Da amanti dell'animazione in quanto arte, abbiamo spesso sottolineato come e quanto si tratti di una tecnica con cui si può raccontare qualunque tipo di storia, laddove la si identifica spesso, soprattutto qui in Occidente, con un cinema più propriamente per famiglie. Chi guarda animazione orientale, ma anche produzioni europee più mature e ricercate, sa che un film animato può essere drammatico, cupo o addirittura spaventoso. Sa che può cercare il suo pubblico anche, e a volte esclusivamente, tra gli adulti. Ed è qualcosa che apprezziamo molto.
Ciò, però, non vuol dire che non ci piaccia un approccio meno maturo all'animazione, che non possano esistere cartoni animati che scelgono di rivolgersi soprattutto ad un pubblico di più piccoli, senza cercare letture più profonde e mature del sano divertimento per ragazzi. È quello che fanno alla nWave Pictures, di base in Belgio e in California, alla quale dobbiamo le due avventure animate della tartaruga Sammy così come il Robinson Crusoe di un paio di anni fa, e che ora si ispira al mito del Bigfoot per una nuova storia a base di avventura e buoni sentimenti, Bigfoot Junior.
Mio padre è un mostro
L'aggiunta junior nel titolo parla chiaro, il protagonista del film distribuito da Koch Media è il piccolo Adam, un adolescente che si ritrova improvvisamente a fare i conti con un paio di problemi non da poco: i piedi che gli si ingrossano quando è nervoso e i capelli che continuano a crescergli fuori controllo. Colpa del suo patrimonio genetico, di un padre, una creatura con problemi non dissimili, che vive nei boschi non lontani dalla casa in cui il ragazzo vive con la madre, a Portland nell'Oregon. Quando Adam scopre ciò, scappa da casa e si mette sulle tracce del padre, ma non è l'unico a cercare la creatura: per anni la Hair & Co. ed il suo capo Wallace Eastman hanno cercato di ritrovarlo per studiarlo ed impossessarsi del prezioso DNA della creatura, usando il quale potranno realizzare il prodotto per capelli definitivo, con il quale arrivare a dominare il mondo.
Una famiglia riunita
Se nella sua prima parte Bigfoot Junior è più concentrato su Adam e la sua anomala crisi adolescenziale, è nella seconda metà che il film guadagna punti e senso, quando il ragazzo ed il padre, finalmente riuniti, devono vedersela con i cattivi di turno. Pur nella linearità narrativa, infatti, il lavoro dei due registi Jeremy Degruson e Ben Stassen riesce a mettere in scena e trasmettere il rapporto padre/figlio che si instaura tra i due personaggi appena ritrovatisi, accompagnando loro, e lo spettatore, in un'avventura briosa, divertente ed impreziosita da alcuni riferimenti palesi alla cultura popolare oltre che almeno un paio di momenti, nonché alcuni personaggi di contorno, degni di nota.
La scelta della semplicità
Quella della semplicità è una via scelta con consapevolezza dallo studio nWave Pictures, che consente a Bigfoot Junior di muoversi a testa alta nel contesto dell'animazione occidentale nonostante ovvie limitazioni di budget; vincoli che impediscono a Degruson e Stassen la ricerca di immagini di impatto ed un livello di dettaglio all'altezza di quello che rappresenta lo standard al quale ci hanno abituati studi come Disney Animation e Pixar negli ultimi anni. Ma non è quello il campo da gioco nel quale un film come Bigfoot Junior deve competere, che gioca la partita del divertimento, affidandosi al design e l'animazione degli animali parlanti che aiutano Adam e il padre nella loro avventura, nella freschezza e nella vivacità, in tutte quelle caratteristiche che lo rendono un film per ragazzi apprezzabile dal suo target di riferimento.
Movieplayer.it
3.0/5