Cannes 2012: cala il sipario su un'edizione che farà discutere

Il premio a Garrone, il mancato riconoscimento a pellicole e interpreti che avrebbero meritato, qualche problema organizzativo, ma anche tanti film belli e interessanti: tiriamo le somme su quella che è stata la 65esima edizione del Festival.

Siamo così arrivati alla conclusione anche di questa 65esima edizione del Festival di Cannes. Ieri sono arrivati i verdetti con una Palma d'Oro su cui si è grosso modo tutti d'accordo visto che il film Amour di Michael Haneke è stato fin dall'inizio anche uno dei grandi beniamini della critica, ma anche tante altre decisioni che stanno facendo discutere e lo faranno ancora per molto tempo. I motivi di queste polemiche sono facilmente individuabili nei seguenti punti: la vittoria del Gran Prix di Matteo Garrone, cineasti e intepreti francesi che rimangono a bocca asciutta e nessun premio per il cinema statunitense che pure rappresentava da solo più di un quarto della selezione competitiva. Sul primo punto in particolare si potrebbe discutere all'infinito, perché con l'italiano Nanni Moretti a presiedere la giuria si sapeva che qualsiasi premio fosse andato a Garrone si sarebbe parlato di nepotismo: quasi sedici anni fa, il primo cortometraggio di Garrone, Silhouette, vinse ad ex aequo la prima edizione del Sacher Festival ideato da Moretti; poco importa se Moretti abbia fatto da "padrino" a decine di altri autori o se Garrone nel frattempo sia diventato un regista di fama internazionale grazie a tanti ottimi titoli tra cui un certo Gomorra, ed ancora meno importante a quanto pare sembra essere il fatto che il suo Reality è certamente un buon film, magari non apprezzato o capito da tutti, sopratutto una certa critica internazionale, ma ovviamente non è uno scandalo se ad una parte della giuria (fosse anche il solo Moretti) il film è piaciuto. Noi di Movieplayer.it, per esempio, del valore del film italiano siamo tutti profondamente convinti e siamo anche certi che nel momento in cui verrà presentato in Italia e negli USA (dove ha già un distributore) verrà prontamente rivalutato anche da coloro che adesso tanto si scandalizzano.

