Il sesto giorno del Festival di Berlino si è aperto con Invisible Waves diretto dal thailandese Pen-Ek Ratanaruang che concorre per l'Orso d'Oro. Il film di Ratanaruang ci porta all'interno di un universo rarefatto, dove nulla sembra accadere e nulla accade. Se non fosse per la calibrata ed affascinante messa in scena, sarebbe difficile salvare il film da un giudizio negativo. Peccato.
In seguito, sempre per la sezione competitiva è stato presentato The Road to Guantanamo, l'ultimo film di Michael Winterbottom, una ricostruzione della tragica disavventura di tre giovani pakistani, che furono arrestati dal governo degli USA perchè sospettati di essere legati ad Al-Qaeda, e trasferiti nella base americana di Guantanamo. Il film alterna ricostruzioni di alcuni episodi di quanto accaduto, ad interviste ed interventi dei diretti interessati.
Terzo ed ultimo film in concorso presentato oggi, è stato It's Winter del regista anglo-iraniano Rafi Pitts. Il film è una lenta e malinconica visione di Pitts sulla stagione fredda. Il protagonista della storia è un uomo che arriva in un villaggio iraniano, ma ha difficoltà a cercare lavoro ed a relazionarsi con gli abitanti.
Nel pomeriggio il gradito ritorno del regista brasiliano Andrucha Waddington con The House Of Sand. Sorretto da un consorzio comprendente tutte le possibilità produttive brasiliane (da Walter Salles alle istituzioni culturali), il film racconta più di cinquant'anni di società brasiliana attraverso il percorso esistenziale di tre generazioni costrette a vivere ai margini della civilizzazione in corso.
Nella rassegna Perspektive Deutsches Kino, è stato presentato La grotta del cane giallo, docu-fiction tedesca che racconta di una famiglia nomade mongola, la cui figlia maggiore trova un cucciolo di cane in una grotta. Prossimamente in Italia, il film è delicato e commovente, e si avvale di scenografie sconfinate ed affascinanti.