Dopo la serie tv Cercando Alaska, la regista Sarah Adina Smith ritrova Kristen Froseth in Birds of Paradise, film ambientato nel mondo della danza classica disponibile dal 24 settembre su Prime Video.
Non è l'unica protagonista: Kristen Froseth condivide letteralmente la scena con Diana Silvers. Le attrici interpretano due ballerine, Marine Elise Durand e Kate, entrambe allieve di una prestigiosa scuola di danza classica francese.
Marine è la stella del corso, Kate è la nuova arrivata. Entrambe vogliono partecipare a una competizione grazie a cui la vincitrice otterrà un contratto con l'Opéra di Parigi. Rivalità, sacrificio, scoperta di sé: Birds of Paradise parla di quanto sia difficile conciliare i propri desideri con la felicità. Ne abbiamo parlato con la regista, Sarah Adina Smith, raggiunta via Zoom.
La video intervista a Sarah Adina Smith
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Birds of Paradise: il balletto come la boxe
Hai diretto le scene di ballo quasi come incontri di boxe. Perché?
Da piccola non ho mai fatto danza, ma karate. Ero sportiva: il dettaglio di Kate che giocava a basket viene dalla mia vita. Giocavo a basket, tennis, pallavolo, sciavo. Vengo da un ambiente sportivo e sono contenta che tu lo dica: volevo sicuramente rappresentare la danza come un incontro di pugilato. Penso che la danza classica dovrebbe essere uno sport olimpico. Penso che sia una delle imprese più atletiche che gli esseri umani riescano a fare. Penso sarebbe interessante renderla uno sport competitivo olimpico.
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È interessante come tu abbia rappresentato la lotta per il potere nel balletto: in questo film le ballerine sono quasi creature che si sottomettono. Eppure quando pensiamo alle ballerine le immaginiamo perfette e bellissime. La bellezza e la perfezione sono complicate?
I tempi stanno cambiando per fortuna, ma tradizionalmente nel mondo del balletto gli uomini avevano tutto il potere. C'è questo esercito di ballerine perfette, tutte uguali e che si muovono nello stesso modo. E poi c'è il ballerino virtuoso che volteggia sul palco. E di solito un coreografo uomo. C'è una dinamica di potere sbilanciata tra i due generi. Volevo giocare con questo elemento nel film. Soprattutto perché questo è un viaggio di formazione e questi personaggi hanno identità molto più fluide, non binarie, non si fanno etichettare. Quindi volevo confrontare questi aspetti.
Birds of Paradise: scoprire se stessi
Una delle ragazze dice all'altra: "Mi hai costretto a confrontarmi con me stessa e ora sono libera". Non è facile. Come si fa?
Credo che uno dei messaggi del film sia che più cerchi di scappare dal dolore, più questo ti creerà problemi. Una delle migliori cose che si possa fare è accettare che non c'è via di fuga da quel dolore. Nella storia Madame Brunelle dice a Marine che deve imparare ad amare la sua roccia, il peso che porta addosso. Se impari ad amarlo ti rende più forte invece che buttarti giù. Credo sia vero per quanto riguarda il lutto e il dolore. È la condizione umana: nessuno di noi è immune alla sofferenza. E quindi la cosa migliore che possiamo fare è abbracciare quel dolore come nostro. E capire che plasma chi siamo e la nostra storia. Non bisogna scappare. Sia benedetta chi cade e si rialza. Bisogna avere comprensione per se stessi e accettare il nostro dolore e la nostra storia.
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Birds of Paradise: artisti o marionette?
Un'altra battuta del film è: "Sei un'artista, non una marionetta". Sei una regista: pensi mai "non sono una marionetta, sono un'artista"?
Da un certo punto di vista siamo tutti marionette: del nostro DNA, dell'ambiente in cui cresciamo, delle circostanze. Se si ha una visione deterministica di come funziona l'universo allora forse siamo tutti marionette. Ma spero che tutti abbiamo anche la scintilla dell'artista dentro di noi. Anche se non abbiamo il controllo su come andranno le cose, sicuramente possiamo controllare il nostro atteggiamento come testimoni e partecipanti delle cose che accadono nella nostra vita. Credo che la scintilla dell'artista appartenga a chi decide di essere molto presente in quei momenti e di abbracciarli come se fossero una sua scelta, a prescindere che lo siano o meno. È la risposta filosofica più cauta che posso darti al momento. Fa parte del viaggio di Marine nel film: è nata nel mondo del balletto, balla fin da quando era piccola e le hanno detto che lei è quello. Nel mondo del balletto incarnare la visione del coreografo ed essere più perfetta possibile, e quindi essere la marionetta perfetta, è tutto. Per lei si tratta di imparare ad ascoltare la sua voce.