Se c'è un film che incarna lo spirito dell'eccentricità e dello humor nero degli anni '80, è sicuramente Beetlejuice di Tim Burton. Un cult che ha lasciato un'impronta indelebile nella cultura popolare grazie alle sue scene stravaganti ed iconiche. Il 30 Marzo del 1988, Beetlejuice debuttava nei cinema degli Stati Uniti, acclamato dal pubblico e dalla critica e ben 36 anni dopo, nello stesso mese, verrò pubblicato il trailer del sequel, Beetlejuice Beetlejuice, in cui già riconosciamo il personaggio di Lydia Deetz, ormai cresciuto, interpretato sempre da Winona Ryder.
Allora, festeggiamo il compleanno del film preparandoci al sequel (nei cinema italiani il 4 Settembre 2024) ricordando le otto scene che hanno reso questo film un successo, ancora oggi amato dal pubblico di ogni età, influenzando generazioni di spettatori.
1. "Beetlejuice! Beetlejuice! Beetlejuice!"
Partiamo dal principio: la prima apparizione di Beetlejuice. E ripetere un nome per tre volte non è mai stato così pericoloso. L'introduzione del protagonista è una delle scene memorabili. Quando Barbara e Adam Maitland, interpretati rispettivamente da Geena Davis e Alec Baldwin, muoiono in un incidente stradale e si ritrovano come fantasmi nella loro casa, si confrontano con una burocrazia infernale (è il caso di dirlo!) e rifiutano più volte di chiedere aiuto a Beetlejuice, cercando di trovare altre soluzioni pur di non cedere alla sua forza oscura. Grazie ad un carismatico spot televisivo e ad un modellino che replica il cimitero della città, il bizzarro e caotico "bio-esorcista" riesce ad attirare l'attenzione dei due protagonisti su di sé, portandoli a scavare nello stesso modellino perché possa "rinascere" dalle sue... ceneri. La disperazione della coppia si scontra con le conseguenze legate all'averlo invocato: la scena del loro primo incontro è un mix di comicità, eccentricità ed una buona dose di spavento. Il personaggio di Beetlejuice, interpretato in modo magistrale da Michael Keaton, balza fuori dall'aldilà con la sua inimitabile personalità, lasciando spettatori e protagonisti estasiati e sconcertati allo stesso tempo, mentre veste come Adam, bacia Barbara e mangia insetti!
2. La cena... senza freni!
Se pronunciando per tre volte il nome di Beetlejuice visioniamo perfettamente l'apparizione di Michael Keaton ben truccato e pronto a godersi la sua rinascita, allo stesso modo, cantando a squarciagola Day - oh! con la giusta intonazione, quasi ci sembra di rivedere il clamoroso piatto di cocktail di gamberi che risucchia i volti degli ospiti a tavola alla fine di un folle ballo svolto da posseduti! I commensali infatti non si rendono subito conto di essere senza controllo e si lasciano andare a una danza sfrenata sulle note del canto popolare giamaicano Banana Boat Song. La coppia di fantasmi pensa di aver spaventato tutti ma in realtà li ha solo divertiti. Come potrebbe essere altrimenti, d'altronde? Per tutti gli appassionati di Tim Burton, questa canzone è diventata un chiaro richiamo al film, amata anche dagli autori di Willy, il principe di Bel-Air, i Simpson, Futurama e utilizzata anche da Gabriele Salvatores all'inizio di 1960. Anche chi non adora particolarmente il film avrà visto questa scena un milione di volte, con una coreografia ironica, accompagnata da sguardi smarriti ed espressioni di dissenso, elementi che contribuiscono a renderla iconica e spettacolare. Una curiosità torna immediatamente alla memoria e sembra non essere casuale: come abbiamo potuto apprezzare guardando il trailer del sequel, Beetlejuice Beetlejuice, sappiamo che nel cast è presente Jenna Ortega, che ha già dato prova di coordinazione e capacità legate alla danza nella serie Mercoledì, ideata sempre da Tim Burton: anche in quel caso si trattava di un ballo "senza controllo", subito diventato protagonista di stories e reel. Che Burton ci stia preparando ad un'altra clamorosa e folle danza? Chissà quante coreografie di balletti virali sarebbero nate se solo nel 1988, all'uscita del film, fossero esistiti i social!
