Non vogliamo assolutamente fare gli snob, ma è risaputo come la Top 10 di Netflix (italiana come internazionale) lasci il tempo che trovi per i canoni con cui decreta i titoli più visti. Noi di Movieplayer.it cerchiamo quindi di tenerla sempre d'occhio ma di consigliarvi anche qualche tesoro seriale che potrebbe essere sfuggito alla vostra attenzione, o che l'algoritmo potrebbe non proporvi nella home page. Tra questi Asura, serie giapponese che porta una firma decisamente prestigiosa: Hirokazu Kore'eda.
Asura: storia di quattro sorelle
Quella raccontata nella serie Netflix è la storia della famiglia Takezawa negli anni '70. Protagoniste sono quattro sorelle, ognuna che sperimenta un rapporto personale con il tradimento. La primogenita Tsunako (Rie Miyazawa) lavora come maestra di fiori dalla morte del marito ed intrattiene una relazione cn un uomo sposato; la seconda Makiko (Machiko Ono) è una casalinga con due figli adolescenti convinta che il marito la tradisca.
La terzogenita Takiko (Yu Aoi) lavora in libreria, mentre la più giovane di casa, Sakiko (Suzu Hirose) è una cameriera che convive segretamente con un aspirante pugile. Il quartetto si riunisce per volere di Makiko, che ha assunto un investigatore privato scoprendo una relazione clandestina dell'anziano padre, da cui è nato anche un bambino qualche anno prima. Ora le quattro, estremamente unite ma anche litigiose, devono decidere il da farsi e se dirlo alla madre.
Le montagne russe dei sentimenti
Il conflitto familiare che vivono in seguito a questa scioccante scoperta - anche se "normalizzata" all'epoca, dagli stessi personaggi maschili e dalla società - porterà a galla i segreti che ognuna di loro provava a tenere tali, mettendo alla prova il loro legame di sangue e le loro differenze e affinità. La scrittura di Kuniko Mukoda, che rifà la serie tv nipponica omonima di fine anni '70 (ovvero quando è ambientata la storia), è diretta dalla sapiente mano di Hirokazu Koreeda.
Il regista Palma d'Oro e Gran Prix a Cannes, si è distinto finora per il modo innovativo con cui riusciva a mescolare documentario e finzione tra tecnica e contenuto, e questo si evince anche in questo family drama sui generis in sette episodi. Ritornano anche inevitabilmente le tematiche che hanno caratterizzato finora la sua filmografia: i legami affettivi e di sangue, il lutto e la perdita, l'importanza della memoria e del ricordo, ma anche il senso di colpa, l'infanzia e la genitorialità. Tutti elementi che fanno parte della vita quotidiana e che quindi parlano ad ognuno di noi occidentali nel 2025: nonostante la storia sia di quattro sorelle giapponesi negli anni '70.
Una serie che è una piccola grande opera d'arte
C'è un'eleganza, un equilibrio, una compostezza nelle dramedy giapponesi come questa che le differenzia dallo stile misurato inglese e vince soprattutto per la continua incursione dello humour, sempre pacato, nel dramma quotidiano che vivono le protagoniste di Asura. Il titolo si riferisce al nome di antiche divinità tanto affabili quanto respingenti. Inafferrabili proprio come la femminilità che esse rappresentano in confronto a uomini che non divengono macchiette ma pensano di essere in controllo di quel loro micro-universo, per rivelarsi poi meri spettatori e subire il fascino di esseri che non riusciranno mai a comprendere fino in fondo.
Ogni inquadratura, ogni dettaglio rispecchiano questo concetto: delicata ma incisiva, la macchina da presa di Kore'eda arriva dritta al cuore dello spettatore perché conosce benissimo i colori dell'animo umano, ed è proprio tra quelle sfumature che trova la propria poesia e il senso di esistere. Come le Bad Sisters di Apple TV+, senza omicidi ma con il mistero del proprio posto nel mondo tutto da svelare. O come il protagonista di Perfect Days, che diventa straordinario nell'essere ordinario. O come in Asura, dove gli scombussolamenti emotivi sono il materiale prezioso di una grande serie televisiva.
Conclusioni
Asura è un gioiello da scovare nel mare magnum seriale del catalogo Netflix, lo ribadiamo. Hirokazu Koreeda riesce a mettere in scena un dramma familiare che si snoda attraverso l’albero genealogico dei Takezawa a fine anni ’70, facendosi forza delle venature comiche con cui racconta gli ostacoli che le quattro sorelle protagoniste devono affrontare a partire dal tradimento del padre. Un fil rouge della storia raccontata, che le vedrà compire una sorta di viaggio di formazione dentro se stesse per acquisire maggiore consapevolezza del loro posto nella società, e di quello degli uomini nella loro vita. Toccante, divertente, delicata, emozionante. Da non perdere se siete appassionati di questo tipo di storie e dello sguardo giapponese, unico nel narrare questo tipo di quotidianità.
Perché ci piace
- L’efficace ed immediata caratterizzazione delle quattro protagoniste.
- Lo stile di Koreeda, riconoscibilissimo.
- I temi affrontati: quotidiani, universali, e proprio per questo potenti.
- Il collante narrativo del tradimento.
Cosa non va
- Se non vi piacciono lo stile, il tono il ritmo della filmografia nipponica, state alla larga.
- La serie si prende il proprio tempo per raccontare le proprie storie.