Non c'è mai stato e non ci sarà mai su questo pianeta un altro regista come Woody Allen. Instancabile nel suo perseguire la "terapia" che il cinema rappresenta per lui. Capace, a ottant'anni, di raccontarci le emozioni ribollenti dell'amore giovane e l'infinito struggimento del rimpianto, oltre a celebrare, come sempre, la tormentosa, magnifica vacuità della nostra esistenza.
Woody Allen è il cinema. Lo dimostra girando per la prima volta un film in digitale, con esiti apprezzabili; lo dimostra guidando verso vibranti e toccanti interpretazioni due giovani talenti cristallini e mutevoli come Jesse Eisenberg e Kristen Stewart. Capricciosa, discontinua, imprevedibilmente emozionante, la sua opera, anche nei momenti meno ispirati, è sempre preziosa perché incarna le meraviglie e le imperfezioni di ciò che amiamo.
Leggi anche: Il cinema di Woody Allen in 20 scene cult
Pesci fuor d'acqua a Hollywood
Los Angeles, anni '30, un ventenne ebreo sfuggito al tedio della piccola oreficeria di famiglia approda nell'hotel meno chic di una Hollywood che esplode di lusso e possibilità. Suo zio è un agente cinematografico di enorme successo, e la speranza è che scovi un angolo di paradiso, un impiego fruttuoso per il giovane Bobby, spiantato e un po' ingenuo, ma capace e volenteroso. Le aspirazioni a una carriera soddisfacente lontana da Brooklyn, però, sono eclissate dai desideri che gli sbocciano nel cuore nel momento in cui incontra la deliziosa e intelligente assistente di zio Phil. In un mondo falso, sordido e individualista, Vonnie è spontanea, magnetica e priva di affettazione; ma anche lei forse nasconde un segreto che potrebbe distruggere ogni illusione di Bobby.
Perché continuiamo ad amare
Jesse Eisenberg è perfetto nell'incarnare le anime che convivono in Café Society: la spumeggiante fiducia della gioventù affiancata alla dedizione a un amore assoluto, che dà un senso a tutto; e l'amarezza e il disincanto che sopravvengono con gli anni, le delusioni, i compromessi. La ragazza che gli spezza il cuore, Kristen Stewart, è una presenza incantevole e misteriosa, che conquista l'obiettivo non appena questo la sfiora. C'è una qualità decadente, struggente nella sua bellezza e nella sua voce che la rende un affascinante angelo mortifero al servizio dell'opera di disillusione di Woody Allen. Per dirla con versi semplici ed eterni come quelli di John Lennon (e Woody ci perdonerà se esuliamo dall'ambito del suo amato jazz): "She's the kind of girl you want so much it makes you sorry /Still, you don't regret a single day".
Leggi anche: Emma Watson e Kristen Stewart, i 25 anni di due ragazze fantastiche
Perché se siamo destinati al rimpianto, rimpiangeremo ciò che abbiamo perduto e forse mai davvero posseduto, ma non rimpiangeremo di aver incontrato quello sguardo; non rimpiangeremo di aver amato. Così ci aggrappiamo a questo dono effimero e amarissimo che è la vita e la consumiamo giorno per giorno, vivendo ogni giorno come se fosse l'ultimo, e prima o poi sarà l'ultimo per davvero.
Ieri è per sempre
Accanto agli ottimi Eisenberg e Stewart si raccoglie un vasto e vivace cast di contorno che crea una coralità che non sempre convince, ma a tratti ricrea questo senso di festosa comunità che ricordiamo nell'Allen di Radio Days; un film con caratteristiche simili in cui però il senso di famiglia e malinconia era più affettuoso e meno penoso rispetto a questo. Anche qui, in ogni caso, la ricostruzione degli ambienti e dei costumi è pregevole, e sia la Hollywood che la New York prendono vita, traboccanti sullo schermo.
Abbiamo già accennato all'interessante lavoro di Vittorio Storaro con la fotografia, qualche volta un po' carica e pastosa ma sempre di grande carattere nonostante il mezzo; un'inedita collaborazione che sembra anche infondere nuova vita nella regia di Allen, che trova affascinanti e ispirati movimenti di macchina e riuscite prospettive. Non è un'opera perfetta, Café Society; ci sono le solite, gratuite incursioni della voce-off, e qualche risoluzione narrativa troppo sbrigativa; ma a guardarci indietro di non troppi passi nemmeno Il romantico, giocoso Midnight in Paris e il caustico, a tratti sgraziato Blue Jasmine erano perfetti. Eppure tutti e due, come Café Society, erano genuinamente emozionanti e dimostravano quanti tesori sono ancora nascosti nel profondo dell'anima di un autore dalle risorse incredibili, dallo stile inimitabile e, quasi suo malgrado, dalla gioia di vivere e di raccontare inesauribile.
Movieplayer.it
3.5/5