C'è talento italiano dietro le spalle tondeggianti di Baymax, coccoloso eroe Disney Animation protagonista di Big Hero 6, nuovo film d'animazione pronto a conquistare i giovani spettatori nostrani questo Natale. Ve ne avevamo dato prova già i giorni scorsi, proponendovi una interessante video-intervista esclusiva al Lighting Supervisor Alessandro Jacomini, lo ribadiamo ora raccontandovi la nostra chiacchierata, accompagnata da un paio di buone birre, con Stefano Dubay, modellatore 3D artefice di mettere insieme i tanti poligoni che compongono le fattezze di Baymax nella sua versione cool, quella con l'armatura rossa fiammante.
Abbiamo avuto modo di incontrarlo in occasione della sua partecipazione come giurato al Festival Pontino del Cortometraggio, da poco reduce dalla fine della lavorazione di Big Hero 6 e dal wrap-up party di cui porta con orgoglio il braccialetto celebrativo di cui trovate una foto in questa pagina. Ma quella di Dubay in Italia sarà ormai una presenza fissa, perché ha deciso di tornare nel nostro paese, dove è nato e cresciuto tra Roma e Latina, per portare avanti in proprio le sue creazioni e la sua versatile vena artistica, aprendo un suo studio, Carbon Eye Complex, che ha l'obbiettivo di operare in diversi campi della composizione artistica. "Ho scelto il nome usando Carbon per carbonio, quindi l'umano" ci ha spiegato "Eye perché mi occupo di cose visuali e Complex perché voglio che non si tratti di uno studio singolo, ma una realtà che abbia la flessibilità di poter mutare. Lo immagino come l'asse di una ruota a cui attacco i vari componenti che ho in mente."
Dar forma a Baymax
Tondeggiante e composto di morbido vinile, Baymax ha un look simpatico e accattivante che conquista, anche con i suoi modi buffi e goffi. Ma non si limita a questo! Anche perché Big Hero 6 è ispirato ad un comic Marvel e racconta di un gruppo di giovani supereroi di cui Baymax è parte integrante. Un film che ha comunque un'anima ben diversa da quella del fumetto di partenza. "Disney ha sempre avuto la consulenza Marvel per questa produzione, ma ci ha messo del suo rendendolo un ottimo matrimonio tra le due realtà." Una collaborazione che Stefano dubita possa applicarsi ad una delle figure di primo piano del mondo Marvel. "Non avrebbe senso occupare tempo dello studio per altri personaggi che sono già trattati bene da un altro dei loro settori, i Marvel Studios. E hanno scelto una delle loro storie meno conosciute, più di nicchia, proprio per poter avere modo di applicare la loro visione. " Non un vincolo, quindi, quello di ispirarsi a qualcosa di preesistente, perché Disney Animation ha dato libertà ai suoi artisti. "Baymax l'ho sviluppato insieme al designer, mi venivano idee e le analizzavamo insieme. Dal punto di vista pratico abbiamo provato a fare un reverse engineering, partendo dal design per capire come realizzare il modello." Un modello non complesso di per sé, le cui insidie risiedono nelle articolazioni, nella gestione dei movimenti. "Eravamo due settimane prima di Natale," ricorda Dubay "e John Lassater ci disse che non gli piaceva, costringendoci a ridisegnare tutto da capo, mettendo il turbo in quindici giorni di pazzia. E' stato un progetto molto complesso." Progetto per il quale è stato usato un nuovo sistema di rendering, Hyperion, che permette un livello estetico di gran lunga più d'impatto.
