Call of Duty: WWII ci racconta gli orrori della guerra e i valori dei soldati

Abbiamo giocato al nuovo Call of Duty: WWII, che ci riporta in scenari bellici più e meno noti e ce li fa rivivere in pieno grazie alla splendida grafica del gioco e la particolare cura dei dettagli. A differenza dei primissimi titoli della saga, però, decide di dare al tutto un suggestivo taglio molto cinematografico.

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La seconda guerra mondiale sullo schermo l'abbiamo vista in ogni salsa. Difficile fare oggi un film o una serie che possano mostrarci o raccontarci qualcosa di nuovo, e soprattutto qualcosa di migliore, di quanto sia già stato fatto in questi ultimi 70 anni. Proprio quest'anno un geniale regista di nome Christopher Nolan, però, è riuscito a stupirci con Dunkirk, che però fin dalla prima sequenza chiariva la volontà di volerci mostrare un lato quasi inedito della guerra.

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In Dunkirk, l'abbiamo detto in più occasioni, non si combatte, ma semplicemente si attende in una sorta di limbo infernale in cui si mescolano la vita e la morte, la speranza e l'ineluttabile. Dunkirk è un war movie atipico, ed un capolavoro, proprio perché manca la possibilità di vittoria, ma c'è solo la sconfitta. Ma la seconda guerra mondiale vista dagli Alleati è invece fatta soprattutto di grandi eroi, missioni apparentemente impossibili e suicide, azioni di coraggio che giustamente vengono raccontate e tramandate di generazione in generazione.

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È per questo che per ogni Dunkirk ci saranno sempre decine di altre opere che racconteranno invece non quelli che aspettano solo di tornare a casa, ma coloro che battaglia dopo battaglia si sono spinti fino in Germania e hanno sconfitto il Terzo Reich. Ma per quanto un film possa essere realistico ed immersivo, volete mettere la soddisfazione di compierle personalmente queste missioni? Da qui il grande successo di videogiochi con ambientazione bellica e storica. Da qui il grande successo di una saga amatissima e popolarissima come Call of Duty.

Ritorno alle origini

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La saga della Infinity Ward e Activion era cominciata nel 2003 proprio con un primo titolo ambientato nell'Europa invasa dai tedeschi e sebbene con il tempo si sia rinnovata con le varianti moderne e perfino futuristiche, in molti dei fan questo tipo di ambientazione è sempre rimasta nel cuore. Il perché non è difficile da intuire, per quanto ormai gli shooter sul mercato siano molteplici e anche di ottima fattura, l'idea di rivivere alcune delle battaglie storiche dei nostri avi, e scoprirne l'incredibile eroismo e coraggio, ha sempre un sapore speciale.

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Il nuovo Call of Duty: WWII fa proprio questo, ci riporta in scenari più e meno noti (tra cui ovviamente lo sbarco in Normandia, la liberazione di Parigi, la battaglia della Foresta di Hürtgen e l'offensiva delle Ardenne) e ce li fa rivivere in pieno grazie alla splendida grafica del gioco e la particolare cura dei dettagli, ma a differenza dei primissimi titoli della saga decide di dare un taglio molto cinematografico al tutto. E lo fa non solo inserendo molte sequenze non giocabili e brillantemente dirette, ma anche una storia che va oltre le semplici offensive dell'esercito americano, ma che racconta il rapporto di amicizia e rispetto di un'intera Compagnia e delle tante difficoltà anche nel rapportarsi con i loro diretti superiori.

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"Ho combattuto con una compagnia di eroi"

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Il vero successo della campagna single player di questo nuovo capitolo della saga (come sempre per una recensione più tecnica e sulle altre modalità di gioco vi rimandiamo a Multiplayer.it) risiede proprio qui, nel non volersi limitare solo all'azione, ma nel riuscire a dare davvero la sensazione di trovarsi in guerra insieme a dei compagni che combattono al nostro fianco. In questo senso, e con le dovute proporzioni ovviamente, i rimandi più evidenti sono a Salvate il soldato Ryan e soprattutto alla miniserie capolavoro della HBO, Band of Brothers, con cui ha non pochi punti in comune, soprattutto nell'epilogo finale.

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Non c'è ovviamente lo stesso approfondimento dei personaggi, non c'è mai il vero dramma, ma anche quel poco che il gioco ci offre in termini di storia e in particolare sul rapporto speciale che lega tutti i protagonisti è sufficiente per rendere le quasi 10 ore di gioco un'esperienza degna di essere provata. Di sicuro contribuisce, e non poco, il taglio cinematografico dato al gioco così come la presenza, nei ruoli principali, di attori come Josh Duhamel, Jeffrey Pierce o Jonathan Tucker. Siamo certamente lontani dalle eccellenze della premiata ditta composta da Steven Spielberg e Tom Hanks, ma che il punto di riferimento siano diventati il miglior cinema e la migliore TV è certamente un segnale positivo per tutti.

Movieplayer.it

3.5/5