Si dimostrano infondate le voci che volevano la rivelazione dell'identità dell'ultimo dei Final Five e dodicesimo Cylon umanoide prevista già per questo episodio, Six of One: il mistero permane, anche se in un'intervista Ronald D. Moore ha lasciato intendere che non si tratta nessuno dei personaggi centrali (Starbuck, Roslin, Baltar, Helo, Bill e Lee Adama - ovvero i personaggi non-Cylon ritratti nell'immagine promozionale che cita la leonardesca Ultima cena, in cui manca proprio un "tredicesimo", il Final One). D'altra parte, novità sul conto dei nemici dell'umanità superstite non mancano: torniamo in questo episodio a bordo della nave di comando dei Cylon, dove i sei leader umanoidi rimasti dopo il decommissionamento del numero tre, D'Anna, affrontano il problema dell'ammutinamento dei Raider, che hanno fermato l'attacco alla flotta coloniale nell'episodio precedente, He That Believeth in Me. Mentre Six, o, più precisamente, una Six con i capelli biondo miele come la Gina Inviere di Pegasus - la quale, sempre secondo Ron Moore, dovrebbe chiamarsi Natalie - intuisce che l'incidente possa essere legato alla presenza dei Final Five nella flotta (e infatti i Raider si sono fermati dopo aver "incrociato" il Viper di Samuel Anders). Ma il numero uno, Cavil, è di diverso avviso, e, con il sostegno dei modelli quattro e cinque e di una otto (Boomer, ripescata dall'oblio per l'occasione), ottiene la liberatoria per efettuare una riprogrammazione dei Raider, una sorta di "lobotomia" che permetterà di tenerli sempre in scacco. I sei, i due (Leoben) e i rimanenti otto disapprovano perché ritengono i Raider esseri senzienti che hanno un ruolo nel grande disegno che ha portato i Cylon ad agire come hanno fatto, e rispondono regalando maggiore indipendenza ai Centurioni, che immediatamente prendono parte alla ribellione sterminando Cavil e i suoi. Ora, sappiamo bene che rinasceranno in una delle Resurrection Ships; e la rivolta dei sei, dei due e degli otto contro gli altri tre modelli potrebbe anche significare un prossimo ritorno di D'Anna, richiamata a fare da ago della bilancia.
Sulla situazione politica della flotta, invece, non abbiamo aggiornamenti, a parte il preoccupante aggravarsi delle condizioni di salute della Presidente Roslin; ma d'ora in poi ci sarà da considerare in questo ambito anche il ruolo di Lee Adama, che abbandona definitivamente la carriera militare e la nave del padre per entrare, su invito di Tom Zarek, nell'organo legislativo delle Colonie, il Quorum of Twelve (presumibilmente in qualità di rappresentante di Caprica, sua colonia di origine).
L'addio ad Apollo è occasione di grandi libagioni e di una commovente cerimonia per l'equipaggio di Galactica, ma per Lee il momento più intenso è il saluto all'ormai ex moglie Anastasia Dualla, e, naturalmente, a Starbuck.
Avevamo lasciato quest'ultima e la sua irrecuperabile testa calda alle prese con un tentativo di sequestro ai danni di Laura Roslin. Disperata perché la nave sta viaggiando nella direzione sbagliata e certa di essere in procinto di perdere la sua intuizione sulla posizione della Terra, Kara ricorda a Laura come, quando lei ebbe la sua "visione", l'allora tenente Thrace partì per l'invasa Caprica per trovare la freccia di Apollo, e le chiede di ucciderla se è così convinta che sia un Cylon. Per tutta risposta, la presidente spara un colpo che (in maniera assai significativa) si conficca, anziché nella testolina bionda di Starbuck, in una fotografia che ritrae la stessa Roslin al fianco di Bill Adama. Questi, furioso, fa gettare Kara in cella per avere, immediatamente dopo, un'animata discussione con la presidente, a conclusione della quale si rende conto di credere alla giovane pilota nonostante la granitica resistenza di Laura. Alle spalle della Presidente delle Colonie, dunque, prepara, per Starbuck e un equipaggio scelto, una missione segreta alla ricerca della Terra.
Ma torniamo ai Cylon, o meglio, ai Cylon umanoidi ancora in incognito nella flotta: persuasi che la scoperta dell'identità dell'ultimo dei Final Five possa essere elemento chiarificatore del loro destino, Tigh, Tyrol e Anders decidono di avvicinare la persona che conoscono che con i Cylon ha avuto rapporti più "intimi", ovvero Gaius Baltar, e di farlo attraverso il membro del piccolo comitato che ha maggiori possibilità di cattivarsi le sue attenzioni: la bella Tory Foster. Questa, inizialmente non certo entusiasta, non sembra poi aver problemi a entrare con Baltar negli stessi termini di confidenza di Six (e di tante altre). Ma oltre a ribadire le qualità misteriose del fascino di Baltar, gli sceneggiatori insistono anche sull'analogia cristologica già riemersa con il miracolo di He That Believeth in Me. Ora il culto di Baltar è pubblico, la miracolosa guarigione del bambino è discussa a bordo di tutte le navi della flotta, ma la sua guida spirituale, la Six interiore, sembra essere scomparsa, sostituita (orrore!) da un secondo Baltar virtuale.
Insomma, Six of One è un episodio interlocutorio dal punto di vista dello sviluppo della trama e dell'azione, ma dimostra, neanche ce ne fosse bisogno, che uno dei punti di forza di Battlestar Galactica è la tensione tra i personaggi e la scrittura dei dialoghi (per altro recitati in maniera magnifica, soprattutto dai soliti, bravissimi Mary McDonnell e Edward James Olmos), nonché la capacità invidiabile degli autori di fuorviare gli spettatori in preparazione di spiazzanti colpi di scena. E adesso che siamo tutti indispettiti da Laura Roslin, e il nostro cuore è con Starbuck e la sua missione-Terra, cos'altro ci aspetta?