Per il 70° compleanno Cannes gioca in casa. A inaugurare la 70° edizione è un dramma francese, Ismael's Ghosts, diretto dal maestro Arnaud Desplechin, e interpretato da due delle dive d'Oltralpe più amate, Charlotte Gainsbourg e il premio Oscar Marion Cotillard. 21 anni fa Carlotta, interpretata dalla Cotillard, è fuggita. Adesso fa ritorno dal nulla, ma il suo compagno Ismael (Mathieu Amalric) si è ricostruito una vita con Sylvia (Charlotte Gainsbourg) e adesso sta lavorando al suo nuovo film. Film nel film, cinema e vita che si intrecciano in un'opera stratificata definita dal regista "un ritratto di Ivan... un ritratto di Ismael... La storia di una donna che torna dal mondo dei morti. Ma anche una spy story, cinque film in uno, come i nudi femminili di Pollock. Ismael è fuori controllo. E la storia si avvolge in una serie di spirali fuori controllo insieme a lui".
Circondato dalle sue star, il regista Arnaud Desplechin appare un po' emozionato e confessa quanto sia eccitante e anche un pochino commovente inaugurare una manifestazione di tale livello. "Ho seguito il consiglio della provvidenza. Il film parla di uno scrittore che sogna la sua vita e i suoi ricordi. Io sono stato qui a Cannes molte volte, ma ogni occasione sembra un sogno". A fargli compagnia i tre protagonisti, Marion Cotillard, Charlotte Gainsbourg e Mathieu Amalric i quali sono concordi nel sottolineare come la qualità di scrittura di Arnaud sia stata la chiave a spingerli ad accettare questa sfida. "Arnaud mi ha offerto una sceneggiatura meravigliosa" confessa la Cotillard. "Era un periodo in cui volevo rallentare col lavoro, ma è stato impossibile dire di no a un'offerta così meravigliosa. Dovevo essere qui".
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Il segreto di Arnaud Desplechin? Essere tutti i personaggi
Charlotte Gainsbourg è abituata a ruoli complessi. La chiamata di Arnaud Desplechin non l'ha certo presa in contropiede, come racconta lei stessa: "Questa è una storia piena di desiderio, che viene da molto lontano. Arnaud mi ha scritto una lettera per convincermi, è stato un incontro magico. Poi naturalmente ho letto sceneggiatura. Arnaud scrive personaggi che sono grandiosi, in totale libertà. Ma ha un particolare talento per i personaggi femminili". Quando viene chiesto a Marion Cotillard come ha costruito il suo personaggio, lei rivolge uno sguardo interrogativo a Desplechin chiedendo un silenzioso permesso per svelare un segreto del suo metodo di lavoro. "Prima di iniziare a girare Arnaud interpreta tutti i personaggi, dà loro vita sulla pagina. Sul set Arnaud mi ha parlato tantissimo di Carlotta, ma è attraverso i suoi occhi che ho imparato a conoscere il mio personaggio. E' così pieno di passione che è impossibile non seguire la sua vita."
In Ismael's Ghosts Mathieu Amalric ha avuto il compito più difficile, incarnare un alter ego del regista. Come ha gestito tale responsabilità? "Come le miei colleghe, anche io sono stato convinto dalla sceneggiatura, Arnaud è riuscito a sorprendermi, è quello che cerco in ogni lavoro. E' come una relazione amorosa. Arnaud esplora i personaggi rendendoli vivi". Amalric è qui a Cannes in duplice veste, visto che presenterà anche il nuovo film da regista, Barbara, in Un Certain Regard, ma non se la sente ancora di paragonarsi a Desplechin, come spiega il cineasta: "Mathieu è talmente modesto che non se la sente ancora di definirsi un regista, ma un semplice costruttore di film. Eppure ha dato così tanto al suo personaggio".
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Carlotta, piccolo diavolo seducente
Ismael's Ghosts è un film ricco di star, ma Arnaud Desplechin ammette che non era questa la sua prima intenzione. "Non volevo fare un film pieno di star. Quando scrivevo la prima persona che mi è venuta in mente è stato Mathieu Amalric. Ho mandato la sceneggiatura a un amico del settore chiedendogli chi fosse Ismael e lui mi ha risposto 'Stai scherzando?' Poi mi ha suggerito il nome di Mathieu. Per quanto riguarda Marion, seguo da sempre la sua carriera e ho visto come, film dopo film, riesce a reinventarsi. L'ho amata nel film dei Dardenne e in molti altri lavori, Marion incarna l'essenza pura della vita, era perfetta per il personaggio di Carlotta. Per quanto riguarda Charlotte, mi serviva qualcuno che nascondesse il fuoco sotto la cenere. Charlotte accetta gli scandali e lo fa in modo molto civile, lei stessa è stata al centro di varie vicende. Era un'opportunità perfetta per lei, era l'occasione per sublimare in un personaggio tutta questa energia".
Parlando del suo metodo di lavoro Marion Cotillard confessa di non avere un vero e proprio metodo. "Ogni volta è differente, ma posso dire che capisco davvero il mio personaggio quando capisco il modo in cui respira. Il respiro condiziona il suo modo di parlare, il suo fisico e il suo comportamento. Intorno al personaggio di Carlotta c'è un alone di mistero. Sembra in grado di vedere tutto, sa tutto e questo sembra distruggere il mistero, Ma Carlotta se n'è andata per 21 anni e la ragione del suo gesto è misteriosa." Interviene Arnaud Desplechin: "Carlotta non è poi così misteriosa. Quando balla è viva, è una specie di piccolo diavolo che ricompare all'improvviso per riprendersi il marito". Interrogata sulle sue preferenze sui colleghi con cui condividere il set, la Cotillard risponde un po' imbarazzata: "Mentirei se dicessi che ho avuto solo esperienze meravigliose. Posso dire che ho lavorato più spesso con colleghi maschi che con donne, ho le mie preferenze, ma non le posso dire. Stavolta è stato bello condividere un'esperienza così affascinante con una persona come Charlotte Gainsbourg".
Il vergine Louis Garrel
Anche Louis Garrel e l'italiana Alba Rohrwacher compaiono in Ismael's Ghosts. I due attori sono presenti a Cannes per accompagnare il regista nella sua presentazione del film, ma entrambi sembrano poco desiderosi di parlare con la stampa. Di fronte alla silenziosa Alba, a stimolare il brusco Garrel a commentare il suo personaggio è un'osservazione che lo definisce "il più fantasma di tutti i fantasmi". Garrel esordisce: "Arnauld mi ha detto 'Louis, il tuo personaggio è vergine. Questo patto tra me e il regista è rimasto nella mia mente per tutto il film così sono rimasto vergine per tutta la durata delle riprese. Solo alla fine ho capito cosa voleva realmente dire, questo film è un biopic di Arnauld. Molti registi parlano di sé attraverso i personaggi. Durante le prove Arnauld provava tutti i personaggi e questo non è un caso. Li conosce intimamente perché sono tutti sue emanazioni. Per me è stata un'esperienza lavorativa molto formativa, anche perché io sono cresciuto con i film di Desplechin".