I mostri sono da sempre tra noi, e secondo la serie di NBC in partenza il 2 luglio su Syfy Steel, sono i discendenti di quelli delle fiabe narrate dai fratelli Grimm. E non sono mostri spietati, ma ibridi umano-animale governati da istinti e pulsioni ancestrali. La serie creata dal David Greenwalt di Buffy ed Angel (e co-prodotta da Norberto Barba di Law & Order: Criminal Intent e da... Sean Hayes di Will & Grace) negli stati Uniti è stata ben accolta dal pubblico, curiosamente avvantaggiata da una programmazione proverbialmente penalizzante, quella del venerdì sera, ma che invece ha sgravato gli showrunner delle pressioni del network e dalle puntigliose riletture degli script solitamente destinate alle sorelle più promettenti.
Nella cittadina di Portland, Oregon, scelta come location per la sua boscosa somiglianza con la Foresta Nera, l'agente Nick Burkhardt (David Giuntoli, un passato nei reality di MTV) conduce le indagini sugli omicidi locali sotto la supervisione del suo capo Renard (il Sasha Roiz di Caprica) e convive serenamente con la compagna Juliette, veterinaria. Una visita da parte della zia Marie, che lo ha cresciuto, gli apre gli occhi su un mondo segreto e soprannaturale: discendente da una dinastia di cacciatori di Wesen, le creature un po' umane e po' bestie che convivono con l'umanità da secoli, Nick ha la capacità di intravederne il vero aspetto camuffato sotto sembianze di uomini.
Grimm declina il procedural in chiave fantasy-orrorifica; appetibile per qualsiasi pubblico - la violenza è solamente suggerita, di sesso non se ne vede e qualche immagine un po' gore è più che sostenibile - la serie esibisce umorismo, indagini avvincenti, protagonisti paradossalmente "normali" e una morale inusuale rispetto al manicheismo americano. Pochi i Wesen veramente cattivi, grande la tolleranza e la volontà di offrire comprensione e una seconda chance a quelli che sgarrano da parte del Grimm (il che lascia sempre di stucco le creature abituate ai suoi sanguinari avi), pressoché infinita la pazienza con cui Burkhardt sopporta le visite delle specie più miti che cercano la sua benevolenza e lo guardano con paura e diffidenza. A Nick, come a Buffy, mancano gli anni di training a cui sono stati sottoposti i suoi simili, nonché le conoscenze base sui Wesen. Anche Burkhardt adotta il motto kringiano "uno di noi, uno di loro", e nelle sue indagini si fa aiutare dal gigantesco Monroe, un Blutbad - un esemplare parente del lupo di Cappuccetto Rosso - redento. Assieme a questo, che ha smesso di cacciare in branco e tiene a bada gli istinti con musica classica e yoga, il poliziotto individua le specie - ne viene presentata una a episodio, quasi tutti sono ibridi umano-animale dal nome teutonico - e ne indaga le caratteristiche, ricorrendo anche al libro e alle armi lasciategli dalla zia in una roulotte degna di un hoarder.
Nel corso delle 22 puntate, Nick, il suo partner Hank, la compagna Juliette, Monroe e un altro agente, Wu (Reggie Lee di Prison Break, serie dalla quale proviene anche l'interprete del Blutbad, Silas Weir Mitchell) incontrano i Wesen più disparati. La prima annata rispetta i ritmi dei network, legati ai tempi diluiti delle stagioni da più di venti episodi, alternando storie autoconclusive a trame che si dipanano lunga tutta la serie: le indagini sulla morte dei genitori di Burkhardt, lo svolgersi dei piani misteriosi di un membro della famiglia reale dei Wesen (non riveliamo chi è, ma il nome basta a tradirlo) e dei suoi emissari, il pericoloso potere delle monete di Zakynthos, l'avvicinarsi sempre più alla verità sulla natura di Grimm di Burkhardt da parte dei suo amici. Grimm non è C'era una volta, in comune le due serie hanno solo l'ispirazione (una si basa per lo più sulle favole, l'altra sulle fiabe) e non il bisogno di evasione indotto dalla recessione economica come supposto da chi ha sottovalutato gli elementi distopici di entrambi gli show. La produzione si sforza con successo di restituire le atmosfere primordiali e ferali delle favole in un contesto contemporaneo, e come queste inserisce moniti morali corredati dalla legge del contrappasso. Non ci sono le principesse delle fiabe e non basta una magia a spezzare gli incantesimi, la realtà offerta da Grimm è un mondo dove il lato oscuro in ognuno di noi assume un aspetto tangibile, e le pulsioni bestiali sono letteralmente animalesche. I protagonisti - il cast è per lo più maschile e le presenze femminili ricorrenti si riducono a Juliette e alla letale Adalind (guest la Jessica Tuck di True Blood e la Kate Burton di Grey's Anatomy) - non sono volti particolarmente attraenti o noti (a parte forse il caratterista Mitchell): apprezzabile la scelta rischiosa (almeno di questi tempi in cui NBC è più che cauta) di affidare al poco conosciuto David Giuntoli il ruolo principale - se è dichiarato stupito pure lui in svariate interviste - e quello della sua compagna all'altrettanto emergente Bitsie Tulloch di The Artist. La parte di Wu è stata scritta apposta per inserire nel cast Reggie Lee, amatissimo dai produttori e prestatosi a sollievo comico.
Ha fatto bene Universal a non relegare Grimm su Syfy, riservandole uno slot sul network NBC (dove la seconda stagione partirà il 13 agosto). La cura nel dosare dramma e commedia, procedural e fantasy, il confine sfumato tra Bene e Male, istinto e volontà assassina, i colpi di scena degni della più furbetta soap opera del finale di stagione e soprattutto il bonus della ricchissima mitologia dei Wesen costruita dagli sceneggiatori di Grimm ne fanno una delle nuove serie più sorprendenti della passata stagione.