Avete presente quel respiro profondo con cui gonfiamo fino al limite i palloncini per le feste? Ecco, la musica nel contesto di un film segue più o meno lo stesso procedimento. È una boccata d'aria a pieni polmoni, che prende e gonfia, esaltandolo, un dato momento, o un preciso sentimento che si vive sulla scena.
Un bacio, uno sguardo, o una lacrima che riga il viso non avrebbero la stessa portata emotiva senza quel preciso accompagnamento musicale che tutto prende ed esalta. Ma se c'è una melodia capace di insidiarsi negli inframezzi più inconsci del nostro essere, sospendendo le potenzialità razionali per parlare al nostro subconscio, quella è la melodia della paura e della pura tensione. Rumori sincopati, acuti di violini, tonalità basse e conturbanti, sono tutte note che superano i confini dello schermo per schiaffeggiarci in pieno volto, tramutandosi in brividi. Eppure, vi sono brani nati con altri intenti, sospesi da altre emozioni, che ritrovandosi ad accompagnare certe sequenze, diventano parte iconiche di un dato genere a loro inizialmente del tutto estraneo. Che siano motivi terrificanti, o brani pop divenuti sinonimo di perturbante inquietudine, scopriamo insieme i 10 brani perfetti per festeggiare la notte di Halloween (per la nostra lista dei migliori film, invece, vi rimandiamo qui).
1. Suspirium (da Suspiria)
È una ballata intinta di sfumature mefistofeliche, Suspirium di Thom Yorke. Il brano, tema portante del remake di Suspiria di Luca Guadagnino è una ballad malinconica e struggente, che poco o niente avrebbe a che fare con le atmosfere horror previste dal film di appartenenza. Ad aprire il brano è un incedere di piano saltellante che può ricordare solo vagamente il tema portante dell'originale Suspiria composto dai Goblin. Ma si tratta di un rimando veloce, lontano, pronto a essere inglobato da un avanzare struggente e claustrofobico di sospiri, e di un valzer pianistico lanciato in un crescendo in progressive rock. Ciò che ne risulta è la traduzione musicale di quell'angoscia incalzante, e commovente malinconia, che enfatizza ancor più lo stato di straniamento della sua protagonista (Dakota Johnson). Un cambiamento interiore, tra paure e gelosie, inquietudine e timori, resi in accordi eterei da Thom York e incatenati in un incantesimo musicale che balla e danza con il nostro inconscio insieme - ora e per sempre - a Susie Bannion.
2. Running up that hill (da Stranger Things)
Era il 1985 quando Kate Bush cantò per la prima volta Running Up That Hill, del tutto inconscia che, a quasi quarant'anni di distanza, quella corsa a perdifiato lungo una collina, avrebbe risuonato ancora in milioni di case. Grazie al suo impiego in una delle scene cardine della quarta stagione di Stranger Things, il brano di Kate Bush da accompagnamento musicale si è fatto tormentone, e classico condiviso da milioni di bocche sconosciute, unite all'unisono da quell'intro così coinvolgente, e da quei versi così emotivamente d'impatto. È il potere della condivisione mondiale di una serie che si slega dal contesto televisivo per farsi fenomeno mediatico. Una seconda vita musicale, quella di Running Up That Hill, e simile a quella vissuta da Neverending Story, ma a differenza del brano di Limahl, l'armonia tra ciò che si vede, e ciò che si ascolta, è qui ancora più potente, e immersiva sia dal punto di vista tematico, che emozionale.
Il fatto che sia proprio Running Up That Hill a girare incessantemente nel walkman di Max non è un caso: la canzone racconta infatti di un patto stipulato dalla protagonista con Dio così da scambiarsi di posto con il proprio amato, lo stesso desiderio a cui auspica Max davanti alla tomba del fratello Bill. Le melodie sublimi, romantiche, e a tratti dolorose del brano della Bush si sposano inoltre con la compagine emotiva dello stesso personaggio, moltiplicando all'ennesima potenza la carica sentimentale che il brano va commentando, facilitando così l'ingresso dello spettatore nel portale personale della ragazza, tra lotte interne e mostruose che la stessa Max è chiamata ad affrontare.
