Batman – The Animated Series: perché la serie animata è un capolavoro anni '90

Fritz Lang, i toni del noir, la risata del Joker e il motore di un ricordo che torna ad accendersi: la serie animata anni '90 di Batman è arrivata su Netflix, segnando una reunion con il nostro passato.

Batman – The Animated Series: perché la serie animata è un capolavoro anni '90

Quasi non ci credevamo, quando abbiamo letto l'annuncio: Netflix che (ri)porta in Italia la serie animata di Batman. E, per l'occasione, partiamo da un concetto, e rimarchiamo l'articolo determinativo: questa è 'la' serie animata anni '90 per eccellenza. È un feticcio, il ricordo, la nostalgia tornata in superficie. Un punto di riferimento nella serialità, la prova provata di quanto alcune opere riescono ad essere a-temporali, superando i confini delle generazioni. Poi, probabilmente esagerando, ma con la cognizione di causa nel contesto storiografico, narrativo e popolare, Batman: The Animated Series, sviluppata da Bruce Timm ed Eric Radomski è la miglior trasposizione dedicata all'Uomo Pipistrello. Più di Tim Burton, più di Christopher Nolan, più di Matt Reeves? Forse sì, e con un motivo, che esplode fin dalla mitica sigla, accompagnata dalle note di Danny Elfmann, che si rifanno ai noir degli Anni 40: il tono riesce infatti a rispettare, esaltandola, l'idea di Bob Kane e di Bill Finger quando, nel 1939, hanno creato Batman.

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Il logo storico di Batman The Animated Series

Quella sigla, che sicuramente non salteremo su Netflix, riascoltata a trent'anni di distanza, ci fa provare le stesse vibrazioni, la stessa eccitazione e l'identico coinvolgimento: quale avventura affronterà, questa volta, il Cavaliere Oscuro? Chi sarà il cattivo da sconfiggere? Spauracchio, Due Facce, il Pinguino o quel meraviglioso Joker, che nella versione originale era doppiato da Mark Hamill? In fondo, ogni puntata (due stagioni, 85 episodi) era un capolavoro a sé: auto-conclusive o divise in due parti, avvolte da una coltre nerissima, quasi onirica nella verticalità di Gotham City, dipinta di rosso e di nero. Una potente classicità, ma anche una netta contrapposizione in senso narrativo e figurativo, in qualche modo avanguardista nella poetica animata degli anni '90.

Batman - The Animated Series è su Netflix: una reunion con il nostro passato

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Batman!

A proposito di oscurità, se questo articolo che accompagna la reunion tra noi e il Batman animato (che ha dato poi vita a due incredibili film, Batman - La maschera del Fantasma e Batman & Mr. Freezee: SubZero) è mosso innanzitutto da una certa emotività riguardo le aspettative che ha saputo costruire sull'immaginario di un bambino (e ci riferiamo al concetto di bene e di male, ma anche sul contesto geografico: la New York vestita da Gotham l'abbiamo scoperta grazie alla serie), vanno necessariamente rintracciate le influenze artistiche che hanno mosso i creatori e gli sceneggiatori, Paul Dini e Michael Reaves (stesso autore di un altro capolavoro d'animazione, Gargoyles - Il risveglio degli eroi): toni neri, qualità sopraffina, il gusto di un'estetica vintage, fumosa e dark, miscelando Tim Burton alla disillusione dei noir di Robert Siodmak o di John Huston.

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La Gotham City espressionista

Alta classe, alta scuola, e le tavole animate che riprendono le figure stilizzate nell'ottica di un grandangolo, giocando con le ombre lunghe e con la geografia circostante: la metropoli, centrale nell'anima del noir, viene resa protagonista nel suo ineluttabile spirito sfuggente, divenendo il palcoscenico di un detective mascherato da pipistrello (cosa che riprenderà Matt Reeves in The Batman, conscio di quanto Gotham sia vitale). Ancora, nel Batman degli Anni 90, c'è l'esatto incontro tra il patrimonio noir e l'espressionismo tedesco, con un accenno di hard boiled alla Raymond Chandler: innegabile quanto la serie contenga nell'insieme l'espressionismo di Fritz Lang e di Murnau, con una Gotham City ispirata a Metropolis, e con Il Pinguino che pare Peter Lorre in M - Il mostro di Düsseldorf.

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Gli Anni 90, una decade irripetibile

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Batman e Joker

Una poetica, ve lo garantiamo, capace già all'epoca di colpire trasversalmente sia il pubblico adulto che il pubblico più giovane. Perché è chiaro quanto Batman: The Animated Series occupi in pianta stabile uno spazio del nostro immaginario, di chi ha avuto la fortuna di vivere una decade irripetibile per suggestioni, sperimentazioni, iconografia. Più matura degli 80s, più intraprendente dei 00s, naturalmente più libera di oggi. La serie animata di Batman, chissà, oggi sarebbe ben più schematica, meno sperimentale nello sguardo.

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Tutti i cattivi di Batman TAS

Andata in onda originariamente su Fox Kids dal 1992 al 1995, arrivò in Italia per la prima volta nel 1993, riempiendo i pomeriggi di Canale 5. E sì, chi scrive, quei pomeriggi li ricorda benissimo, con lucida emozione: Batman, grazie a Bruce Timm ed Eric Radomski (portandosi a casa innumerevoli premi e il plauso unanime della critica), era nuovamente diventato un punto di riferimento, simbolo di giustizia nella sua complessità psichica, sfaccettato nella sua identità spaccata in due.

Da lì, una montagna di giocattoli, di merchandising, videogiochi e un album Panini perso, ahinoi, chissà in quale cassetto (e oggi potrebbe valere una fortuna, come se fosse un tesoro nascosto). Ed è ovvio che l'arrivo su Netflix di Batman The Animated Series cavalchi una certa saudade generazionale, che lo streaming prova a colmare (ed enfatizzare) riproponendo quei punti di riferimento ormai dispersi e frammentati, in base ad una standardizzazione dei contenuti. In qualche modo, oltre a riproporre un folgorante esempio di serialità animata, ritorniamo al futuro sospirando con il passato, ripensando a quei pomeriggi insieme a Bruce Wayne. Del resto, in tempi oscuri, non c'è nulla di più forte della memoria e della nostalgia. E a salvarci, ancora una volta, ecco spuntare un uomo vestito da pipistrello.