3. La sala d'attesa dell'Aldilà
Questa sequenza introduce lo spettatore al regno degli spiriti e stabilisce le regole del mondo ultraterreno in modo magistrale. Quando Barbara e Adam scoprono il Manuale per i Morti (The Handbook for the Recently Deceased) e iniziano ad esplorare il mondo degli spiriti, ci immergiamo in un universo straordinario e surreale. La scena in cui i Maitland incontrano altri spiriti e imparano le regole del loro nuovo stato di esistenza è un viaggio attraverso la creatività visiva di Burton, con humor legato alle critiche e agli stereotipi sulla burocrazia (in vita e in morte) e con soggetti di ogni tipo morti per differenti ragioni e condannati a differenti pene. Con l'aiuto di effetti speciali innovativi e uno stile visivo unico, il regista ci trasporta in un mondo fantastico e al contempo inquietante, ideando modalità infernali per trascorrere l'eternità, porte incredibili in spazi surreali e concezione del tempo che scorre insolita e meravigliosa.
Inoltre, Tim Burton, si sa, è attento ai dettagli e adora stupire il suo pubblico con easter eggs e significati nascosti. Non è un caso che nella sala d'attesa venga annunciato l'arrivo di un aereo: il volo 409. Il riferimento è al reale incidente che coinvolse proprio il volo 409 della United Airlines nel 1955, con ben 66 vittime. Allo stesso modo, facendo riferimento ad una sala d'attesa dell'aldilà in qualche modo "collegata" al nostro mondo reale, i giocatori di football che ripetono "coach" all'assistente dei nostri protagonisti sono quelli del noto incidente del 1970: le 75 persone che persero la vita in una delle peggiori tragedie aeree dello sport della storia degli Stati Uniti. Insomma, lo stile di Burton si riconosce anche da questi piccoli particolari.
4. Il rebus
Lydia è una ragazzina speciale: nonostante sia ancora in vita può vedere e parlare con gli spiriti. Questa capacità è dovuta alla sua sensibilità unica e al suo sentirsi oscura e diversa dalla sua famiglia. Quando Beetlejuice realizza di poter sfruttare la sua abilità per renderla una sua vittima, tenta di farsi invocare dalla piccola Lydia. Le propone un rebus poiché non può pronunciare il suo stesso nome: l'apparizione di uno scarafaggio a dimensioni umane e di un succo di frutta al fianco di Lydia, rendono il nome molto chiaro alla ragazza, che sceglie, però, coscientemente, di non invocarlo. Cederà solo quando sarà inevitabile, spinta dal desiderio di aiutare i suoi amici. Lydia dunque conosce il suo nome, ma sceglie ciò che è giusto fare, dando prova di maturità e carattere.
In definitiva, il rebus di Beetlejuice, ben chiaro nelle nostre memorie, è molto più di un semplice enigma visivo; è uno dei simboli dell'ingegno e della creatività che permeano il mondo creato da Tim Burton in modo stravagante e un po' inquietante. È un momento che cattura l'immaginazione dello spettatore e aggiunge un altro strato di profondità a uno dei film più amati degli anni '80, poiché sentiamo il peso dell'intento di circuire la giovane donna e di ingannarla e allo stesso tempo la leggerezza utilizzata da Beetlejuice nei suoi giochi (che hanno intenti malefici dal primo momento). Inoltre, la scena del rebus, insieme agli effetti speciali usati, al cast preparato ed efficace e alla narrazione incredibile, contribuisce a rendere memorabile un nome che, ne siamo certi, dalla prima volta che vediamo il film, rimarrà indelebile nelle menti di qualsiasi spettatore.
5. Le scene...senza paura
Nonostante sia assolutamente innaturale per dei personaggi così pacifici ed equilibrati, Barbara e Adam devono concentrarsi (almeno secondo la burocrazia del mondo delle anime) a spaventare i nuovi inquilini della loro casa. I goffi tentativi dei due protagonisti diventano esilaranti scene, ognuna per motivi diversi: quando Barbara prova a strapparsi la pelle dal viso e Adam si stacca la testa dal collo (letteralmente), la reazione indifferente di Otho e Delia è tra le scene più divertenti dell'intero film! I due arrivano a indossare dei lenzuoli per simulare l'idea che avevano in vita degli spaventosi fantasmi canonici e stereotipati (pur essendo loro dei reali fantasmi).
I tentativi proseguono, ma niente sembra scalfire i nuovi inquilini della loro casa. La coppia allora si misura in una serie di trasformazioni improbabili, tentando di incutere terrore. I volti che creano sono incredibili, da lunghi becchi con occhi nelle dita a volti rimpiccioliti che si appoggiano su una lingua. L'umorismo stravagante di Burton e la sua maestria nel creare atmosfere surreali raggiungono il loro apice. La magia di queste trasformazioni? Il fatto che tifiamo perché loro risultino spaventosi, empatizzando coi nostri protagonisti e desiderando di saltare sulle sedie per dar loro manforte.
