Il dubbio può motivarti, perciò non bisogna averne paura. La sicurezza e il dubbio sono i due opposti della scala, e abbiamo bisogno di entrambi: si compensano l'uno con l'altro.
Chi conosce la carriera di Barbra Streisand avrà notato una curiosa analogia che collega i ruoli da lei interpretati con la sua immagine pubblica di persona e di artista: perché in qualche modo quasi tutti i personaggi a cui l'attrice newyorkese ha dato vita sul grande schermo ci restituiscono il ritratto di donne 'toste' e caparbie, capaci di far leva sulle loro fragilità e insicurezze per reagire agli ostacoli dell'esistenza, per superare le limitazioni imposte dalla famiglia o dalla società e per raggiungere gli obiettivi prefissati, anche quando si tratta di giocare contro tutte le probabilità.
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Barbra, la grinta di una star dalla voce d'angelo
In quest'ottica, il 'personaggio' Barbra Streisand e le sue eroine cinematografiche costituiscono una declinazione di femminismo inteso come tendenza ad affrontare e superare le sfide di tutti i giorni; o in senso più ampio del coraggio di battersi per ciò in cui si crede, perfino nelle condizioni più avverse. Ciò non significa, tuttavia, che la Streisand si sia specializzata in un filone di cinema impegnato e militante: al contrario, la determinazione e la forza d'animo dei suoi ruoli sono state espresse più volte in chiave brillante o perfino comica, spesso adoperando le armi dell'ironia e dell'autoironia. Pertanto, l'infaticabile Barbra ha dato volto e voce a un senso di indipendenza squisitamente femminile attraversando i generi più diversi: che si tratti dell'astuta imprenditrice Dolly Levi, impegnata a gestire i destini sentimentali propri e altrui nel frivolo musical Hello, Dolly! di Gene Kelly (1969), o di Claudia Draper, prostituta d'alto bordo decisa a difendersi in un processo per omicidio senza rinunciare alla propria dignità nel dramma giudiziario Pazza di Martin Ritt (1987).
Ed è arduo non cogliere, in questa predilezione per donne audaci e ostinate, dei riflessi della storia personale di Barbara Joan Streisand, nata a Brooklyn il 24 aprile 1942, rimasta orfana di padre fin da bambina (l'assenza della figura paterna sarà un tema ricorrente in più di un suo film) e disposta a cimentarsi con fatiche e sacrifici pur di riuscire a dimostrare le proprie doti d'attrice: impresa non facile, per un'adolescente di umile estrazione sociale e con una bellezza molto distante dai canoni delle tipiche sex symbol degli anni Cinquanta e Sessanta. Barbra però non si è data per vinta, sottolineando i tratti marcati di quel volto che il celebre fotografo Cecil Beaton avrebbe definito come "un dipinto proveniente da diverse epoche storiche" e sfruttando al meglio il talento miracoloso ricevuto in dono: quella voce inconfondibile, straordinariamente potente e in grado di dispiegarsi lungo una gamma vastissima di sfumature emotive. La voce che nel 1961, appena diciannovenne, le ha permesso di debuttare sui palcoscenici di Broadway, e che dall'anno seguente le avrebbe aperto le porte a una carriera nell'industria discografica che dura tutt'oggi.
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La frequente fusione fra musica e cinema, che per Barbra Streisand sono andati più volte di pari passo, l'impegno in prima fila nelle lotte per l'uguaglianza, i diritti civili e le cause benefiche e umanitarie (da anni, con il suo Barbra Streisand Women's Heart Center, raccoglie fondi per l'informazione e la ricerca contro le malattie cardiovascolari), la sua attività di cantante, con centosettanta milioni di dischi venduti in tutto il mondo, e le sue fortunate prove in qualità di regista e produttrice, culminate nel 1991 con l'enorme successo del dramma sentimentale Il principe delle maree, da lei stessa diretto e interpretato (accanto a Nick Nolte) e candidato all'Oscar come miglior film, sono solo alcuni fra gli aspetti di una delle icone più amate della cultura popolare. E oggi, in occasione del settantacinquesimo compleanno di questa superstar dal carisma inossidabile, rendiamo omaggio alla filmografia della Streisand proponendovi una classifica delle sue migliori performance sul grande schermo...
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5. È nata una stella
In questi giorni sono in corso le riprese della quarta versione, con Lady Gaga e Bradley Cooper, ma in passato la storia di È nata una stella era già stata portata al cinema ben tre volte. Dopo l'originale del 1937 con Janet Gaynor e il capolavoro del 1954 con Judy Garland, nel 1976 è stata Barbra Streisand a calarsi nella parte di Esther Hoffman nel musical diretto da Frank Pierson e ambientato, a differenza dei precedenti, nel mondo del rock anziché a Hollywood, dove Esther, sconosciuta cantante di night club, si innamora di John Norman Howard (Kris Kristofferson), divo del rock immerso in una spirale autodistruttiva, il quale la aiuterà a sfondare nello show business. Campione d'incassi in patria, dove si è affermato come uno dei maggiori successi commerciali del decennio, È nata una stella è valso alla Streisand il Golden Globe come miglior attrice per una performance carica di pathos; per il film di Pierson, inoltre, Barbra si è aggiudicata anche il premio Oscar per la miglior canzone originale in qualità di autrice del brano Evergreen.
