Diverso produttore ma stessa troupe, stessa squadra tecnica e stesso attore protagonista de I Cesaroni, tutti però alle prese con avventure del tutto diverse da quelle della famiglia più allegra, divertente e allargata famiglia della televisione italiana. Nella versione nuova di zecca di Bruno Miranda, un ispettore di Polizia un po' imbranato a capo di una squadra altrettanto sgangherata, Claudio Amendola sarà protagonista fisso del venerdì sera di Canale 5 con sei doppi appuntamenti in prima serata in cui si racconteranno le vicende di un allegro trio di sbirri alquanto maldestri, capaci di far dimenticare in un sol colpo tutte le serie poliziesche viste finora sul nostro piccolo schermo.
In chiave comico-sentimental-familiare Tutti per Bruno narra le vicende professionali e personali della squadra composta da Bruno, Giuliano e Luca, un terzetto tutt'altro che infallibile molto più esperto nel creare guai e commettere clamorose gaffe che nel risolverli.
Ambientato a Ostia, nel commissariato guidato dal Commissario Pirone (Stefano Santospago) in cui per punizione vengono trasferiti i tre dopo una gigantesca figuraccia, la fiction 'apripista' di Mediaset per questo 2010 è tratta dalla serie spagnola di grande successo, arrivata addirittura alla nona stagione, intitolata Los hombres de Paco, realizzata per il pubblico spagnolo in una versione marcatamente demenziale, al limite del parodistico.
Diretta da Stefano Vicario e Francesco Pavolini (registi delle tre serie de I Cesaroni) Tutti per Bruno è stata presentata stamattina a Roma dal produttore Francesco Pincelli di Mediavivere, dal Direttore Fiction Mediaset Giancarlo Scheri, dai protagonisti Claudio Amendola, fuggito dal set de I Cesaroni 4 per qualche ora, dai co-protagonisti Antonio Catania e Gabriele Mainetti (già noto per la sua partecipazione nella fiction poliziesca Rai La Squadra), da Lorenza Indovina (Rosy, la moglie di Bruno) e dalla bravissima Valeria Fabrizi (Enza, la madre di Bruno). Nel cast anche la giovane Nadir Caselli nei panni della bellissima figlia adolescente di Bruno, Tosca D'Aquino e Chiara Ricci.
Cosa ha spinto la Mediavivere a produrre una serie così diversa da quelle che siamo abituati a vedere sui poliziotti?
Francesco Pincelli: Quando abbiamo visto il format spagnolo ce ne siamo subito innamorati, abbiamo pensato immediatamente che potesse essere il prodotto giusto capace di tenere insieme tre generi diversi come il poliziesco, la commedia sentimentale e quella familiare in un modo divertente e anche un po' sopra le righe. Non era una cosa semplice da fare ma quello che abbiamo ottenuto è una serie molto originale e moderna, pur rimanendo nel suo piccolo nell'assoluto mainstream della fiction di casa nostra.
Quando ha proposto agli attori questo progetto come hanno reagito?
Singor Amendola, ci può descrivere questa nuova fiction che la vede protagonista nei panni un po' goffi dell'ispettore Bruno Miranda?
Claudio Amendola: Credo sia abbastanza chiaro dove abbiamo voluto andare a parare realizzando questa nuova serie per famiglie, la caratteristica più importante è senz'altro la comicità. Mi sono molto divertito durante le riprese, anche perchè io e i miei due compari (Antonio Catania e Gabriele Mainetti, ndr) ci siamo calati perfettamente nel ruolo di questi tre mezzi imbecilli, abbiamo delle innate doti quando si tratta di interpretare personaggi di questo tipo (ride). Sono contento di aver potuto lavorare nuovamente al fianco della 'squadra' con cui ho realizzato già quasi 4 serie de I Cesaroni, per me ormai è come una grande famiglia. Con Tutti per Bruno abbiamo creato un nuovo modo di fare televisione, siamo usciti fuori dai canoni, ci siamo presi delle libertà che prima d'ora nessuno si era mai preso, da oggi possiamo dire che il poliziesco può anche far ridere, era un aspetto che mancava, finalmente qualcosa sta cambiando nel panorama delle fiction televisive. Spero possa avere lo stesso esito fortunato della prima serie de I Cesaroni, sul set ho ritrovato lo stesso entusiasmo di quel periodo.
Ci spieghi meglio, in che senso la fiction secondo lei sta cambiando?
Qual è stata secondo Lei la carta vincente per la riuscita del prodotto?
Claudio Amendola: Ha avuto grande importanza la scelta del cast, sia per quel che riguarda i ruoli principali, per cui sono stati scelti attori un po' più conosciuti, sia i ruoli di contorno e quelli di puntata. Tutti gli attori sono stati bravissimi ed il merito va al grande lavoro di casting fatto dalla produzione. Spero vivamente che domani sera la risposta del pubblico possa essere positiva perchè sarebbe bello dar vita ad un seguito, ad una seconda serie che tutti si auguriamo. Voglio anche sottolineare come per la prima volta mi è capitato di leggere delle sceneggiature che assomigliavano a dei vangeli per quanto erano ben scritte, azzeccate e senza neanche una sbavatura.
