Se c'è un genere di film che negli ultimi anni è stato esplorato in lungo e in largo al cinema è senza dubbio il post apocalittico: da una parte permette ad autori e registi di intrattenere il pubblico con lunghe sequenze action, dosando i brividi e coinvolgendo chi guarda in adrenalinici viaggi alla scoperta del nuovo mondo in cui l'umanità è costretta a vivere, dall'altra ha la possibilità di esplorare come si evolvono i rapporti interpersonali - spesso e volentieri i favoriti sono quelli familiari - in situazioni di sopravvivenza estrema, dando quindi il giusto spazio all'introspezione e a all'approfondimento dei personaggi. Come vedremo in questa recensione di Awake, un film che appartiene proprio a questo genere e che è appena arrivato su Netflix, non sempre è facile trovare il giusto equilibrio tra la componente action e quella introspettiva, cosa che - come è accaduto in questo caso - mette velocemente a repentaglio il ritmo della pellicola.
Trattandosi di una tipologia di storia che, come dicevamo, è stata raccontata più e più volte su grande e piccolo schermo, non è nemmeno così semplice trovare una prospettiva nuova ed originale attraverso cui narrarla: a visione inoltrata di Awake non possiamo che notare quanto certe dinamiche sappiano di già visto e quanto siano prevedibili le svolte che la trama sta per prendere (soprattuto per quanto riguarda il finale). Per funzionare davvero un film di questo tipo dovrebbe puntare da un lato sull'approfondimento dei personaggi - del loro background, delle relazioni che li legano - per farci empatizzare il più possibile con loro, dall'altro sul worldbuilding: il mondo in cui i nostri protagonisti si muovono deve essere descritto con dovizia di particolari, i confini in cui la nostra storia cresce e si sviluppa devono essere convincenti. Nel film di Mark Raso, a nostro parere, nessuno di questi due requisiti viene soddisfatto e lo spettatore si trascina verso il finale mai completamente catturato da quanto sta accadendo sullo schermo.
Un mondo in cui non si può più dormire
Al centro di questa storia troviamo Jill (Gina Rodriguez), madre di un adolescente con cui è in costante conflitto, Noah (Lucius Hoyos), e di una bambina, Matilda (Ariana Greenblatt, vista di recente in Love and Monsters, sempre su Netflix), intelligente e sensibile. Jill ha perso la custodia dei figli dopo la morte del marito sul campo, come lei era infatti un militare: la donna, che lotta per superare un forte stress post-traumatico, sta cercando di riprendere in mano la propria vita e potersi così nuovamente occupare di Noah e Matilda, che ora vivono con la nonna. Dopo un turno di notte nell'università in cui lavora come guardia di sicurezza, Jill va a prendere i suoi figli per passare la giornata con loro ma, mentre sono per strada, uno strano fenomeno solare fa sì che tutti gli oggetti elettronici, dalle auto ai telefoni, smettano di funzionare all'improvviso. Dopo aver rischiato la vita in un grave incidente - la piccola Matilda deve essere rianimata da un gruppo di poliziotti fortuitamente accorsi - Jill ed i suoi scopriranno che quanto è accaduto innanzitutto ha una portata globale, non si tratta quindi di un attentato terroristico, e che il malfunzionamento della tecnologia non è l'unica terribile conseguenza di quanto è misteriosamente accaduto.
Il genere umano ha infatti perso la capacità di dormire e le conseguenze della privazione del sonno - che Jill conosce molto bene, visto che era proprio uno degli strumenti di tortura che era costretta ad usare con i prigionieri di guerra - hanno un decorso molto più accelerato sulle persone, portandole velocemente alla morte. In questo drammatico scenario c'è però una speranza: la piccola Matilda sembra essere l'unica ancora in grado di dormire. Un gruppo di scienziati e di soldati ha creato una piccola base operativa dispersa nelle campagne, e cercare di raggiungerli sembra essere l'unica possibilità per salvare il genere umano dalla rapida distruzione. Ma il tempo scorre, e la strada che Jill ed i suoi due figli si trovano davanti è irta di ostacoli e di pericoli.
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Caratterizzazione dei personaggi e worldbuilding
Come vi anticipavamo, pur partendo da premesse piuttosto interessanti (anche se non particolarmente originali), Awake trova i suoi punti più deboli nella caratterizzazione dei personaggi e nel worldbuilding. Intuiamo, per esempio, che Jill ha alle spalle un passato molto traumatico, che la morte del padre di famiglia ha influenzato in modo devastante tanto la sua vita come quella dei suoi figli. A parte, però, le poche informazioni che ci vengono date per comprendere certi comportamenti dei personaggi, non si va mai davvero al di là di quello che troviamo sulla superficie. Difficile, quindi, sviluppare empatia nei confronti dei protagonisti. Anche il discorso dei trascorsi di Jill, delle sue esperienze sul campo di battaglia e delle torture imposte sui prigionieri di guerra, pur essendo un tema così centrale visto quanto accade durante il film, non viene mai approfondito. Un vero peccato, perché avrebbe offerto spunti davvero interessanti. Anche quella che ci viene presentata come una sorta di villain - una dottoressa che Jill aveva conosciuto durante i suoi anni da soldatessa - viene relegata ad un ruolo misero e quasi ininfluente, non aggiungendo alla storia tensione drammatica che ci aspetteremmo.
La costruzione del contesto in cui si muovono i nostri personaggi è a nostro parere ancor più carente. Il mondo crolla in poche ore, vediamo qua e là assalti alle farmacie e piccoli scoppi di situazioni violente, gruppi di persone che cercano rifugio nella religione e le autorità che non riescono a mantenere il controllo. Non riusciamo però mai a comprendere veramente la complessità e la vastità di quanto stia accadendo, né nella città in cui i personaggi si trovano né nel resto del mondo (di cui non sappiamo assolutamente nulla). Anche gli ostacoli che i nostri si trovano ad affrontare lungo la via non sono poi così spaventosi, ed i problemi vengono risolti con fin troppa facilità. Uno scenario drammatico quello di Awake, ma forse non così tanto quanto saremmo portati ad immaginare per una situazione di questo tipo. Una volta arrivati, svogliatamente, al termine della visione ci chiediamo che cosa ci resterà di una storia che non ha dalla sua né una trama originale né un intreccio e delle atmosfere particolarmente avvincenti. Come altri film di questo tipo è probabile che si perda nella vastità del catalogo Netflix.
Conclusioni
Concludiamo questa recensione di Awake sottolineando ancora una volta quanto questo film non sia né particolarmente avvincente né, tantomeno, capace di caratterizzare bene i suoi protagonisti in modo da creare empatia con lo spettatore. La storia parte da delle premesse interessanti ma non viene sviluppata al meglio.
Perché ci piace
- Le premesse interessanti, seppur non particolarmente originali, da cui prende il via la storia.
Cosa non va
- La scarsa caratterizzazione dei personaggi.
- Il contesto in cui è ambientata la storia non viene sviluppato al meglio.
- La trama prende svolte piuttosto prevedibili.