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3. Gli amici nell'aldilà (da La principessa e il ranocchio)
Nonostante sia stato sottoposto a un processo di forte edulcorazione, che ne ha limitato fino al grado 0 la portata paurosa delle sue narrazioni (ogni riferimento a Bambi, Pinocchio e Taron e la pentola magica è puramente "non casuale") il mondo della Disney continua a fare capolino nell'universo del timore grazie alla compagine mefistofelicamente affascinante dei suoi antagonisti. Sospinta dalla voce suadente del Dr. Facilier, ne La principessa e il ranocchio il jazz di New Orleans si insidia nell'universo dell'aldilà, intaccando di perturbante attrazione ogni sprazzo di un incantesimo che trasformerà il Principe Naveen di Maldonia in ranocchio. È dunque la miccia che fa bruciare la benzina, dando il via alla macchina dell'intreccio, il brano dello stregone vudù; un momento importante sia dal punto di vista narrativo, che storico, dato che era dai tempi di Hellfire di Frollo ne Il gobbo di Notre Dame che un villain non interpretava una propria canzone in casa Disney. Analogo per contenuto e per i suoi effetti ingannatori a Povera anima sola di Ursula ne La Sirenetta, Gli amici nell'aldilà è un brano coinvolgente e ammaliatore che colorerà di nuove sfumature la vostra serata di Halloween; il tutto in compagnia di amici provenienti sia dall'aldiquà, e dall'aldilà.
4. I Put a Spell on You (da Hocus Pocus)
Non è Halloween senza una capatina a Salem. Nessuna scopa su cui volare, perché per viaggiare nel cielo della fantasia basta uno sguardo a Hocus Pocus ed ecco che tutto si colorerà di infanzia, ironia, e magia. Come gli astanti alla festa di Halloween del 1993 immortalati dal regista Kenny Ortega, anche noi spettatori ci ritroviamo vittime dell'incantesimo lanciato dalle streghe-sorelle Sanderson (Winifred, Mary e Sarah), ingabbiati in una cornice di visione insignita di divertimento, suspense e mille sfumature di una caccia alla giovinezza sul punto di scomparire come cenere al sole. E non poteva esserci brano migliore di I put a small on you ossia "Ho lanciato un incantesimo su di te" (composto originariamente da Screamin' Jay Hawkins nel 1956, e reso celebre da Nina Simone) per trascinare una delle scene più amate e ricordate del film Hocus Pocus. Fatto oggetto di alcune modifiche testuali per adattarsi perfettamente allo spirito del film, il brano rispecchia il potere magico e incantantorio non solo delle tre streghe protagoniste, ma anche del film stesso, elevatosi anno dopo anno a opera pop e cult da visionare tradizionalmente e in religioso silenzio nella notte di Halloween.
5. This is Halloween (da Nightmare Before Christmas)
Se Halloween avesse un inno, questo sarebbe molto probabilmente This Is Halloween, brano di apertura del cult diretto da Henry Selick (e prodotto da Tim Burton) Nightmare Before Christmas. Un attacco musicale di impatto, volto a presentare sia il microuniverso che accoglierà l'intera opera, che lo stesso protagonista, quel Jack Skeletron (doppiato nelle parti cantate dal compositore Danny Elfman) signore delle zucche della città di Halloween, stanco del proprio ruolo e attirato dai colori accesi e dalla dolce atmosfera del paese del Natale. Con il tempo il film di Selick si sdoppierà nel suo ruolo di opera imprescindibile da visionare sia a Natale, che nella notte di Halloween, elevando lo stesso Jack Skeletron a mito iconografico e simbolo universale delle stesse festività. E allora non c'è brano migliore di This Is Halloween per celebrare la notte del 31 ottobre, forte di quell'armonia perfetta tra i suoi suoni sussurrati e ipnotici, e il tema fantasy-dark del suo film di riferimento, il tutto unito in un abbraccio infestato da mille spettri fatto prima musica, e poi classico imperituro.
