Primi piani. Dettagli. La luce che colpisce i volti dei protagonisti. C'è tutto lo spettro di sensazioni ed emozioni in questa recensione di As We See It, la serie dramedy del vincitore dell'Emmy Jason Katims (Friday Night Lights, Parenthood) dal 21 gennaio su Prime Video per presentare al pubblico streaming un gruppo di ragazzi autistici e le vite delle loro famiglie, amici e conoscenti.
Lo spectrum
Basata su un format israeliano creato da Idisis e Shafferman, As We See It vuole mostrare, sia visivamente che a livello narrativo, la delicatezza e allo stesso tempo la bufera interiore che vivono le persone nello spettro dell'autismo rispetto agli altri. La difficoltà quotidiana delle piccole conquiste, come riuscire a comprare un robot che pulisce casa e vederlo azionarsi davanti ai propri occhi, o quella enorme dei grandi passi avanti, come trovare un lavoro, andare a vivere da soli, innamorarsi ed essere ricambiati, costruirsi una famiglia, e così via. Protagonisti tre differenti personaggi con tre diversi caratteri: Jack (Rick Glassman), Harrison (Albert Rutecki), e Violet (Sue Ann Pien), coinquilini intorno ai 25 anni, interpretati da altrettanti attori che si identificano nello spectrum, com'è tecnicamente chiamato. È una lotta continua quella vissuta dai personaggi, che cercano disperatamente di vivere una vita normale e allo stesso tempo di sentirsi accettati dagli altri, i "normali", che invece li allontanano e rimangono perplessi (o peggio, spaventati) dal loro comportamento.
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A fare da collante Mandy (interpretata da Sosie Bacon, la figlia di Kevin Bacon e Kyra Sedgwick già vista in Here and Now e Tredici, due serie attente alle tematiche sociali), la loro caregiver. La ragazza organizza sessioni di gruppo per fare il punto sui loro progressi e dà loro dei compiti quotidiani per raggiungere nuovi obiettivi, un piccolo grande passo alla volta. Jason Katims, molto bravo nel raccontare la quotidianità con una sceneggiatura asciutta e schietta e un comparto visivo simile al documentario, fatto anche di camera a mano, torna sul tema dell'autismo a lui caro e già affrontato in Parenthood, ma qui lo mette al centro della scena, al centro dei colori dello spettro che decide di esplorare in questo nuovo prodotto.
Una vita normale
Jack è il più isolato del trio, burbero e cinico, ricordando per alcuni versi l'eccentricità e soprattutto l'asocialità di Sheldon Cooper; Violet è al contrario affamata di vita e di conoscere altre persone, quelle cool, ma non sa bene come approcciarsi al resto del mondo, percependo ogni sensazione e stato d'animo come assoluto; Harrison è il più timido, troppo impaurito dai rumori del mondo per uscire di casa. Il trio cadrà spesso e dovrà imparare a rialzarsi e a celebrare i propri trionfi lungo la strada, a volte aiutandosi inaspettatamente a vicenda. As We See It è un romanzo di formazione in otto episodi verso la propria accettazione e indipendenza, in una dimensione diversa rispetto a quella di Atypical, celebre teen drama sull'autismo del concorrente Netflix. Qui ci troviamo non più nell'adolescenza, nonostante i protagonisti a volte si comportino ancora come tali. Mandy stessa è combattuta fra il suo obiettivo di lavoro di neurochirurgo e ricercatrice medica sull'autismo in un'altra città e la scelta di rimanere per arricchire se stessa come caregiver e ciò che può dare alle famiglie di Jack, Violet e Harrison.
È proprio nello sviscerare questi rapporti estremamente umani ma anche professionali, e l'estrema difficoltà nel bilanciare le due dimensioni che pulsa il cuore del serial. Van (Chris Pang), il fratello di Violet, non riesce a trovare un equilibrio con la sorella per non farla sentire costantemente controllata e "in trappola", Lou (Joe Mantegna), il padre di Jack, deve dare una difficile notizia al figlio e non sa come comunicargliela. I genitori di Harrison (Steven Culp e Paula Marshall) non riescono a dire di no al figlio, lo hanno coccolato forse troppo e ora non sanno come fargli trovare la propria indipendenza. Questi rapporti complessi e stratificati vengono mostrati senza peli sulla lingua e il trucco forse, sta nel saper ascoltare più che sentire e osservare invece di semplicemente vedere. Chissà che questo non valga anche al di là dello spectrum.
Conclusioni
Concludiamo la nostra recensione di As We See It confermando come Jason Katims torni ai fasti di Friday Night Lights e Parenthood con un drama “puro” che mette in mostra le differenti sfumature dello spettro dell’autismo ma soprattutto i rapporti fra questi personaggi e i loro cari e chi si occupa di loro, per raccontare quanto possano essere complesse e stratificate le relazioni in un mondo che spesso non ti comprende.
Perché ci piace
- La scrittura asciutta e schietta di Jason Katims.
- La regia che punta su camera a mano, primi piani e dettagli per accentuare lo sguardo intimo ma mai invasivo, anzi delicato.
- La scelta del cast, compresi attori che si identificano per davvero nello spectrum.
Cosa non va
- Chi non apprezza questo stile più vero e quasi da documentario potrebbe non apprezzare appieno la storia.