Callas - Parigi 1958, la recensione: Maria Callas, diva fuori dal tempo e dallo spazio

La recensione di Callas - Parigi 1958; presentato alla Festa del Cinema di Roma e in uscita evento al cinema il 6, 7 e 8 novembre, il film racconta il concerto che Maria Callas tenne all'Opera Garnier di Parigi il 19 dicembre 1958; un restauro a colori lo rende un oggetto prezioso e particolare.

Callas - Parigi 1958, la recensione: Maria Callas, diva fuori dal tempo e dallo spazio

"Passiamo all'argomento di cui parlando tutti, il galà di Maria Callas". Comincia così il particolarissimo film che vi raccontiamo nella recensione di Callas - Parigi 1958, fiore all'occhiello della Festa del Cinema di Roma (è stato uno dei titoli che Farinetti ha presentato per primi, orgoglioso, durante la conferenza stampa di lancio della kermesse) e in uscita evento al cinema il 6, 7 e 8 novembre distribuito da Nexo Digital. Callas - Parigi 1958 racconta il concerto che Maria Callas tenne all'Opera Garnier di Parigi venerdì 19 dicembre 1958. Fu una serata a cui assistettero personaggi come Charlie Chaplin, Brigitte Bardot, Juliette Greco, Aristotele Onassis, Jean Cocteau, il Duca e la Duchessa di Windsor. A dirigere il film è Tom Volf, presidente della Fondazione dedicata a Maria Callas. Grazie a Tom Volf un reperto d'epoca viene reinventato e diventa un film fuori dallo spazio e dal tempo, qualcosa di imperdibile per tutti gli appassionati di lirica e di melodramma.

Maria Callas si esibisce nei suoi cavalli di battaglia

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Callas - Parigi 1958: una scena del film

Maria Callas è iconica nel suo abito rosso, lungo e chiuso sul petto come uno scialle (è di Alayn Renaud per Biki Couture). I capelli sono raccolti e gli occhi brillano grazie a un trucco nero e azzurro acceso. La Callas si esibisce in tutti quelli che sono i suoi cavalli di battaglia: la Norma di Bellini, cioè Casta Diva, Il Trovatore di Verdi, da cui è tratta Miserere di un'alma già vicina, Il Barbiere di Siviglia di Rossini, da cui canta Una voce poco fa. E poi, nella seconda parte del film, arriva il secondo atto completo della Tosca di Puccini, da cui è tratta l'aria Vissi d'arte. Tom Volf ha montato le tre ore di materiali che erano stati trasmessi in diretta tv in tutta Europa all'epoca. Il film rende disponibile questa storica performance per la prima volta interamente a colori e in 4K Ultra HD ‒ meticolosamente restaurata a partire dalle bobine originali da 16 mm, scoperte di recente, e da una sorgente sonora recentemente ritrovata ‒ facendola rivivere in una veste visivamente nuova.

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Una sorta di viaggio nel tempo

Callas - Parigi, 1958 è una sorta di viaggio nel tempo. Un'immagine lontana, che siamo abituati a pensare in bianco e nero, perché così fu trasmessa la prima volta, viene restaurata e colorata per farcela vedere come l'avremmo vista se l'avessimo guardata lì, allora, dal vivo. Lo abbiamo detto più volte, parlando della tendenza in atto oggi del film concerto: l'idea è quella di far vivere a chi non c'era, o rivivere a chi c'era e non ne può fare a meno, un'esperienza il più possibile vicina a quella di un concerto dal vivo, alla sensazione di essere lì.

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Callas - Parigi 958: una foto del film

Il cinema ha sempre avuto il potere di trasportarci in altri luoghi, altri tempi, altri mondi, e questo è un modo evidente di farlo. Il film concerto va oltre ai film di finzione, o al documentario che riproduce la realtà ma è montato, commentato, filtrato. Un film come questo, ma anche quello di un concerto rock di Vasco Rossi o dei Negramaro, è quello che più si avvicina all'idea originaria del cinema, quella dei Fratelli Lumière e del loro treno: la riproduzione il più fedele possibile della realtà.

