La mascolinità tossica e la violenza domestica sulle donne sono due tematiche che vanno a braccetto su cui sempre più si cerca di sensibilizzare il pubblico attraverso film e serie dedicati. Ci sono vari metodi e tipi di racconto per farlo ovviamente e l'ultimo in ordine di tempo lo troviamo nella recensione di Ascolta i fiori dimenticati, la nuova miniserie originale in sette episodi disponibile dal 4 agosto su Prime Video, tratta dal romanzo best-seller dell'autrice australiana Holly Ringland The Lost Flowers of Alice Heart. La storia della ragazza protagonista attraversa varie annate e il suo romanzo di formazione diventa quello di chi è venuto prima di lei, mostrando come la violenza spesso, purtroppo, sia ciclica e come bisogna trovare un modo per fermare i corsi e ricorsi storici.
Generazioni di donne
Alice Hart è una bambina di nove anni che, dopo un terribile incendio nell'entroterra australiano, perde entrambi i genitori e rimane gravemente ferita. Già da quelle poche sequenze che ci vengono mostrate capiamo però che la situazione a casa era tutt'altro che rosea: una perpetrazione di violenza da parte del padre-padrone che inizia in modo passivo-aggressivo (come spesso succede, Maid insegna) per poi esplodere non solo verso la moglie, incinta di un secondo bambino, ma anche verso la figlia. Tanto che alle due donne non è permesso andare in città se non accompagnate dall'"uomo di casa".
In una breve "fuga" Alice però aveva conosciuto Sally Morgan (Asher Keddie, vista di recente in Nove perfetti sconosciuti proprio come la piccola interprete della protagonista Alyla Browne), la bibliotecaria e moglie dello sceriffo locale. I due hanno perso una figlia qualche anno prima e ovviamente il dolore non riesce a svanire. Rimasta orfana, Alice si trova davanti due strade: da un lato venire adottata dalla coppia che vorrebbe disperatamente una seconda chance per essere genitori, dall'altro la nonna biologica, madre del "padre padrone" June (Sigourney Weaver, che si rituffa nella serialità dopo The Defenders), una donna indurita dalla vita a capo della Thornfield Flower Farm, un vivaio gestito interamente da donne nella campagna australiana.
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Generazioni di uomini
Scritta da Sarah Lambert e diretta da Glendyn Ivin (Penguin Bloom, Safe Harbour), non sorprende che Ascolta i fiori dimenticati arrivi dai produttori di Big Little Lies, Nove perfetti sconosciuti e Anatomia di uno scandalo, tre serie che hanno affrontato proprio la mascolinità tossica da tre punti di vista differenti. Il vivaio gestito da June viene visto dalla comunità locale a metà strada tra una setta e un "covo di lesbiche" (quanto pregiudizio soprattutto nell'entroterra del mondo) ma presto capiamo si tratta di una sorta di casa sicura dove lei e Twig (Leah Purcell) accolgono giovani donne e ragazze maltrattate (chiamate "Fiori") in cerca di una possibilità migliore per loro stesse, determinate a sbocciare e germogliare, come Candy Blue (Frankie Adams), la più particolare di tutte.
In quello stesso luogo ha vissuto anche il padre di Alice ma allora come è possibile sia diventato quello che è diventato? Tante sono le domande che vengono messe in bocca allo spettatore e parallelamente Alice dovrà fare una sorta di romanzo di formazione al contrario, scavando nel proprio passato familiare, per scoprire la verità sul suo albero genealogico. Sarà come aprire il vaso di Pandora su tre generazioni di donne che si sono ritrovate vittime dei propri uomini. Si dice che nascere nel sangue porti altro sangue (come accadeva in Dexter) e che nascere nella violenza porti altra violenza, inaugurando un ciclo da cui è difficile smettere. Questa miniserie sembra volerci mostrare proprio questo.
Generazioni di fiori
Alycia Debnam-Carey sembra oramai abbonata a questo tipo di ruoli e, dopo Lexa in The 100, Alicia in Fear the Walking Dead e soprattutto la più recente Emily in Saint X, che soffriva di PTSD, ha la responsabilità di dare forma alla Alice Hart adulta che si ritrova a ripercorrere i passi della madre e della nonna, nonostante si fosse ripromessa di non farlo. Ad emergere dalla miniserie è lo stile del racconto e le tematiche che si porta dietro: non solo il forte e tristemente tragico realismo dei ricorsi storici e il modus operandi degli uomini, che riescono a circondarsi di un alibi tale da far passare le donne come carnefici piuttosto che vittime, ma anche i fiori del vivaio di June, utilizzati come elemento ricorrente e snodo narrativo perché portatori ognuno di un proprio significato da far emergere a livello meta-testuale. L'effetto arriva anche a livello visivo, con la fotografia che gioca con la luce delle splendide location australiane messe a disposizione (ancora una volta quel continente è protagonista in tv, dopo la recente L'ultimo boss di Kings Cross). Le varietà di fiori e piante messi in scena sono la ciliegina sulla torta... anzi il cocco sui lamingtons che permea questo prodotto donandogli delicatezza ed identità, nonostante il ritmo compassato e uno sguardo forse un po' troppo intimista.
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di Ascolta i fiori dimenticati confermando come la miniserie tratta da The Lost Flowers of Alice Hart sia un nuovo tentativo di mettere in scena i temi della mascolinità tossica, violenza domestica e violenza sulle donne in modo ancora diverso, con un ritmo e uno sviluppo della storia forse un po’ troppo frenati a volte ma che fanno emergere la gravità dell’argomento trattato. Merito soprattutto delle interpreti, delle location mozzafiato e dell’utilizzo della flora autoctona ai fini del racconto.
Perché ci piace
- Il cast scelto (su tutti citiamo Asher Keddie).
- Le tematiche della mascolinità tossica e della violenza domestica sulle donne.
- Il realismo del ciclo di violenza che non si riesce a fermare.
- I fiori come chiave di lettura per la storia e per i personaggi.
Cosa non va
- La regia forse troppo intimista in alcuni casi, risultando respingente.
- Il ritmo compassato non riuscirà a sensibilizzare tutti gli spettatori.