Il processo creativo Disney
Come per il design, anche la storia subisce continue limature ed adattamenti, anche quando si è già in piena lavorazione. "Di solito è a metà produzione il momento in cui cambia qualcosa" ci racconta scherzando, "continuano ad ottimizzare e migliorare ogni dettaglio perché vogliono avere il prodotto migliore possibile. E' la ricetta del loro successo, in un certo senso." Una organizzazione creativa che si concretizza anche nella struttura fisica degli studi, che hanno un primo piano dedicato all'IT e tutte le persone che si occupano della parte tecnica, "che ci salvano da cataclismi informatici"; un secondo piano che ospita gli artisti, dai modellatori a chi si occupa di layout e rig delle figure, insomma la componente esecutiva; al terzo piano c'è invece la parte creativa, da chi si occupa della storia al design. "Ho visto cose dei prossimi anni e sono cose forti." Ci anticipa spiegandoci che si continuerà a sperimentare. "Ti piaceranno i prossimi progetti!" Un contesto in cui è inserita la figura imponente di John Lasseter, ora direttore creativo Disney Animation, e sempre presente con il suo sguardo come si evince anche da quanto detto prima. Una influenza, quella del papà di Pixar, che Dubay definisce "enorme", spiegandoci come "lo vedi camminare per lo studio continuamente ed ha tutte le review, le approvazioni, di più alto livello. Si chiamano JL Review, John Lasseter Review, e sono i momenti più temuti dagli artisti al lavoro."
La strada verso Big Hero 6
Cadetto alla Nunziatella a Napoli per tre anni, studi di chimica e laurea in Matematica per le Scienze della Comunicazione Multimediale, Stefano Dubay ha anche tanta "voglia d'avventura" che l'ha spinto a partire per l'America con una valigetta e neanche un posto dove dormire. Ma avventura a parte, gli USA sono stato ancora territorio di studio, dal corso intensivo Gnomon, due anni "a 360° su tutti gli aspetti del 3D". Un periodo a metà del quale già aveva trovato una internship presso gli Giant Studios che spaziano in molti campi (mentre al lavoro lì ha realizzato anche una rielaborazione del MK1 di Iron Man) e l'ha esposto fin da subito anche alla stampa 3D che ancora oggi usa col suo neonato studio e che "con una cifra contenuta ti permette di fare cose molto interessanti". Da lì alcune ulteriori esperienze, una proposta saltata per approdare alla ILM, una parentesi nella pubblicità, e l'arrivo in Sony dove si è occupato de Il figlio di Babbo Natale della Aardman. "Non conoscevo il settore, pensavo che fosse un lavoro più semplice di, per esempio, i Kaiju di Pacific Rim. Ma non è affatto vero, perché le forme sono tutte là, sono soltanto minimizzate," ci spiega ricordando il suo primo approccio, "ed è una essenzialità che non permette di nascondere errori di linea o di design." Per il film Aardman ha curato ambienti e personaggi; suo il design di Steve, ma soprattutto della renna anziana lavorando alla quale ammette di essersi divertito molto. Da lì l'invito di Zack Petrok, supervisore di tutto il settore modellazione, per arrivare alla Disney Animation dove ha lavorato ai tre ultimi lavori: Ralph Spaccatutto, Frozen e Big Hero 6. "Disney" ci spiega "è un posto splendido, il migliore dove abbia lavorato perché molto basato sull'artista. Nonostante la grandezza, tutto è molto umano."
Carbon Eye Complex
"Il confort di un lavoro fisso e ben retribuito, oltre all'onore di far parte di una realtà di questo tipo, rischiavano di farmi restare lì a vita e sarebbe stato più che dignitoso. Ho sentito che fosse questo il momento giusto per tentare una nuova avventura, più personale." Un complesso per ora basato su di lui e la sua creatività, ma che spera presto di affiancare con altri talenti per creare un movimento attivo ed interessante che diano vita alle diverse anime di questa realtà nascente. Al suo interno ci sono infatti diversi settori: lo studio vero e proprio di Stefano Dubay, quello in cui realizza i suoi dipinti e le sue sculture, chiamato The Womb@Carbon Eye Complex; la parte che si dedica alla gioielleria, Ignite@Carbon Eye Complex; Evoke@Carbon Eye Complex è invece la sezione che più si avvicina al lavoro già fatto fin qui, perché è quella in cui sviluppa le sue creature, dove crea i suoi personaggi. Un progetto ambizioso per il quale non possiamo che fare i nostri auguri a Stefano Dubay, che però non esclude un futuro ritorno al lavoro svolto negli ultimi anni, dato il suo curriculum. Un ritorno per il quale la tentazione è e sarà forte. "Per esempio ora stanno lavorando a Star Wars a Londra... è un grande amore della mia infanzia e la tentazione di propormi sarebbe fortissima!"