Immagini sfumate, lontane nel ricordo

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Callas - Parigi 1958: un'immagine del film

Il film su Maria Callas, però, è ancora qualcosa di diverso. Siamo abituati a vedere i concerti rock vissuti in estate, registrati e montati per essere visti su grande schermo in autunno, solo qualche mese dopo essere accaduti. In questo modo quei concerti sono ancora il presente o, volendo essere più precisi, un passato prossimo, molto vicino. Qui assistiamo, come se fossimo lì, a un evento accaduto decine di anni prima. E allora accade qualcosa di diverso: se i film su un concerto vissuto pochi mesi prima ci riportano immagini nitide, nel senso di altamente definite e ancora vivide nei nostri ricordi, un film su un concerto avvenuto più di sessanta anni fa vive su immagini poco definite, sgranate. E anche sfumate, lontane nel ricordo, per chi, dal vivo o tramite la televisione, le ha vissute tanti anni fa.

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Il risultato è qualcosa fuori dal tempo

Immagini come quelle di Callas - Parigi 1958, allora, fanno un doppio salto. Andiamo indietro nel tempo, per riprendere delle immagini che erano state trasmesse in bianco e nero, e torniamo ai giorni nostri, per rivederle come le vedremmo se fossero state riprese oggi. Ma il risultato è qualcosa di fuori dal tempo: quelle immagini non appartengono né ai tempi in cui sono state girate né a quelli di oggi. I colori sono accesi, quasi iperrealisti. E contrastano con la definizione delle immagini, che non siamo soliti associare a dei colori così vividi. Soprattutto nei campi lungi, nelle inquadrature da lontano, si nota la scarsa definizione che è tipica di quei tempi. Il risultato sembra uno di quei film di finzione girati oggi in maniera filologica cercando appositamente un'immagine imperfetta e una patina d'epoca per sembrare girati ai tempi in cui avvengono i fatti.

Fissare ancora di più Maria Callas come icona

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Callas - Parigi 1958: una foto del film

Un altro risultato di questa scelta è quello di fissare ancora di più Maria Callas come icona. Quell'immagine che era in bianco e nero ed è ripassata con dei colori forti è come un quadro di Andy Warhol. La Maria Callas che vediamo in questo film allora è astratta dal contesto e dal tempo in cui avviene il concerto, vive di vita propria, è, appunto, un'icona, un simbolo, un'immagine senza tempo. Quel vestito rosso spicca su tutto il contorno: unito a quel blu acceso che cerchia gli occhi della diva rende la sua presenza quasi ipnotica, fa sì che non si possa distogliere l'attenzione dalla Callas. Restando ipnotizzati non solo dai colori, ma anche dai tratti decisi del viso, dalle mani affusolate che si stringono sul petto per chiudere quel vestito a scialle.

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Quell'immagine così irreale che ci arriva dal film avvicina Callas - Parigi 1958 a un insolito, e unico, documentario di Peter Jackson, che proprio alla Festa del Cinema di Roma avevamo avuto occasione di vedere: They Shall Not Grow Old - Per sempre giovani, del 2018. Jackson aveva preso una serie di documentari di repertorio e, con le tecnologie a sua disposizione, aveva provato a colorare, ingrandire e animare quelle immagini. Come nel film di cui parliamo oggi, il risultato è straniante: le nuove immagini si staccano dal bianco e nero che le fissava in un tempo lontano e arrivano tra noi, qui e ora. Con il colore anche il sangue diventava concreto. Così come il rosso di quel vestito di Maria Callas diventa vivido, e buca lo schermo.

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Callas - Parigi 1958: la Callas in una scena del film

Il secondo atto della Tosca

Quel rosso scompare nella seconda parte del film. Perché Maria Callas, che, nella prima parte era diva, cantante, star nel suo abito più elegante a fare un recital, nella seconda parte, in cui interpreta il secondo atto della Tosca, riporta la musica lirica al formato per cui era nata: una serie di canzoni che componevano una storia, un genere dove recitazione e canzone si fondono e nasce quello che è definito il recitar cantando. Così anche Maria Callas si spoglia della sua aura da diva per diventare il personaggio che interpreta e scomparire in lei. Due anime della stessa artista, una al servizio della musica in sé, l'altra al servizio di una storia.

Conclusioni

Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Callas - Parigi 1958, grazie a Tom Volf e al suo grande lavoro sull'immagine, un reperto d’epoca viene reinventato e diventa un film fuori dallo spazio e dal tempo, qualcosa di imperdibile per tutti gli appassionati di lirica e di melodramma.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
5.0/5

Perché ci piace

  • La voce e il carisma di Maria Callas.
  • Il lavoro di Tom Volf sull'immagine che rende il film un oggetto fuori dallo spazio e dal tempo...
  • ... e rende la Callas ancora di più icona.

Cosa non va

  • Chiaramente, è un film destinato soprattutto agli appassionati di musica lirica.