La stagione televisiva 2010-2011 entra nel vivo questa settimana, con una delle novità più promettenti: quel Boardwalk Empire che si apre con un pilot da 20 milioni di dollari e su cui la HBO punta moltissimo, tanto da averne spesi altri 10 solo in promozione. Uno show che ha il dichiarato obiettivo di soffiare il primato tra le drama series al dominatore incontrastato degli ultimi anni, Mad Men, riprendendo quello slot appartenuto per tanti anni a HBO grazie a I Soprano, Deadwood e The Wire.
E non è un caso che tanti nomi legati a questi tre eccezionali serial ritornino al lavoro su Boardwalk Empire, assieme a due nuovi elementi della risma del co-produttore Mark Wahlberg - che ha già nel curriculum due successi in tal ruolo con la HBO, Entourage ed In Treatment - e soprattutto del co-produttore, regista del pilot e leggenda vivente Martin Scorsese, il quale ha avuto un ruolo decisivo nel creare la cifra stilistica che caratterizza lo show.
L'eleganza e la morale scorsesiana
Il suo tocco è evidente da subito, per via dell'inconfondibile coreografia delle riprese e dei caratteristici movimenti di macchina che ammiriamo nel pilot Boardwalk Empire (e che ne fanno probabilmente, dal punto di vista meramente registico, il miglior prodotto televisivo di sempre), ma anche grazie ad una cura dei dettagli che ricorda immediatamente opere quali L'età dell'innocenza, Gangs of New York o The Aviator. Non a caso citiamo lavori scorsesiani lontani dal periodo "gangster": almeno all'inizio infatti, Boardwalk Empire si presenta come una ricostruzione piuttosto distaccata dell'epoca del proibizionismo, e solo nella seconda parte del pilot rivela la sua natura di morality tale tipicamente scorsesiana, pulp e violenta, che non ci risparmia nulla, anche grazie alle libertà creative garantite da HBO. D'altronde, una delle frasi più d'effetto - e, tutto lascia supporre, esemplificative dei futuri sviluppi del plot - è "non si può essere gangster per metà".
Lo show è ambientato ad Atlantic City all'alba del Proibizionismo, che anzi viene "celebrato" nel momento della sua entrata in vigore in una sontuosa scena (in piano sequenza) con tanto di funerale, palloncini neri e ovviamente fiumi di alcool. Il Volstead Act, che sancì il divieto di smercio e consumo di alcoolici negli States nel 1919, rappresenta un momento critico nella "carriera" di Enoch "Nucky" Thompson, politico corrotto e arraffone, uomo ipocrita e lascivo con trascorsi tragici e un'anima piena di malinconia, a cui vengono imposte, da un giorno all'altro, scelte davvero difficili. Il Proibizionismo è anche l'occasione per le grandi famiglie criminali di Chicago e New York per contrarre legami di affari con i malavitosi meno "professionali" di Atlantic City, attirando allo stesso tempo, di conseguenza, l'attenzione dei federali sulla città del New Jersey.
La nascita dei gangster
Non sorprende l'interesse di Martin Scorsese per questo tema: il regista di Toro scatenato, infatti, ha mostrato in più di un'occasione la volontà di indagare sulle origini o comunque sui momenti focali della storia della criminalità americana (pensiamo ancora a Gangs of New York, o a Casinò, ambientato nella "capitale del vizio", Las Vegas) e non a caso ha legato il suo nome a questo concept - basato sul volume Boardwalk Empire: The Birth, High Times, and Corruption of Atlantic City di Nelson Johnson - prima ancora che lo facesse lo showrunner e creatore Terence Winter (ex sceneggiatore di punta de I soprano).
D'altronde il Proibizionismo ha rappresentato uno snodo fondamentale anche nell'ascesa dei gangster iconici degli anni 20-30. Il decreto che crea Al Capone, insomma, in Boardwalk Empire è l'elemento che spinge oltre il limite Nucky Thompson (il quale è ispirato a un personaggio realmente esistito, Enoch L. Johnson) e che trasforma per sempre la sua città. Questi cambiamenti, queste ascese fulminanti, questi dilemmi morali sono il carburante narrativo della serie, sono ciò che andremo a scoprire episodio dopo episodio, con una Atlantic City da subito protagonista grazie alle incredibili ricostruzioni sul set, in prima linea ovviamente la spettacolare promenade in legno (boardwalk) che dà il titolo alla serie, e ai tanti elementi che la caratterizzano efficacemente e che ricreano l'atmosfera e le bizzarrie di quegli anni (la boxe tra nani, l'ospedale/ museo dei bambini prematuri).
Un cast di alto livello
Una parola sul cast, a cominciare dal protagonista Steve Buscemi, una scelta già questa piuttosto rischiosa, considerato che Buscemi è la più classica delle spalle, un attore spesso (erroneamente) considerato privo del carisma necessario per ricoprire il ruolo di lead, ma che invece già dal pilot riesce a far emergere la profondità e i tormenti di un personaggio complesso: da semplice uomo politico con qualche affare losco a margine, quello che ai "gangster di città" deve essere sembrato un semplice peso piuma, si trasforma ben presto in uomo che non si tira indietro nei momenti più difficili, dimostrando forza e coraggio in alcuni snodi sorprendenti; senza però perdere quella sensibilità e quella malinconia tanto ben rappresentate anche con un solo, riuscito sguardo, quando Nucky ricorda la moglie morta, o nei momenti in cui si rapporta al personaggio interpretato da Kelly MacDonald - una relazione che, siamo certi, avrà il suo peso nella parabola umana e criminale di Nucky Thompson.
Buscemi è coadiuvato da un ricchissimo cast con nomi di rilievo, anche se, per forza di cose, alcuni interpreti non sono riusciti a fare emergere la propria caratura a causa dello scarso screen time concesso loro in questo debutto. E' il caso di Michael Shannon, ma anche di Michael K. Williams (l'Omar Little di The Wire) appena intravisto, che avranno senz'altro più spazio nei prossimi episodi. Chi riesce a incidere anche con un'apparizione in due-tre scene è Michael Stuhlbarg, che impersonando un personaggio già molto ben delineato come quello di Arnold Rothstein mette nuovamente in mostra tutto il suo talento.
Michael Pitt e Stephen Graham, nei panni dei giovani "di belle speranze" sono piuttosto in parte, e così la già citata, soave Kelly MacDonald.
Siamo soltanto al primo episodio, ma gli elementi sono già moltissimi e le potenzialità dello show indubbiamente notevoli; Boardwalk Empire potrebbe davvero ritagliarsi spazio di prestigio nella storia HBO e forse anche del piccolo schermo.