6. Jazz dell'Aldilà (da La sposa cadavere)
È il re di Halloween, Tim Burton. Abitato da freak e personaggi incompresi, nascosti all'ombra del sole e attirati dal buio dell'esistenza, il suo cinema si fa perfetto contenitore di storie intinte di inquietudine, paura, commozione. Un microuniverso dove tutto è ribaltato, e così anche il mondo dell'aldilà si colora di toni accesi, del tutto opposti a quelli denaturati e spenti di quello dei vivi. E così che si mostra La sposa cadavere, film in stop-motion del 2005 dove il protagonista Victor, vittima degli eventi di un universo avido, grigio, di un ambiente vittoriano in cui l'umanità si è persa all'ombra di noia e arrivismo, troverà la noia di vivere in un mondo che di vita non ne ha. L'oltretomba si mostrerà agli occhi del protagonista una girandola di colori, tonalità fresche e saturate, sospinto da un desiderio costante di divertirsi e svagarsi. Un paradosso che trova nel pirotecnico Jazz dell'Aldilà il suo perfetto contrappunto musicale.
7. Day-o - Banana Boat Song (da Beetlejuice)
Non c'è due senza tre, e allora ecco che Tim Burton fa nuovamente capolino in questa classifica con Beetlejuice. La sequenza di Day-o e la sua coreografia eseguita dai coniugi Deetz e dai loro commensali posseduti da Barbara e Adam Maitland si è impressa sin da subito nell'immaginario collettivo, per ironia e quel senso di divertissement che aleggia in maniera ribelle e scanzonata in tutta l'opera, riflettendo la stessa indole del suo protagonista, Beetlejuice (Michael Keaton). Composta da Henry Belafonte come inno ai lavoratori notturni del porto, pronti la mattina a tornare a casa dopo aver caricato a pieno la nave bananiera, la canzone fa il suo debutto in televisione grazie al The Muppet Show, ma se ancora oggi ci lasciamo trascinare in una danza scatenata sulle sue inconfondibili note, è grazie soprattutto all'opera di Tim Burton. E pensare che inizialmente il regista voleva tagliare questa scena perché ritenuta poco divertente; i posteri ringraziano che così non è stato, gli spiritelli pure.
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8. The Name Game (American Horror Story: Asylum)
È ormai innegabile come negli ultimi anni il genere horror, soprattutto in televisione, stia vivendo una vera e propria seconda vita. Una popolarità sempre più divagante, la sua, resa possibile anche da prodotti come quelli firmati dallo showrunner Ryan Murphy. Tra le punte di diamante di una carriera variegata e in continua riproduzione, spicca sicuramente American Horror Story: Asylum, serie antologica dove la paura, la suspense, e l'angoscia dominano con fare introspettivo, lasciando spazio a piccoli sprazzi di leggerezza. Sono boccate d'aria momentanee, momenti di calma prima della tempesta, grazie alle quali lo spettatore ha tempo di riprendersi per un attimo, per poi ricadere appieno nella spirale di inquietudine e timore che solo Murphy può orchestrare. Tra questi momenti di calma apparente ecco far breccia nello spazio di visione un numero cantato, destinato a segnare il colpo di scena e ribaltamento etico nei confronti di uno dei personaggi chiave dell'intera serie: Suor Jude (Jessica Lange).
Reduce dall'internamento in quello stesso manicomio da lei stessa gestito, Suor Jude si lancia in quel "The Name Game" ("gioco dei nomi") che dà il titolo alla puntata. Un momento solo apparentemente scanzonato, trascinato dalla musica dell'omonimo brano del 1964 di Shirley Ellis, atto a ricordarci quanto la mancanza di nomi, renda gli esseri umani null'altro che animali. Inserire tale sequenza musicale all'interno dell'opera pare voler inoltre alludere a una sorta di redenzione per l'ex suora, rea di aver trattato i propri pazienti al pari delle bestie, preoccupandosi solo dell'Istituto e mai delle persone. Ecco spiegato il motivo per cui adesso i nomi rivestono per la donna un'importanza del tutto nuova: una volta aperti gli occhi, lo sforzo che Jude compie nel rivelare alla Madre Superiora la verità su Lana Winters, la riabilita completamente agli occhi dello spettatore, evidenziando la portata personale di un passato segnato da dolore, sofferenza e solitudine.
