È uno degli anime (e manga) che più hanno influito sulla cultura pop degli ultimi anni, L'attacco dei giganti è un'opera monumentale che, raggiungendo la fama globale, ha più di altre conquistato non solo gli appassionati ma anche tanti spettatori o lettori occasionali. Azione, horror, dramma e mistery fusi in un'unica grande storia il cui percorso era tracciato fin dall'inizio, proprio come il destino dei suoi protagonisti, quel destino che si porta a compimento in Attack on Titan: The Last Attack, lungometraggio conclusivo dell'anime che porta su grande schermo la strenua lotta per la salvezza dell'umanità da parte dei superstiti dell'Armata ricognitiva e che ora arriva anche da noi per un'uscita evento dal 3 al 5 marzo 2025.

Ovviamente tutti i fan sanno già come la storia si conclude, poiché la serie ha rilasciato gli episodi finali a novembre del 2023, ma l'opportunità di vedere l'epico finale al cinema, almeno secondo noi, vale di per sé il prezzo del biglietto. Questo, però, non è il solo motivo per il quale vi consigliamo di assistere ancora una volta agli episodi conclusivi: Shingeki no Kyojin (questo è il titolo giapponese) è un titolo che ha da raccontare molto più di ciò che mostra attraverso una trama complessa e ricca di significati che necessita sicuramente di più visioni per essere pienamente compresa e apprezzata.
Perché racconta la disperata lotta per la sopravvivenza

Le vicende partono da ciò che Eren ha scatenato contro l'umanità: il boato della terra, una quantità incalcolabile di giganti in marcia che schiaccia e travolge ogni cosa. Che siano immense città, aridi deserti o persone nulla sfugge alla calamità che l'eldiano ha riversato sul mondo. Gli unici a tentare di fermarne l'avanzata sono i sopravvissuti dell'Armata ricognitiva: Armin, Mikasa, Levi, Hange e gli altri hanno però pochissime possibilità di farcela e quella nel quale si stanno imbarcando sembra a tutti gli effetti una missione suicida. Il gruppo infatti ingaggerà battaglia direttamente sul corpo del gigante fondatore, nel tentativo di fermarlo e con lui bloccare l'apocalisse che si è scatenata.
Perché è perfetta per l'esperienza cinematografica

Mai come questa volta ci rimane difficile non affidarci a facili giochi di parole: Attack on Titan: The Last Attack è un'opera titanica che, ovviamente, non propone molto di nuovo allo spettatore ma che allo stesso tempo riesce a sublimare il devastante finale dell'anime per colpire ancora di più attraverso la visione cinematografica. Per apprezzare al meglio l'ottimo lavoro compiuto da Studio Mappa, infatti, vi consigliamo di scegliere, se possibile, una buona sala, perché gran parte dell'esperienza sta proprio nel godere delle spettacolari immagini e combattimenti attraverso le migliori condizioni possibili, in modo da apprezzare non solo la componente visiva ma anche il sonoro che gioca un ruolo importantissimo nel coinvolgere lo spettatore, grazie anche ad una colonna sonora importante e solenne.
Perché parla di noi

Se avete già visto per intero l'anime, quindi, il nostro consiglio è quello di lasciarvi di nuovo trasportare dalla narrazione cercando di coglierne anche i più piccoli particolari. Hajime Isayama ha disseminato negli anni la storia di tantissimi elementi che presagivano l'epico finale, frammenti di una vicenda e una lore incredibilmente intricata, pezzi di un puzzle enorme che negli ultimi episodi hanno trovato quasi tutti la giusta collocazione, spiegando ogni mistero e molti aspetti dei personaggi principali. Perché alla fine L'attacco dei giganti altro non è una riuscita allegoria dei tempi moderni e dell'animo umano: la guerra che viviamo dentro di noi, le mura che ergiamo sempre più alte per proteggerci dall'ignoto, per affrontare la paura del diverso, finiscono per distruggere il mondo intero in nome di una falsa idea di libertà.

Adesso che abbiamo ripreso ad ergere muri, che sentiamo di nuovo il rumore delle catene, che vediamo intere popolazioni sotto il giogo del genocidio, ancora più di prima quest'opera ci sembra quasi profetica, dannatamente attuale. Attack on Titan parla di noi, ha sempre parlato di noi, non è mai stata una mera storiella gore pensata per impressionare con sangue e strane mutazioni. L'anime (e manga) di Isayama ha costantemente ricercato di suscitare nello spettatore profonde riflessioni, pensieri scomodi che rendono quel Shinzou wo sasageyo più una condanna che una speranza, in un mondo dove anche gli ideali cadono ma nel quale a perdurare sono quei sentimenti di profondo legame con il prossimo che non ci abbandonano e che ci rendono veramente umani.
Perché ha una scena post credit irresistibile

Non possiamo a questo punto non menzionare la scena post credit annunciata in un avviso all'inizio del film e della quale alcune immagine hanno cominciato a girare sul web già dopo l'uscita della pellicola nelle sale giapponesi. Quella che però può sembrare una scena divertente a conclusione di un percorso, è anche una risposta intelligente e mirata dell'autore alle tante critiche e alle discussioni nate sopratutto dopo il finale del manga.
Il fandom che voleva risposte più chiare e una conclusione più diretta si scontra con quello che invece ha apprezzato la complessità e la poetica dell'opera. Ma tra i due punti di vista ce n'è un terzo che noi ci sentiamo di abbracciare, ed è quello di chi è felice semplicemente per l'esperienza condivisa: per aver goduto di una serie che ha suscitato discussioni, che è stata protagonista di chiacchierate tra amici e appassionati e che ha indubbiamente fatto ciò che il buon intrattenimento deve fare, ovvero divertire lasciando un segno nelle nostre coscienze e nel nostro quotidiano.