Brunello, il visionario garbato: Tornatore racconta l'estro di un self-made man all'italiana

Provando a dribblare l'agiografia (sfida ardua, in questo caso), l'autore premio Oscar costruisce un'opera un po' film e un po' documentario in cui viene esaltato il viaggio dello stilista Cucinelli. E il regista dice: "La sua figura? Riesce a parlare ai giovani".

Brunello Cucinelli tra le capre cashmere in Mongolia

Questo è un film, non un documentario. Almeno stando alle parole di Brunello Cucinelli, al centro del documentario (o film) diretto da Giuseppe Tornatore. Due ore di racconto in cui "parla solo lui", scherza il regista, incontrando la stampa italiana e internazionale. Un viaggio tra passato e futuro, in cui lo stilista umbro professa bellezza, creatività e "capitalismo umanistico". Del resto, lo dice lui stesso: "avrei voluto fare il papa: la nostra anima ha bisogno di umanità". Brunello, il visionario garbato - al cinema in tre date evento 9, 10, 11 dicembre - parte quindi dall'infanzia "povera ma dignitosa" nella casa di Castel Rigone, arrivando poi ai primi pull-over di cashmere - colorati e briosi - che hanno di fatto dato slancio all'intuizione di Cucinelli, il quale fonderà l'omonima azienda nel 1978.

Brunello Il Visionario Garbato Brunello Cucinelli Sequenza
Brunello il visionario garbato: Bruno Cucinelli in una sequenza

Sempre al centro della scena, Brunello alterna aneddoti e ricordi, intanto che si fanno largo diverse sezioni di finzione nelle quali lo stilista è interpretato da Saul Nanni. "Sono partito da un concetto: molti docu-film che ho visto raccontano i personaggi una volta morti. Io volevo invece raccontarmi in vita. Per farlo ho chiamato Giuseppe, perché Nuovo Cinema Paradiso è il film della mia vita", spiega un divertito Cucinelli. "All'inizio Tornatore era restio, poi dopo un mese si è convinto. In seguito abbiamo coinvolto un altro premio Oscar come Nicola Piovani per le musiche. Quando ho sentito la colonna sonora sono tornato a casa emozionato. Sono stati anni di fortissime emozioni".

Brunello, il visionario garbato: Giuseppe Tornatore racconta il docu-film

Brunello Il Visionario Garbato Saul Nanni
Saul Nanni in scena

Provando ad evitare l'agiografia, Giuseppe Tornatore conferma effettivamente gli iniziali dubbi rispetto al progetto. "Sì, sono stato restio all'inizio. Mi chiedevo: cosa avrei dovuto realizzare? Questo era il mio dubbio. Però, quando Brunello ti chiede qualcosa sei già dentro. È stato curioso, tramite i racconti, scoprire certi paletti e certe situazioni. Come il gioco delle carte. Le sue partite a scopa e a briscola sono state una scintilla, che mi hanno portato a sviluppare un'idea", dice il regista. "La produzione mi ha lasciato totale libertà, spalmando le riprese lungo due anni", e prosegue, "Brunello ha apprezzato la tridimensionalità del personaggio, senza chiedermi dei cambiamenti durante il montaggio. Sono partito da un soggetto, disciplinandolo durante le riprese".

Il capitalismo umanistico secondo Cucinelli

Brunello Il Visionario Garbato Giuseppe Tornatore Credit  Foto Di Stefano Schirato
Tornatore sul set

Illuminando il personaggio in lungo e il largo, viene esaltata la logica di Cucinelli: coltivare il futuro partendo dai giovani. Come? Spingendoli a credere nei sogni e, per quanto possibile, offrire loro salari dignitosi e spazi lavorativi adeguati. Una sorta di cortocircuito, considerando quanto gli under 35 in Italia siano fortemente penalizzati - basta leggere gli ultimi dati sui salari e sui posti occupazionali. Tornatore dice: "La storia di Brunello ha input attuali, se penso ai giovani che si smarriscono, perdendo la via. Un argomento che avrebbe potuto colpire i più giovani. I ragazzi possono ritrovarsi in questa figura. Credo che questo sia il tema che più mi ha colpito. Essere brillanti e simpatici induce gli altri ad essere più rispettosi e generosi".

Brunello Il Visionario Garbato Brunello Cucinelli Immagine
Cucinelli in scena

In questo senso, lo stilista e imprenditore - secondo Forbes il 24° uomo più ricco d'Italia - riprende il discorso pensando alla sua famiglia: "Mio padre lavorava per una persona che non conosceva. Mio nonno invece era il primo a caricarsi le balle di fieno, in estate. Marco Aurelio diceva che per essere credibile devi essere vero. Come puoi ispirare le persone senza essere vero? Se non diamo dignità economica al lavoro non possiamo cambiare", riflette. "Abbiamo bisogno di riequilibrare, puntando al giusto profitto. Ci siamo quotati in borsa anche per questo. Ad un uomo servono salari migliori e luoghi di lavoro migliori. Da me chiunque offenda un altro dipendente viene licenziato". Un mondo idealmente perfetto, non c'è che dire, se non fosse che la (nostra) realtà è drasticamente e terribilmente diversa.