Breve storia di una famiglia, recensione: l'esordio ragionato di Lin Jianjie è un home-invasion alternativo

Il regista cinese, all'esordio, scrive e dirige un film che riflette sul senso della menzogna rispetto alla società borghese. Interessante, ma probabilmente troppo compiaciuto.

L'artwork di Breve storia di una famiglia

Asciutto nella forma, corposo nella sintattica. Più lo sguardo sia avvicina all'inquadratura - rigorosa e geometrica - più la storia sembra mutar forma, come mutano le relazioni (sociali e familiari) portate oltre ogni limite. Lo ha ammesso direttamente Lin Jianjie, regista esordiente, riguardo il suo Breve storia di una famiglia: "non è un film facile". Una definizione probabilmente corretta, alla luce di ciò che ha (ri)cercato l'autore, dall'esperienza fino ad ora ristretta in una manciata di cortometraggi.

Breve Storia Di Una Famiglia Sequenza
Guo Keyu in scena

Presentato al Sundance Film Festival e poi alla Berlinale (le edizioni 2025 sono state abbastanza parche in fatto di folgorazioni), Breve storia di una famiglia è un thriller esistenziale dalle venature drammatiche e, viste le svolte, anche impreviste nel sotteso silenzio che rinuncia ad ogni orpello scenografico per completare un film in cui il (nostro) punto d'osservazione diventa determinante rispetto ai personaggi, alla geografia circostante (siamo in Cina) e, anche, rispetto alle vere intenzioni di Lin Jianjie: sfruttare l'estetica per suggerire l'inquietante mutamento della società borghese. Una sfida autoriale e autorevole non esente da una certa ridondanza che, alla lunga, potrebbe sfinire.

Breve storia di una famiglia: un nuovo arrivato in casa

Breve Storia Di Una Famiglia Primo Piano
Lin Muran è Wei

Al centro di Breve storia di una famiglia c'è Wei (Lin Muran), figlio unico di una benestante famiglia cinese (bisogna considerare quanto le politiche statali sul controllo delle nascite abbiano influito sullo script). Inaspettatamente, il ragazzo lega con Shuo (Sun Xilun), compagno introverso compagno di classe. Tra i due, più che un'amicizia, nasce una sorta di connessione (curioso l'appunto del regista, che si sofferma più sulle connessioni umane che su quelle tecnologiche di una Cina nel pieno splendore.

Breve Storia Di Una Famiglia Scena Del Film
Sun Xilun in una scena del film

Shuo non ci impiega molto ad integrarsi con la famiglia di Wei (papà biologo e mamma ex assistente di volto, interpretati da Zu Feng e Guo Keyu), colpita dal passato complicato del ragazzo: orfano di madre e un padre violento. Shuo passa sempre più tempo a casa di Wei, scoprendo che dietro l'agio si nascondono segreti ed emozioni sopite. Quando l'equilibrio viene spezzato da un tragico incidente la verità viene brutalmente alla luce.

Un film tra sostanza ed apparenza

L'abbiamo scritto in apertura di opinione: sì, alla lunga, l'andamento di Breve storia di una famiglia potrebbe stancare. Ciononostante, ricalcando le intenzioni del regista, che non ci tiene ad essere leggibile ma piuttosto ricercato nella sua idea di cinema, il film è un'alternativa al classico home-invasion, declinato secondo un'armoniosa enfatizzazione degli spazi, sia emotivi che geografici. Lin Jianjie ammette di aver utilizzato un tono "misterioso e seducente", pur abusando di una ambiguità sfruttata per catturare l'attenzione del pubblico, spinto a "guardare oltre ciò che vede e ascoltare oltre ciò che sente". E in effetti la chiave della pellicola è proprio questa: superare il confine scenico e narrativo per far sì che venga declinato il concetto di famiglia, attraverso codici basati sulle apparenze (in questo senso risultando troppo compiaciuto).

Breve Storia Di Una Famiglia Immagine Del Film
Una scena di Breve storia di una famiglia

Così, l'opera d'esordio del regista cinese nasce dal bisogno di indagare, di porsi le giuste domande, sbrogliando il mistero attorno ciò che sembra splendente, celando una marcata inquietudine. Estremamente razionale e poco aperto allo slancio Breve storia di una famiglia si chiede (e ci chiede) quale sia effettivamente la giusta direzione da intraprendere, e quale sia la miglior messa in scena per rileggere il senso inafferrabile di un cinema personalissimo, e dalle interessanti prospettive.

Sotto la coltre, e sotto la smaccata tecnica che si sovrappone alla sostanza, si intravede un cuore e si intravede un sentimento, forse conflittuale e forse indefinito, magari avvicinabile al "paesaggio sonoro" che mixa la colonna sonora di Toke con i rumori di una città che si muove. Il tutto, sommato ai pensieri di un nucleo famigliare che, a guardar bene, altro non è che lo specchio di un mondo che ha finito nel credere alle proprie menzogne.

Conclusioni

Lin Jianjie, all'esordio, dimostra di saper utilizzare le immagini per generare un racconto ambizioso e allegorico, rivedendo le regole di un dramma inquieto e asciutto, in cui la formalità si lega ad una rigidità - a tratti- ostica da poter masticare. Il regista ha specificato di non voler essere "semplice", optando per una forma narrativa capace di mutare in base ai diversi punti d'osservazione. Il primo film di un regista di cui sentiremo molto parlare.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • Lin Jianjie sa usare le immagini.
  • L'ottimo spunto.
  • La tecnica.
  • Gli attori, ottimi.

Cosa non va

  • A tratti ostico.
  • E a tratti pure un po' troppo compiaciuto.