In Beata ignoranza Carolina Crescentini, Valeria Bilello e Teresa Romagnoli devono tenere testa ai due protagonisti (Alessandro Gassmann e Marco Giallini, che danno corpo e voce ai professori di liceo Filippo ed Ernesto), entrambi con un rapporto malsano con i social network che tende a rubare la scena per estro e simpatia: interpreti rispettivamente di Marianna, fidanzata prima di uno e poi moglie dell'altro, Margherita, insegnante che apprezza la compagnia di entrambi, e Nina, figlia di uno dei due, le attrici, durante la conferenza stampa e le interviste del film diretto da Massimiliano Bruno, hanno preso le difese dei loro personaggi.
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Donne, uomini e relazioni: uguaglianza anche su questo fronte
Nina, ragazza che coinvolge i due protagonisti nella realizzazione di un documentario sul rapporto con i social, non è trattata esattamente con i guanti da loro, proprio come è successo all'attrice sul set: "Lavorare con Marco è stata una sfida: lui non dico che mi insulta, ma mi mette sempre in discussione. È stato come avere due fratelli maggiori" ha detto candidamente, così come ha difeso il personaggio di Margherita, donna che ha diverse relazioni e che per questo viene etichettata da Ernesto, che si affeziona a lei, come una poco di buono: "Nel 2017 voglio sperare che non ci sia più differenza tra uomini e donne su come vivere la sessualità" ha detto Romagnoli, continuando: "È molto retrò questo pensiero. Lavoriamo come gli uomini, dobbiamo avere libertà anche in questo". D'accordo anche Bilello, che a Margherita ha dato volto e corpo: "Mi piace questo personaggio: la cosa bella di Margherita è che è sicura di sé, libera. Purtroppo una cosa che mi ferisce è che ancora oggi c'è del pregiudizio nei confronti di chi vive liberamente la propria sessualità, anche nelle donne stesse".
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"Sono visto dunque sono"
Altro aspetto centrale del film è il rapporto con i social. Per Crescentini, "i social sono molto utili: grazia a loro mi informo, mi metto in contatto con persone lontane. Un aspetto che non viene affrontato spesso però è che la vita dietro lo schermo è diversa: tutelato da uno schermo dici cose che non avresti mai il coraggio di dire in faccia a un'altra persona, sei più aggressivo, magari dal vivo non avresti il coraggio di dire nulla. Non stiamo cambiando, queste persone che fanno battaglie su internet magari non sono mai andate in piazza a protestare. Pensiamo 'sono visto dunque sono': in realtà non è così. È una facciata".