che indaga, delle persone che incontra. Naturalmente quello che rende particolarmente affascinante questo libro verità è che questo scrittore in crisi, che si è sempre considerato profondamente legato alla realtà, attraverso l'incontro con un personaggio che emerge dalla vita e con cui intrattiene un'amicizia, per un breve periodo, assolutamente paradossale, perché queste due persone non potrebbero essere più distanti, diventa una sorta di macchina dei sogni. Al punto tale che noi non sappiamo se Caracas lo ha incontrato davvero, o se è l'ultimo personaggio al centro del suo ultimo romanzo, o se, addirittura, è una specie di demone che lo scrittore si portava dentro e, attraverso la fantasia, espelle."
Caracas: Marco D'Amore e Napoli come luogo della coscienza
La Napoli di Caracas sembra uscita da una dimensione a metà tra il sogno (o l'incubo) e il film di guerra, con la sua fotografia calda e il fumo che la rende incandescente. Marco D'Amore ci spiega come ha lavorato sullo stile del film: "La città che racconta Ermanno Rea, e quindi che racconta Giordano Fonte nel film, è una città che sicuramente ha il suo epicentro in Napoli, ma una Napoli che diventa, da luogo geografico, luogo della coscienza. Questi dettagli metereologici sono importanti: volevo che la città sudasse, che fumasse. Non volevo che fossero solo i personaggi ad avere un look: anche le strade, i muri trasudassero. Perché questo mi aiutava ancora di più a far scendere la storia in un clima di complessità, di dimensione emotiva. Quasi come se la città respirasse con loro."