Immortal ad vitam è una singolare pellicola francese che, similmente a quanto accade nell'americano Sky Captain and the World of Tomorrow, ed è l'opera che Enki Bilal ha tratto dalla sua celebre trilogia a fumetti (che consiste di tre albi: La fiera degli immortali, La donna trappola e Freddo equatore).
L'autore/regista era nella Capitale per presentare il film, accompagnato da Linda Hardy, ex Miss Francia e protagonista "in carne e ossa" di Immortal; entrambi si sono prestati gentilmente a rispondere alle domande della stampa romana.
Che rapporto c'è tra questo adattamento della sua opera a fumetti e Il quinto elemnto, per cui Luc Besson si è chiaramente ispirato alla Trilogia di Nikopol?
Enki Bilal: Con Immortal ad vitam è la prima volta che porto sullo schermo questo soggetto, al film di Besson non ho collaborato perché ero impegnato con un altro mio film. Tra l'altro, non vedo molte analogie tra Immortal e Il quinto elemento, se non fosse per New York futuristica, le macchine che volano, elementi insomma tipici di una imagery fantascientifica comune.
Questo film d'altronde non è propio un adattamento, è più la "decostruzione" dei contenuti di due volumi della trilogia; il contesto politico, ad esembio, è totalmente cambiato, come è cambiato quello reale rispetto agli anni Ottanta, quando la trilogia di Nikopol è stata scritta.
Immortal è una storia che può essere letta a molti livelli, in relazione alla vicenda che coinvolge i protagonisti, in relazione alla mitologia che richiame e così via. Io non lo definirei un film prettamente di fantascienza, né diretto ad una fascia di pubblico in particolare.
L'ispirazione per Immortal è arrivata dalla mitologia o dalla pittura? Enki Bilal: Mi sembra naturale che i vari motivi ispiratori s'incontrino e s'intreccino fra di loro. Per me è molto difficile individuare la vera origine, gli stimoli che hanno portato alla nascita del mio universo creativo. Personalmente, sono sempre stato più interessato all'oggi, al presente e quindi in parte anche al futuro; sembrerà quindi paradossale che abbia guardato così lontano, fino alla civiltà egizia, ma secondo me c'è un forte legame tra quello che succede oggi - i nostri fantasmi, le nostre paure, le nostre ossessioni - e quelli che erano i grandi miti con cui ad esempio gli egiziani avevano rappresentato il futuro. Il mio universo creativo è costituito di tuti questi elementi che è difficile separare. D'altronde anche oggi noi continuiamo a fabbricare miti: pensiamo a Bin Laden, che può essere carico di negatività, ma in un futuro lontano sarà probabilmente una figura mitologica.
Guardando all'aspetto tecnico del film, potrebbe essere definito un Chi ha incastrato Roger Rabbit al contario: lì c'erano figure animate in un contesto reale, qui ci sono attori veri in un contesto animato. Quali difficoltà ha presentato una produzione così particolare? Enki Bilal: Io credo innanzitutto che questo film sia il prodotto di nuove, straordinarie tecnologie. Roger Rabbit mi è piaciuto, ma non credo che si possa fare un paragone: in quel caso si trattava di un film tradizionale con inseriti alcuni personaggi animati che si cercava di fare interagire in maniera naturale con gli attori. Non era questo l'obiettivo di Immortal. Devo dire che quando la cosa mi è stata proposta ero un po' scettico, e dissi che se proprio dovevamo realizzare il film così, doveva essere il più realistico possibile. E confesso di non essere del tutto soddisfatto del risultato; avremmo potuto fare meglio, ma non per limiti tecnici quanto economici, di finanziamenti che non erano inesauribili. Ma dopotutto questo film è stato un'avventura straordinaria perché unica in Europa e forse anche nel mondo. Quanto alla mancanza di realismo, pensiamo a un personaggio noto come [PEOPLE]Michael Jackson[/FILM]: se l'avessimo inserito nel film come attore tutti l'avrebbero scambiato per un personaggio digitale!
Nel film ci sono delle elezioni, ma il candidato è uno solo. Qual è il messaggio politico che si vuole trasmettere? Enki Bilal: Non ho voluto lanciare un vero e proprio messaggio politico. Quello della portata politica della storia è un problema che ci siamo proposti al momento di sceneggiare il film. Come saprete, il futuro descritto nel fumetto era basato su regimi politici che oggi non esistono più. Quindi abbiamo deciso di mettere sullo sfondo questa dittatura legata alla eugenetica, alla manipolazione del corpo umano - una cosa che poi non è così lontana dalla realtà di oggi. Siamo già ossessionati dalla chirurgia estetica, dalla paura della vecchiaia e della morte...
Linda Hardy: Personalmente sono contenta che si sia dato maggior rilievo ad altri aspetti che non a quello politico, ma credo che ci sia un aspetto interessante nell'importanza di una figura femminile, quella dell'assistente del "dittatore" Allgood che poi prende il potere al posto suo: sembra quasi alludere proprio alla mitologia, in cui le divinità con caratteristiche femminili hanno accesso al potere paritario rispetto ai maschi. Ed è curioso che proprio in questi giorni il segretario di stato americano Colin Powell sia stato sostituito da una donna...