6. Il matrimonio infernale e il luna park dell'orrore
Il climax del film porta infine i personaggi in una battaglia epica contro Beetlejuice. Quando lo spirito inizia a trasformare la casa in un parco divertimenti dell'orrore, i Maitland, Lydia e gli altri abitanti della casa sono in pericolo. Lydia sembra quella che rischia di più, destinata ad essere legata per sempre allo spirito. Questa sequenza è una miscela di azione, comicità e momenti incredibili, che culminano in un finale esilarante e soddisfacente. Una delle scene più bizzarre e iconiche del film: il matrimonio infernale con Lydia è in stile Las Vegas e la sequenza comincia con una giostra posta come copricapo su Beetlejuice, mentre con una gag riesce a catapultare fuori dalla casa due degli ospiti di Charles ricreando un'attrazione del suo personale luna park dell'orrore.
Vestito in modo ridicolo e circondato da creature strane e macabre, Beetlejuice cerca di convincere la ragazza a sposarlo con l'anello rubato al dito di un cadavere con cui ha avuto una relazione dalle dinamiche poco chiare. Quando la ragazza (ovviamente) non accetta, Beetlejuice arriva ad imitare perfettamente la sua voce e a mostrare assenso per lei, tappandole la bocca. Questa scena è un concentrato di puro caos e stravaganza, con un mix di umorismo nero, ironia sul matrimonio (e sul concetto di unione per l'eternità), condito da momenti visivamente sorprendenti.
7. I Vermi delle Sabbie
Non esistono confini nell'aldilà inscenato da Tim Burton. Eppure, non sempre questo è un bene. A quanto pare, non è solo l'attesa ad essere smisurata ed infinita nel regno delle anime: anche lo spazio è regolato in modo assai strano e risulta strettamente collegato alla dimora dei nostri protagonisti. Se solo provano ad abbandonare la loro casa si ritrovano in un non-luogo dove è difficile orientarsi e dove si viene perseguitati da enormi vermi della sabbia. Un escamotage narrativo che costringe Barbara e Adam ad affrontare la loro nuova realtà: quella di infestare la loro stessa casa e spaventare i nuovi inquilini. Sembrerebbe non esserci nessuna alternativa a ciò, se non il conflitto con un mondo di vivi che vuole ridurli ad anime tormentate o il deserto in cui vermi giganteschi vogliono divorarli. Queste creature terrorizzano i morti e li costringono a rimanere segregati negli spazi a loro destinati per l'eternità. E a svolgere obbligatoriamente i loro compiti. Non è chiaro cosa possano effettivamente fare alle anime già morte, ma incutono loro terrore. Sono l'equivalente dei fantasmi e degli spettri per noi vivi, in sintesi. Eppure, pur di salvare la piccola Lydia, l'istinto materno di Barbara la porterà a dominare una di queste creature, cavalcarla e utilizzarla come "arma" contro Beetlejuice. Una scena epica, che racconta il coraggio e l'amore della protagonista principale e, in più, sintetizza la resa di Beetlejuice - Spiritello porcello: in un unico gesto, Barbara diventa la nostra eroina, Lydia torna ad essere libera e il pubblico rivolge un veloce addio al cattivissimo "spiritello porcello", con un paio di inquadrature.
8. Shake,Senora!
Abbiamo già verificato quanto in Beetlejuice sia iconica la scelta musicale, tanto da rendere memorabile la scena della cena con gli ospiti; ma come dimenticare l'immagine di Winona Ryder mentre balla a mezz'aria Jump in the line nella sequenza finale? Dopo essersi sentita sola e aver pensato di "saltare" nel mondo dei morti (in tutti i sensi!), la piccola Lydia è circondata dall'affetto di due diverse coppie di genitori e colleziona bei voti a scuola per poter essere premiata. Come? Facendosi sollevare da terra e ballando in piena musica caraibica Calypso. E allora "salta nella fila" di coloro che gioiscono, tornata ad essere festosa nel mondo dei vivi e ancora collegata al mondo dei morti, felice dell'ottima convivenza di entrambe le sue realtà.
Un finale che ci lascia soddisfatti, sorridendo dell'epilogo inaspettato e del lieto fine per tutti; un finale che rispetta la natura di ogni personaggio: Barbara ha appagato il suo istinto materno, presente e dichiarato già dai primi dieci minuti di film, Delia, la matrigna di Lydia, può dedicarsi alle sue sculture ispirandosi alle trasformazioni di Beetlejuice, Adam può continuare a creare il suo modellino della città grazie alle foto della ragazza, che lo mantengono aggiornato sulle ristrutturazioni di ogni monumento mentre Charles, il padre di Lydia, può continuare a... beh, ad essere Charles! Da sempre concentrato sugli immobili e catapultato nel suo personale mondo di fantasia, si sofferma molto sullo studio della convivenza con le anime nella stessa casa, dedicandosi ai suoi pensieri, sicuro che sua figlia sia in ottime mani. Una scena che trasmette un'incredibile tranquillità e l'idea di una famiglia meravigliosa anche se allargata un po'...diversa dal solito!