Come sarebbe oggi Scream, e quanto la nouvelle vague mondiale (la regista è olandese) stia riscrivendo - con coraggio e con qualche passo falso - le regole dei generi, annullando le etichette da videonoleggio. Allora, con Bodies Bodies Bodies, distribuito con successo in USA da A24 (e chi sennò?), si fa a pezzi il concetto di slasher movie. Letteralmente. In senso figurato e in senso metaforico. Che la regista Halina Reijn venga anche dal teatro si nota, ed è ormai appurato che ci sia un'ulteriore commistione di linguaggi, con il cinema che riprende proprio le atmosfere da palcoscenico. Un set unico, un cast variegato e disomogeneo. Ma se Bodies Bodies Bodies - che trovate in streaming negli store di Apple TV+, Prime Video, Play Store, Rakuten, Chili - è un film apparentemente statico, il suo costante movimento (fin dal titolo, che suggerisce un certo meccanismo ed è il gioco che farà scattare gli eventi) è dettato tanto dalla messa in scena quanto dalla scrittura di Sarah DeLappe, basata su una storia di Kristen Roupenian, ossia l'autrice della leggendaria short story Cat Person che, dalle pagine del New Yorker (era il dicembre 2017), divenne subito virale per il modo in cui trattava l'incomunicabilità nei rapporti (d'amore) contemporanei.
E di rapporti, ancora una volta, si parla nel film della Reijn. Rapporti umani ma, specialmente, rapporti tra le identità della Generazione Z, e dalla loro simbiosi con la tecnologia. Gli smartphone, i social, il wi-fi che - vediamo - sostituisce addirittura l'ossigeno. Se lo slasher è la luce centrale, destrutturata però di tutti i suoi riferimenti, Bodies Bodies Bodies è un whodunit in stile Agata Christie (qualcuno ha detto Dieci Piccoli Indiani?), un giallo classico intriso di sangue, che poi diventa un'(in)aspettata e graffiante accusa verso le classi e verso il privilegio, spinte da quel linguaggio politico progressista diametralmente opposto alla realtà delle cose. Una satira, un divertissement (riuscito, eccome) sulle prerogative di una certa cultura giovanile schiava degli slogan e di internet. Un mix tossico e vibrante, dal design cool, dalla scrittura impeccabile e dai protagonisti così respingenti da risultare perfetti.
Hurricane Party!
Un flusso di concetti - alcuni superficiali, altri più approfonditi, altri ancora trattati senza aggiungere nulla - concentrati nei personaggi che animano Bodies Bodies Bodies. Personaggi discutibili, a tratti sgradevoli e molto poco smart, nonostante passino il tempo connessi. Del resto, non c'è nulla di intelligente nell'organizzare un party alla vigilia di un uragano. Ma, si sa, a vent'anni puoi prenderti certe stupide libertà, e dunque ecco che si ritrovano nella sperduta villa del ricco David (Pete Davison). Ci sono Sophie (Amandla Stenberg) con la sua ragazza Bee (Maria Bakalova), e poi Jordan (Myha'la Herrold), ex di Sophie, Emma (Chase Sui Wonders), lagnosa fidanzata di David, e la podcaster Alice (Rachel Sennott) insieme al suo fidanzato Greg (Lee Pace).
Un gruppo di amici e di amiche in attesa dell'uragano, mentre sullo sfondo lo hurrican party prende pian piano una piega alquanto particolare. Nonostante la birra, la musica e le storie Instagram si respirano delle strane vibrazioni. C'è qualcosa di non detto, ci sono dei problemi irrisolti. La tensione, tangibile, viene fatta esplodere quando Sophie suggerisce di giocare a "Bodies Bodies Bodies", un gioco di ruolo a tinte crime. Da lì, il film di Halina Reijn implode in un vero murder mystery. La corrente sala, il wi-fi pure e, nell'oscurità, uno dei ragazzi viene ucciso (non vi riveliamo chi!). Una scintilla drammatica (si fa per dire, il film è molto divertente) che getterà i protagonisti nel caos. Si ritroveranno tutti contro tutti, cercando tra loro lo spietato assassino.
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Whodunit vs. slasher
Come detto (e come avrete capito della trama) i riferimenti verso Agatha Christie sono abbastanza palesi, ma Bodies Bodies Bodies contiene nel suo fulcro delle ulteriori references: Schegge di Follia, Sussurri e Grida e il dimenticato Don's Plum, in cui un gruppo di ragazzi passava le intere giornate a rimuginare sulle loro vite. Del resto, le pedine della pellicola nascondono un'esistenza decisamente miserabile dietro lustri e apparenze. Per questo l'opera, pur leggera nella sua intuizione di scrittura, mette in scena gli archetipi dei ventenni nell'era digitale, pur non uscendo dai confini stereotipati.
Chiaramente lo stereotipo, in certi casi, è una scorciatoia ed enfatizza gli stessi archetipi cinematografici, e in questo senso Bodies Bodies Bodies va oltre e prova a rivedere le ansie della Gen Z in un film che sfocia nella metafora sociale, pur restando nel confine della commedia, venata da nevrosi e tratti creepy. Ed è poi l'estetica che gioca un ruolo cruciale: la ricerca dell'assassino è portata avanti tramite le luci degli smartphone (e la fotografia di Jasper Wolf svolge un lavoro eccezionale), mentre la colonna sonora di Disasterpeace (già musicista per film come It Follows, Under the Silver Lake e Marcel the Shell with the Shoes On) riesce a creare una certa spazialità tra le quattro mura che contengono gli esagerati, banali, convenzionali, nichilisti e naturalmente irresistibili protagonisti di Bodies Bodies Bodies. Un film giallo dove nulla è (davvero) come sembra. O forse sì...
Conclusioni
Uno dei film del 2022 più chiacchierate negli USA (quando c'è di mezzo A24...), che racchiude una netta rivoluzione del genere slasher, capace di sfociare nel whodunit e nel ritratto generazionale. Chiudendo la recensione di Bodies Bodies Bodies, allora, rimarchiamo quanto l'opera di Halina Reijn sia uno dei prodotti più interessanti dell'anno, bilanciato tra senso estetico e senso narrativo. Al netto di qualche stereotipo di troppo...
Perché ci piace
- Il cast, perfetto per rappresentare un gruppo di ventenni viziati.
- L'atmosfera, tra lo slasher e il whodunit.
- La colonna sonora di Disasterpeace.
- Le metafore sulle ossessioni della Gen Z...
Cosa non va
- … Alcune un po' troppo stereotipate.