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4. Ma papà ti manda sola?
Altro enorme successo di pubblico, Ma papà ti manda sola? (What's Up, Doc? in originale) è una sorta di remake realizzato nel 1972 da Peter Bogdanovich rivistando un classico della screwball comedy americana del 1938, Susanna! di Howard Hawks. E Barbra Streisand, sfoderando una verve degna di Katharine Hepburn, offre la sua migliore prova comica di sempre nei panni di Judy Maxwell, ragazza vivace e scatenata le cui attenzioni indesiderate travolgono l'impacciato musicologo Howard Bannister (Ryan O'Neal), giunto a San Francisco per presentare un progetto di ricerca ma coinvolto suo malgrado in una catena di equivoci e di catastrofi. In un film dal ritmo trascinante costruito su un'esilarante catena di gag, l'accoppiata fra O'Neal e la Streisand, circondati da un'efficace squadra di caratteristi, riesce a produrre scintille, al punto che i due torneranno a recitare insieme nel 1979 in un'altra commedia romantica, Ma che sei tutta matta?.
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3. Yentl
Fra i progetti più rischiosi e apprezzati nella carriera di Barbra Streisand c'è la trasposizione, da lei sceneggiata, prodotta, diretta e interpretata, di una novella dello scrittore Isaac Bashevis Singer: Yentl, debutto alla regia della Streisand, ricompensata per l'occasione con due Golden Globe (miglior commedia/musical e miglior regista). Un "sogno nel cassetto" inseguito per quindici anni, fra i dubbi delle case di produzione e continui rinvii, e concretizzatosi finalmente nel 1983 con questo racconto di formazione in chiave musicale: la storia di Yentl Mendel, una ragazza ebrea che, nella Polonia dei primi del Novecento, dopo la morte del padre decide di travestirsi in abiti maschili e, con il nome di Anshel, viene ammessa in una scuola religiosa per soli uomini, dove si innamora del compagno di studi Avigdor (Mandy Patinkin), senza potergli rivelare la propria identità. Nel duplice ruolo di Yentl/Anshel, la Streisand riesce a convogliare le insicurezze e le paure di una giovane donna in un mondo di uomini, la sua caparbietà nel voler perseguire la propria vocazione di studiosa e l'amore inconfessabile per Avigdor.
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2. Funny Girl
Se esiste una parte che Barbra Streisand sembra nata per interpretare è senza dubbio quella di Fanny Brice, star del palcoscenico fra gli anni Venti e Trenta, la cui scalata verso la popolarità è al cuore del musical teatrale Funny Girl, portato a Broadway dalla Streisand nel 1964 e approdato al cinema quattro anni più tardi in un film diretto dal grande William Wyler. Oltre ad includere alcuni numeri musicali fra i più famosi nel repertorio di Barbra, da People a Don't Rain on My Parade, Funny Girl le ha permesso di mettere in risalto al contempo le sue doti di attrice brillante e una profondità drammatica che emerge soprattutto nella ricostruzione dell'amore tormentato tra Fanny e il giocatore d'azzardo Nicky Arnstein (Omar Sharif). Maggior incasso del 1968 negli Stati Uniti, Funny Girl ha segnato uno dei debutti più applauditi negli annali di Hollywood e ha fatto conquistare alla Streisand il premio Oscar e il Golden Globe come miglior attrice. Sette anni dopo la diva sarebbe tornata a vestire i panni di Fanny Brice in un sequel dal titolo Funny Lady, diretto da Herbert Ross.
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1. Come eravamo
Se Funny Girl ha rappresentato l'immediata consacrazione di una star della musica pronta a 'trasferire' il proprio talento anche al cinema, nel 1973 Barbra Streisand ci ha regalato una prova d'attrice, se possibile, ancora più memorabile, in un film che resta probabilmente il capitolo più alto della sua filmografia e che le è valso una seconda nomination all'Oscar come miglior attrice: Come eravamo. Ambientato fra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta, il capolavoro di Sydney Pollack ripercorre la storia d'amore, a partire dai tempi dell'università, fra Katie Morosky, attivista di sinistra e paladina nelle campagne per i diritti civili e la libertà d'espressione, e Hubbell Gardiner (Robert Redford), aspirante scrittore la cui coscienza politica sarà stimolata proprio tramite il suo rapporto con Katie. Dall'epoca della Seconda Guerra Mondiale fino alla "caccia alle streghe" durante il Maccartismo, Come eravamo fonde vent'anni di storia sociale americana con una delle più intense love story del grande schermo; e la Streisand, nei panni di questa giovane donna fiera, idealista e combattiva, costantemente divisa fra sentimenti privati e principi morali, ci consegna una performance da antologia, creando una delle eroine romantiche più belle e carismatiche della settima arte.
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