Per un prodotto seriale di successo, niente è più difficile della conclusione. Basta chiederlo ai fan di Lost, de I Soprano, ancor più recentemente a quelli di Dexter. Anche il finale di Breaking Bad appena andato in onda negli USA, e in arrivo a breve anche sugli schermi italiani grazie ad AXN, di certo non avrà accontentato tutti, ma a differenza dei casi sopracitati, conclude in maniera netta, totale e assolutamente certa la parabola di un personaggio che è già una vera e propria icona non solo della televisione, ma della cultura americana.
Oltre 10 milioni di spettatori hanno assistito domenica sera al finale di stagione sul canale via cavo AMC, un numero impressionante se si considera che 6 anni fa il primo episodio era stato visto da poco più di un milione, ma anche un numero che certifica la crescita della serie non solo come qualità di scrittura, regia e recitazione (evento già molto raro in un mondo in cui solitamente più le serie si allungano e più la qualità diminuisce) ma anche dell'attenzione, non solo mediatica, che questa serie ha visto aumentare in maniera esponenziale col passare degli anni e che ha raggiunto il suo apice proprio con questi ultimi 8 episodi dell'estate 2013.
Non è la prima volta che una serie TV varca i limiti del piccolo schermo e diventa oggetto d'interesse del mondo intero: Lost era stato un fenomeno ben più vasto fin dal primo momento, ma la differenza tra la serie di J.J. Abrams e Damon Lindelof è che mentre lì ad avvincere (ed eventualmente convincere/deludere) era il fascino del mistero, era la curiosità, era la necessità di sapere quale fosse la "brillante" spiegazione degli autori, in Breaking Bad, dove per altro alla base c'è un'idea forse ancor più originale e davvero funzionante, il tutto ruota intorno ad un unico elemento, il suo protagonista. E sebbene anche qui la curiosità di conoscere il suo destino possa giocare una parte importante, a trasformare questo finale in un vero e proprio evento è soprattutto la necessità di chiudere il cerchio, concludere un arco narrativo che difficilmente può trovare eguali nella televisione, ma anche nel cinema e nelle letteratura, degli ultimi decenni.
Il creator e showrunner Vince Gilligan insieme ad uno straordinario - sì, è stato detto mille volte, ma basta rivedere la "confessione" a Skyler dell'ultimo episodio, per capire quanto ancora si possa essere lontani dall'esagerazione - Bryan Cranston crea un personaggio in cui nessuno può in realtà rivedersi, ma al tempo stesso con cui tutti possono empatizzare: per quanto efferati possano diventare i suoi crimini, per quanto spaventosa possa diventare la sua ombra, noi eravamo lì vicino a lui, quando in mutande fuori un vecchio RV era pronto ad affrontare qualsiasi pericolo pur di sconfiggere il destino avverso che sembrava essersi accanito contro di lui.
Soltanto in Ozymandias, episodio capolavoro che rimarrà per sempre nella storia della TV e che di fatto segna ancor più del finale il momento più drammatico di Breaking Bad, consegnando Jesse ai neonazisti Walter White sembra aver oltrepassato ogni limite anche per il più cinico degli spettatori; ed è proprio per questo che Felina - per quanto possa sembrare (per gli standard dello show) anticlimatico e un po' prevedibile - regala invece un grande senso di completezza e soddisfazione e ci permette di riconciliarci con questo indimenticabile antieroe.
E tutti ricorderemo, per sempre, il suo nome.