Atlanta 4, la recensione della stagione finale: See You, Space Nigga

Un atteggiamento più ottimista ma sempre brutalmente onesto verso il futuro caratterizza la quarta ed ultima stagione di Atlanta, la serie che ha innalzato Donald Glover nell'Olimpo delle serie tv, ora in streaming su Star di Disney+.

Atlanta 4, la recensione della stagione finale: See You, Space Nigga

È impossibile non scrivere con un misto di sensazioni contrastanti la recensione di Atlanta 4, l'ultima stagione della serie di nicchia eppure cult che ha innalzato definitivamente Donald Glover nell'Olimpo della serialità non solo come attore ma anche e soprattutto come autore, facendogli vincere numerosi riconoscimenti in entrambi i ruoli, spesso i primi per un nero. Non solo perché come capita spesso in questi casi un finale di serie lascia con l'amaro in bocca perché significa dire addio a dei personaggi che bene o male sono entrati nelle nostre vite, parte della nostra famiglia, del nostro quotidiano. Ma anche perché lo show stesso è stato caratterizzato da un mood surreale, soprattutto in questi ultimi episodi, specchio della quotidianità singolare, della nuova normalità, che stiamo vivendo da due anni a questa parte. Tuffiamoci allora negli ultimi dieci episodi di Atlanta, in streaming su Star di Disney+.

Atlanta 4 Cast
Atlanta 4: il cast in una cena della serie

Vita surreale

Atlanta è stato uno dei ritratti più lucidi, onesti e brutali della comunità, cultura black e musica rap degli ultimi anni. Atlanta rappresenta non soltanto una città, ma proprio uno stato mentale e uno status quo, in cui i due protagonisti insieme ai loro amici rischiavano di rimanere impantanati, come spesso capita nella vita, soprattutto quella vissuta alla giornata senza grandi aspirazioni o senza gli strumenti per realizzarle. Al in arte il rapper Paper Boi (Brian Tyree Henry, che quest'anno potreste aver apprezzato anche al cinema in Bullet Train) e suo cugino e manager improvvisato Earnest (un nome una garanzia, interpretato da Donald Glover) vogliono sfondare e negli anni sono riusciti a farcela, tanto da pensare di lasciare la loro casa in quest'ultima stagione.

Atlanta 4 Donald Glover
Atlanta 4: Donald Glover in una scena

Se c'è una caratteristica abbastanza evidente nello show è che tra le prime due stagioni e le ultime due (girate back-to-back in pandemia) c'è stato uno scarto di ben quattro anni, complici i ritardi produttivi e la complessità della scrittura, e quindi una differenza di mood e atmosfera. Questi ultimi diventano più positivi e ottimisti verso il futuro, paradossalmente, nonostante raccontino un periodo mondiale per niente facile ma particolarmente fortunato per i protagonisti. Un cambiamento e un'evoluzione visibili anche nella fotografia, dai colori leggermente meno cupi e dalla regia, più dinamica. Senza dimenticare mai la propria vera pungente e satirica.

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Le contraddizioni della musica

Atlanta 4 Lakeith Stanfield 2
Atlanta 4: una foto di scena

Un po' un incrocio tra Fargo e Shameless, con le brutture e l'inettitudine umana messe in scena, Donald Glover è riuscito a creare un proprio stile unico, che va di pari passo con la musica rap, che è parte integrante del tessuto narrativo dello show, tanto che i testi dei brani della colonna sonora fungono spesso da narratore esterno onnisciente della storia raccontata. Merito della carriera parallela di Glover come rapper, in arte Childish Gambino, grazie alla quale ha ricevuto altri importanti riconoscimenti in ambito musicale. Tutte le contraddizioni e gli eventi surreali che ci capitano, tra déjà vu e apparenti coincidenze, sono messi in scena da Glover e dal suo team di sceneggiatori e registi, come Hiro Murai, presenza oramai costante dello show, in modo brutalmente onesto ma sempre ironico.

Atlanta 4 Lakeith Stanfield
Atlanta 4:una foto di scena

Atlanta si evolve e attraverso i personaggi racconta ancora una volta cosa vuol dire essere nero in America e nel mondo oggi, mostrando tutti i problemi e le ipocrisie della società soprattutto bianca, più frequenti e più radicati di quanto si pensi nonostante i passi avanti che ci sembra di aver fatto, inserendo nel tessuto narrativo in modo anche sotteso eventi come la morte di George Floyd e il Black Lives Matter. Il tono utilizzato è sempre particolarmente divertente, strappando più di qualche risata allo spettatore perché nonostante i toni drammatici e a volte quasi horror rimane pur sempre una comedy nel proprio core. Nuove importanti tematiche vengono alla luce, come la salute mentale, vista come una debolezza e uno spreco di soldi da parte della comunità black, e recentemente tornata alla ribalta tra film, serie e documentari anche per i bianchi. Questo grazie a Earn che va in terapia e le sessioni con Everette Tillman (Sullivan Jones, già visto in Harlem a proposito di serie black) sono piene di spunti di riflessione interessanti.

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Episodi monografici

Atlanta 4 Donald Glover Brian Tyree Henry Zazie Beetz
Atlanta 4: un'immagine della serie

La terapia così come altre storyline di questi ultimi dieci episodi permettono di scoprire alcune verità sul passato dei personaggi, come ad esempio cosa è successo a Princeton a Earn. Lo stesso discorso vale per Vanessa (Zazie Beetz), riavvicinata al personaggio di Glover insieme alla loro figlia, e Darius (Lakeith Stanfield), mattatore di alcune puntate come il finale, tra l'onirico e l'incredibilmente attuale e ancorato alla realtà. Gli episodi monografici e incentrati su un personaggio in particolare, per quanto presenti fin dall'inizio dello show, si fanno più puntuali e intensi, ibridando i generi e sfociando addirittura nel quasi-horror come nel penultimo episodio dedicato a Paper Boi grazie ad un'interpretazione particolarmente toccante e sopra le righe di Brian Tyree Henry. Attore che dà il meglio di sé anche nella premiere, che inizia con il concetto di eredità alla musica e non solo data da un rapper appena morto, forse passata nel silenzio più totale. Che cosa ci lascia Atlanta e che cosa lasciano i personaggi? Un ritratto lucido e tragicomico della vita vera che la comunità black, ma in realtà l'umanità tutta, affronta ogni giorno.

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Conclusioni

Alla fine della recensione della quarta ed ultima stagione di Atlanta ribadiamo come la serie di Donald Glover rimanga una comedy nel suo core e si evolva in una sorta di visione ottimistica sul futuro. Senza dimenticare però tutte le contraddizioni quotidiane, la propria brutale onestà e la propria satira tra le righe sempre presente, regalando episodi che sono delle perle di scrittura e un’eredità importante per la tv e la comunità black dei posteri.

Movieplayer.it
4.5/5
Voto medio
3.8/5

Perché ci piace

  • L’evoluzione semi-positiva e speranzosa verso il futuro di questi ultimi episodi.
  • La scrittura di Donald Glover e degli autori, lucida e surreale, pungente e satirica.
  • Le interpretazioni di Glover e del resto del cast.

Cosa non va

  • Rimane una serie non per tutti, sicuramente non per chi cerca la risata facile e immediata.