9. Profondo Rosso Theme (da Profondo Rosso)
Non esiste paura raccontata al cinema senza Profondo Rosso. Gli anni passano, ma il terrore insito allo scorrere delle scene immortalate dalla cinepresa di Dario Argento rimane più vivido che mai. Una scia di sangue rosso ancora acceso e mai seccatosi, che continua a infestare i nostri ricordi e le nostre menti. Un gioco di angosce costanti pronte a riaggiornarsi a ogni visione grazie anche al commento musicale a opera dei Goblin. Un suono divenuto simbolo di angoscia; un mito musicale di un sentimento inconscio tramutatosi in un susseguirsi di note capaci di enfatizzare e sottolineare ogni respiro, ogni sospiro, ogni occhiata ignorata, ogni riflesso nello specchio pronto a colpire di nuovo, tradendo lo spettatore per gettarlo in un vortice di infinita paura.
10. Sweet Transvestite (The Rocky Horror Picture Show)
Può un film tramutarsi in cult nell'arco di solo otto minuti? La risposta è assolutamente sì ed è racchiusa nel brano Sweet Tranvestite di The Rocky Horror Picture Show. Dopo un inizio coinvolgente, ma non memorabile, l'arrivo di Brad e Janet al castello di Frank-n-Furter segna un cambio repentino nel ritmo dell'opera, tramutandola in fenomeno impattante e senza fine. Basta che i due giovani suonino infatti alla porta, che tutto muta e cambia definitivamente. Anticipato da Time Wrap, è con Sweet Tranvestite e l'entrata in scena plateale di Tim Curry che il film diretto da Jim Sharman prende le sue connotazioni finali, tracciando i contorni di quell'essere cult che il tempo ha confermato e assodato.
Un inno ai diversi, agli outsider, ai disadattati, ai freak, che negli anni Settanta (e quindi ben prima di Tim Burton) venivano ancora guardati con pregiudizio e ipocrisia. C'era attrazione verso questo mondo, ma si aveva timore di accettarlo e affermarlo; eppure, nessuno può resistere al fascino di The Rocky Horror Picture Show, come dimostrano perfettamente i suoi protagonisti interpretati da Susan Sarandon e Barry Bostwick. Composta da Richard O'Brien, la colonna sonora del film, grazie ai suoi elementi glam-rock e ai suoi suoni elettronici, è un canto di sirena che ci attira nelle sue trame, immergendoci in ogni secondo cinematografico, dove tutto, anche l'elemento ritenuto più pauroso solo perché sconosciuto, si traveste di sublime attrazione.
10 (+1) Bonus: Halloween Theme da Halloween - La notte delle streghe
Ci sono brani che vanno oltre lo spazio di una festività, o di una semplice visione, per elevarsi a simbolo musicale di brividi epidermici, sintomi di paura latente, timori silenti. Sono temi musicali che non solo fanno da sottolineatura emotiva a un dato momento, ma vanno a distaccarsi dal cronotopo a loro assegnato per parlare, con fare suadente e musicale, alle sinapsi dei propri spettatori. Corsa a perdifiato di note e melodie che vivono di vita propria, il tema principale di Halloween, composto dallo stesso regista del film, John Carpenter, è un brano divenuto cult, ma non solo; anno dopo anno il brano ha concretizzato la sua unicità di sinonimo musicale di timore e angoscia, paura e nefasto presagio. E così, se Halloween - La notte delle streghe è ormai divenuto cult imprescindibile, una visione obbligata nella notte di Halloween, è altresì vero che senza il suo tema musicale probabilmente non avrebbe suscitato il medesimo senso di angoscia e paura nei propri spettatori che ogni anno rinnova, e amplifica.