Antonio Catania: E' stato molto stimolante per me come attore partecipare ad un progetto simile, il feeling con i miei due compagni di 'sventura' è stato immediato e totale. Credo che il punto di forza sia stato sì l'intervento degli sceneggiatori in fase di adattamento ma soprattutto una notevole dose di coraggio, vedrete come in alcune puntate escono fuori argomenti e situazioni che esulano dai canoni cui siamo abituati per le fiction nostrane. Solo qualche anno fa sarebbe stato impensabile proporre una cosa del genere in tv. Quando prendi parte a un qualcosa che va contro il buon senso comune televisivo è sempre molto stimolante a livello attoriale.
Signora Indovina, dopo tanti ruoli drammatici ora finalmente si cimenta in un ruolo comico...
Lorenza Indovina: Sono contenta perchè finalmente faccio qualcosa di diverso, mi hanno fatto sempre piangere e disperare ora sembra che sia venuta l'ora di far ridere. E' il terzo film che faccio con Claudio e penso che sia uno dei migliori attori che abbiamo in Italia. Quello di Rosy è un personaggio meraviglioso, è una donna molto moderna, attaccata alla famiglia, segue marito e figlia con molta dedizione così come la sua casa. Quello col marito è un rapporto fondamentalmente sereno ma appena le si instilla il dubbio che lui possa aver fatto qualcosa che non va allora è pronta a scatenare tutta la sua irruenza. La vedremo addirittura intromettersi nelle indagini e irrompere sulle scene del crimine... è una specie di bomba a orologeria.
Gabriele Mainetti: Credo che la potenza di questa fiction sia il suo non essere classificabile in un solo genere, questa cosa rende in qualche modo complicati personaggi all'apparenza banali. Il mio personaggio, Luca, è un uomo a tutto tondo, conteso da donne bellissime, l'ex-moglie Silvia nonchè vice commissario e la figlia minorenne del suo migliore amico Bruno. Tanti conflitti per una sfida professionale per me molto importante, ogni attore non potrebbe non essere entusiasta di un ruolo del genere. Tutti per Bruno attraversa tanti colori e sfumature diverse ed è per questo che i personaggi sono così buffi da sembrare ancor più veri di quelli seri. Ci tengo a dire che pur essendo un uomo come tutti, con le sue ansie e i suoi dubbi ho scelto di vivere il mestiere dell'attore con serenità e grazie a Claudio e ai miei compagni di lavoro tutti ho superato quest'avventura professionale in maniera straordinariamente tranquilla, in grande serenità, ed è una cosa davvero molto rara.
Amendola, su cosa ha lavorato come attore per cercare di differenziare il più possibile il suo Bruno al 'suo' Giulio Cesaroni?
Claudio Amendola: Dunque qui ho la barba, sono più magro e indosso l'uniforme, credo che da questo si possa capire come i due personaggi siano molto diversi. La cosa bella di Bruno è che crede veramente di svolgere al m eglio il suo lavoro, crede di essere un bravo poliziotto senza rendersi minimamente conto di quanto sia scarso in realtà. E' un uomo abbastanza duro che però si scioglie sotto lo sguardo della figlia e si intimidisce sotto quello della moglie. E poi Bruno in più di Giulio ha una cosa importante, una fastidiosa colite che lo condurrà, nelle puntate seguenti, a frequentare le toilette di tutta la città, persino durante appostamenti e indagini. In effetti il rischio che Bruno somigliasse ad un personaggio ingombrante come il Giulio dei Cesaroni c'era, ma sono convinto di aver fatto un buon lavoro per renderli completamente diversi.
Claudio Amendola: Abbiamo scelto di non coinvolgere la Polizia in nulla, voglio precisare che qui il corpo attraverso altri personaggi fa sempre un'ottima figura, siamo noi tre che siamo un po' deficienti e che rimediamo figuracce a destra e a manca. Abbiamo pensato che una partecipazione della Polizia ci avrebbe messo un po' in difficoltà perchè poi per forza di cose certe concessioni non avremmo potuto prendercele. Devo ammettere che per questo siamo stati anche molto più liberi di poter qualche volta esagerare. Alla fine però la giustizia vince sempre, nonostante il percorso molto tortuoso delle indagini portate a termine dai nostri eroi.
Giancarlo Scheri: Sia ne I Cesaroni che in Tutti per Bruno si tratta fondamentalmente di vicende di commedia familiare quindi è inevitabile che a volte le due cose si possono assomigliare ma ci tengo a sottolineare che i due personaggi interpretati da Claudio Amendola sono assai diversi e che il tutto è sempre stato fatto con grande rispetto del corpo di Polizia.
Avete più volte sottolineato il fatto che avete smussato alcuni aspetti, ci spiegate perchè avete corretto il tiro della demenzialità e in che misura?
Giancarlo Scheri: Ogni paese ha aspettative e modi di vedere le cose diversi, in Spagna regnano spesso il grottesco e il demenziale e gli spagnoli amano questo tipo di comicità. In Italia non c'è la stessa cultura e il pubblico è decisamente diverso, abbiamo cercato di adattarlo nel miglior modo possibile senza snaturarlo.
Claudio Amendola: Non abbiamo tolto o aggiunto nulla di clamoroso, anzi a volte siamo stati più demenziali noi di loro sotto certi aspetti, ma di certo quando nella serie originale usciva fuori una battuta di cattivo gusto sul Papa o sulla religione noi abbiamo deciso di non trasporla, tutto qui. In Tutti per Bruno ci sono delle situazioni particolarmente italiane e nella serie originale situazioni particolarmente spagnole, è innegabile che siano molto più aggressivi di noi contro le Istituzioni, non lo abbiamo di certo scoperto oggi.