Un po' più delicato il discorso sui francesi perché se è vero che sia Jean-Louis Trintignant che Emmanuelle Riva erano in pole position per un premio attoriale, è anche vero che avendo assegnato la Palma al film di Haneke i due non erano più premiabili; è una delle tante regole assurde dei premi festivalieri e difficilmente si riesce ad aggirarle. Ciò non toglie che i due grandi sconfitti di questa edizione rimangono comunque i due film francesi Rust and Bone e Holy Motors: il film di Audiard era stato uno dei più apprezzati nei primi giorni ed in particolare l'ottima Marion Cotillard era diventata istantaneamente una favorita grazie alla sua emozionate interpretazione; per quanto riguarda il film di Leos Carax che aveva suscitato grande entusiasmo tra i critici, e sicuramente anche a ragione, era certamente troppo sperare nel premio principale visto che si tratta di un film che comunque tende a dividere, ma un premio della giuria sarebbe stato certamente meritato, ben più forse di quello assegnato a Ken Loach per un film molto divertente, The Angels' Share, ma anche molto leggero nei temi e certamente meno cinematografico e ambizioso del francese. Proseguendo sempre nella lettura dei premi, si capisce come gli altri due film che realmente sono andati vicini a lottare con Haneke sono The Hunt di Thomas Vinterberg e Beyond the Hills di Cristian Mungiu: due ottimi esempi di cinema europeo, entrambi dotati di grandi sceneggiature e interpretazioni ma che forse avrebbero potuto ambire anche ad un premio alla regia andato invece ad un film molto fischiato come Post Tenebras Lux di Carlos Reygadas. Molto più convincente la scelta di dare la Camera d'or per il miglior esordio a Benh Zeitlin per Beasts of the Southern Wild, che, sebbene non potesse contare su un vero e proprio fattore sorpresa vista la vittoria al Sundance lo scorso gennaio, ha davvero messo d'accordo tutti.
Arriviamo infine alla lunga compagine americana ed entriamo così nel territorio spinoso delle delusioni di questa edizione: con ben sei titoli in competizione questo sembrava proprio essere l'anno del cinema americano (che peraltro aveva già trionfato lo scorso anno con The Tree of Life) e invece soltanto due titoli, Moonrise Kingdom di Wes Anderson e Mud di Jeff Nichols, sono riusciti a suscitare un certo entusiasmo tra gli accreditati, mentre per gli altri solo tanta freddezza (On The Road, Lawless e Killing Them Softly) o una vera e propria pioggia di critiche (The Paperboy). E' purtroppo la conseguenza di quello che è ormai il più grande problema di un tutti i festival di una certa caratura, ovvero la priorità di portare sul tappeto rosso il più gran numero di star possibili magari anche mettendo in secondo piano la qualità delle pellicole. Assolutamente inspiegabile invece la presenza in concorso di un film davvero brutto e anche dallo scarso appeal mediatico come The Taste of Money di Im Sang-soo: è vero che il regista coreano era già stato in concorso due anni fa con The Housemaid, comunque poco convincente, ma non basta certo questo per giustificare la presenza di un film che avrebbe stonato anche in sezioni meno prestigiose, figuriamoci a concorrere per la Palma d'oro.
Nonostante questo comunque chi parla di edizione deludente lo fa come sempre per provocare, perché in realtà i bei film non sono affatto mancati, tanto nel concorso principale quanto in Un Certain Regard, così come quelli provocatori che tanto piacciono agli habitué cannensi; se proprio dobbiamo indicare qualche difetto di questa edizione li dobbiamo eventualmente imputare all'organizzazione del festival che solitamente è assolutamente impeccabile ma quest'anno ha fallito in paio di occasioni: prima nel creare qualche disagio agli addetti ai lavori con una connessione internet piuttosto barcollante, in particolare nei primi giorni, ma soprattutto nell'organizzazione della serata a sorpresa, forse uno dei punti più bassi mai raggiunti dal festival francese. Una delle ultime sere era infatti prevista una proiezione misteriosa della durata di un'ora, e se all'inizio si era pensato ad un documentario o ad una versione non ancora completa di qualche film, poche ore prima dell'inizio il mistero sembrava essere stato svelato: quasi a voler creare una sorta di testa di ponte con il Marché du Film - che rappresenta la seconda anima del festival, quella più propriamente commerciale e legata all'industry - sembrava che il Festival avesse intenzione di mostrarci diverse esclusivissime anteprime di molti film ancora in lavorazione che per ovvi motivi non avevano potuto far parte del festival. Le prime voci parlavano dei nuovo film di Tarantino, Paul Thomas Anderson e tanti altri, ma in realtà quello a cui abbiamo assistito era ben più deludente: è vero che i cinque minuti esclusivi di The Grandmasters di Wong Kar-wai sono assolutamente fantastici, che i due risicatissimi minuti del nuovo Only God Forgives di Nicolas Winding Refn per quanto ancora molto in progress non possono che far piacere o che il lungo trailer di Spring Breakers di Harmony Korine era inedito, ma per il resto della serata il direttore Thierry Frémaux, che in alcuni momenti è sembrato palesemente in imbarazzo, non ha fatto altro che introdurci una serie di trailer visti e rivisti come Frankenweenie, Ribelle - The Brave, Chimpanzee. Pare che in realtà alcuni distributori all'ultimo momento abbiano cambiato idea e impedito la proiezione delle scene promesse, ma ciò non toglie che per il festival sia stato certamente un momento davvero poco felice.
Chiudiamo infine parlando un po' di quello che è stato il festival visto attraverso Movieplayer.it: per la prima volta presenti con tre inviati, con un certo orgoglio possiamo dire di essere riusciti ad offrirvi quello che ci eravamo proposti alla vigilia, ovvero una copertura il più completa possibile; attraverso il nostro speciale o alla pagina dedicata all'evento potrete trovare quindi le recensioni di tutti i film in concorso e della sezione Un Certain Regard più di una gran parte dei film fuori concorso, per un totale di oltre 60 review e in più interviste e conferenze; oltre a quella che per noi, e speriamo anche per voi, è stata una grande novità ed un piacevole esperimento, undici videodiari, uno per giorno, con cui raccontarvi le giornate tipo del festival attraverso commenti, dichiarazioni e tante immagini dalla Croisette e dai luoghi del festival tutte girate esclusivamente da noi. Si tratta di un esperimento che, con la benedizione dei nostri lettori, vorremmo ripetere in futuro a partire dalla prossima Mostra di Venezia, un appuntamento lontano solo tre mesi e verso il quale siamo tutti già proiettati.