Bugiardo seriale, la recensione: le bugie hanno le gambe corte?

La recensione di Bugiardo seriale: nella commedia francese che arriva dal 31 agosto al cinema il protagonista è un generatore automatico di bugie, ma la cosa gli si ritorcerà contro...

Bugiardo seriale, la recensione: le bugie hanno le gambe corte?

Ricordate quando in Borotalco Carlo Verdone, nei panni del timido Sergio Benvenuti, si fingeva Manuel Fantoni e millantava conoscenze e imprese in tutto il mondo? In confronto al nostro Jérôme era una sorta di dilettante. Jérôme è il protagonista del film che vi raccontiamo nella recensione di Bugiardo seriale, commedia francese che arriva dal 31 agosto al cinema, distribuita da Altre Storie con Minerva Pictures.

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Bugiardo seriale: Tarek Boudali in un'immagine

Sì, Jérôme è qualcosa come un generatore automatico di bugie. È come se le famose scuse di John Belushi nel suo celebre monologo sulle cavallette di Blues Brothers fossero ripetute in loop, di continuo, a ogni ora del giorno. Al nostro eroe si allaga continuamente la casa, si scarica la batteria del cellulare, si bucano le ruote 16 volte al mese. Ma, a un certo punto, tutto questo gli si ritorce contro. Bugiardo seriale è una produzione Gaumont in coproduzione con M6 Films e vede nel cast, tra gli altri, Tarek Boudali, Artus e Pauline Clément. Attori briosi e tutti in parte, seppur con quei toni sopra le righe di una certa commedia francese a cui siamo poco abituati, e una sceneggiatura che, pur schematica, chiede si stare a un gioco a cui si sta volentieri, danno vita a un film divertente.

Jérôme, bugiardo compulsivo

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Bugiardo seriale: Tarek Boudali in una foto

Jérôme (Tarek Boudali) è un bugiardo compulsivo. La sua famiglia e gli amici non sopportano più le sue bugie e fanno di tutto per fargli cambiare atteggiamento. Non ascoltando le loro parole, Jérôme continua a mentire fino al giorno in cui una maledizione divina lo colpisce: tutte le sue bugie prendono vita e inizia così un vero e proprio incubo.

La bugia è al centro della storia

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Bugiardo seriale: Tarek Boudali in una sequenza

"La bugia è uno degli espedienti comici più utilizzati nel cinema, ma non è quasi mai al centro di una sceneggiatura vera e propria. In questo film abbiamo cercato di analizzarla, di capire non solo i suoi effetti ma anche i fattori che la scatenano" ha raccontato il regista Olivier Baroux. Ed è proprio così. La bugia non è la miccia che accende la storia, né uno snodo importante della trama. La bugia è ovunque, in ogni secondo del film, è nel Dna del protagonista, e non solo. Il film prova a capire il meccanismo delle bugie: da dove vengono, e perché, e dove portano, cioè che conseguenze hanno sulle nostre vite.

Una commedia che ha la forma della farsa

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Bugiardo seriale: Louise Coldefy in una scena

Partendo da queste riflessioni Baroux dà vita a un racconto che ha la forma della farsa, della pochade, come è tradizione in una certa commedia francese. Potrebbe essere una storia come tante. Ma a un certo punto si verifica un evento fantastico, che fa virare il film su un altro terreno. Senza volervi dire troppo, è come se le bugie in qualche modo si presentassero davanti al protagonista. Il gioco, a suo modo, è inedito e divertente. Anche se la sceneggiatura procede in modo schematico, e quindi ripetitivo, qualche sorpresa non manca. Si chiede allo spettatore di stare al gioco e, se si decide di farlo, il gioco è divertente. Questo si deve anche al fatto che la storia è organizzata secondo un'escalation di eventi, e non si sa mai fino a dove potrà arrivare.

Bugiardo seriale, un film sul contrappasso

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Bugiardo seriale: una scena del film

Bugiardo seriale è un film sul contrappasso. E, se la soluzione della vicenda è a suo modo scontata, e finirà in una redenzione e una crescita del protagonista, i vari finali aggiungono un po' di pepe con una serie di ribaltamenti e rivelazioni inaspettate. Certo, il film ha quella recitazione sopra le righe, da farsa, che è tipica di una certa commedia francese e a cui siamo poco abituati, ma nel suo complesso funziona.

Tarek Boudali, una vera sorpresa

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Bugiardo seriale: Tarek Boudali in una scena del film

E, come dicevamo in apertura, funzionano gli attori. Pauline Clément ha una grazia e un volto bello e buffo allo stesso tempo da poter essere la protagonista di quello che è un film comico e anche un po' commedia romantica. Artus, nei panni del fratello di Jérôme, ha il fisico corpulento e il volto di gomma tipico dell'attore comico che ne fanno la spalla perfetta del protagonista. Ma è proprio lui, Tarek Boudali, la vera sorpresa. Occhi neri enormi e vividi, barba curata, un sorriso smagliante che gli si stampa in faccia ogni volta che l'occasione lo richiede. In fondo, Bugiardo seriale è anche un film sull'essere attore. Jérôme, infatti, è un uomo che fa l'attore continuamente, che recita ogni volta una parte nella sua vita. E lo fa adattando il volto e il tono di voce alla bugia che sta per tirare fuori. Sì, un bugiardo in fondo è un attore.

Conclusioni

Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Bugiardo seriale, attori briosi e tutti in parte, seppur con quei toni sopra le righe di una certa commedia francese a cui siamo poco abituati, e una sceneggiatura che, pur schematica, chiede si stare a un gioco a cui si sta volentieri, danno vita a un film divertente.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
2.5/5

Perché ci piace

  • L'idea di mettere le bugie, e tutto ciò che ne consegue, al centro della storia.
  • L'espediente fantastico che, a un certo punto, fa virare il film vero altri territori.
  • La verve del protagonista e degli altri attori.

Cosa non va

  • La sceneggiatura, va detto, è piuttosto schematica.
  • La recitazione sopra le righe, da farsa, tipica di certe commedie francesi potrebbe non piacere a tutti.