A ben otto anni di distanza dall'apprezzato Winter in Wartime, dramma ambientato durante l'occupazione nazista dell'Olanda con protagonista un tredicenne impegnato per la causa della Resistenza, il cineasta Martin Koolhoven è tornato dietro la macchina da presa con Brimstone, il suo primo lungometraggio con un cast internazionale che, presentato in Concorso qui al Festival di Venezia, ha diviso nettamente critica e addetti ai lavori.
Un horror nel Far West
Composto da quattro capitoli e caratterizzato da una narrazione non lineare sul piano temporale, il film è un atipico, duro e per diversi aspetti spiazzante western dalle forti tinte horror. La storia si incentra sulla decennale persecuzione di una donna da parte di un uomo crudele e misterioso che, nel corso del film, assume dei connotati sovrannaturali e demoniaci sempre più marcati. Per quanto la violenza sia rappresentata in maniera cruda, però, non risulta mai gratuita come invece affermato dai non pochi detrattori del lavoro di Koolhoven. C'è da considerare infatti che l'opera è ambientata alla fine del diciannovesimo secolo nel Far West, dove la violenza era molto frequente e i diritti delle donne venivano calpestati in modo anche feroce.
Un cast all'altezza: Guy Pearce, Dakota Fanning, Emilia Jones e gli altri
Tra i maggiori punti di forza del film ci sono senza dubbio le convincenti interpretazioni di tutto il cast principale. Se Guy Pearce nel ruolo del demoniaco villain è una conferma, a sorprendere sono Dakota Fanning e, ancor di più, la giovanissima Emilia Jones, qui al primo vero ruolo cinematografico di rilievo. La Jones offre una prova davvero ammirevole per intensità e può essere considerata fin d'ora tra i papabili per il Premio Marcello Mastroianni, assegnato annualmente al migliore interprete emergente maschile o femminile. Oltre ai tre attori appena menzionati, recitano in parti minori ma comunque importanti nell'economia della narrazione anche Carice van Houten e Kit Harington, noti al grande pubblico soprattutto per la partecipazione a Il trono di spade ed entrambi all'altezza della situazione.
Leggi anche: Il trono di spade: 5 consigli per recuperare la serie partendo da zero
Un film di genere appassionante ma imperfetto
Nonostante gli sia stato rimproverato di perdersi nelle proprie eccessive ambizioni, Brimstone può essere in realtà considerato come un film di genere senza grandi pretese (i temi del fanatismo religioso e della violenza sulle donne sono senz'altro evidenti, ma sviluppati in un contesto di genere ben definito e piuttosto "disimpegnato"), per lunghi tratti appassionante e intrigante tanto sul piano della messa in scena quanto su quello della struttura narrativa. L'abilità del regista olandese nel ricreare atmosfere cupe e tese è infatti particolarmente evidente e i movimenti in avanti e indietro nel tempo permettono allo spettatore un notevole coinvolgimento nei primi due terzi del film.
I limiti di Brimstone risiedono semmai nell'ultima mezz'ora circa, nella quale il film soffre qualche calo di ritmo di troppo (si pensi in particolare al quarto capitolo, sebbene anche la parte finale del terzo risulti più debole dei primi ottimi due) e si concede almeno un paio di passaggi decisamente forzati e sopra le righe. La sensazione netta è dunque che un minutaggio inferiore alle due ore e mezza avrebbe giovato alla riuscita complessiva dell'opera, comunque in grado di affascinare e intrattenere lo spettatore a un buon livello.
Movieplayer.it
3.0/5