Un college prestigioso immerso nel verde, un professore dai metodi pochi ortodossi, una lezione di vita affidata a parole rivoluzionarie. È davvero impossibile scrivere questa recensione di Arrivederci Professore senza scomodare un inevitabile (quanto scomodo) paragone con L'attimo fuggente, il capolavoro di Peter Weir uscito in sala esattamente trent'anni fa. Un paragone dal quale il film di Wayne Roberts viene fuori con le ossa piuttosto malconce, perché non ne ha lo spessore, la complessità narrative e (soprattutto) gli intenti.
Arrivederci Professore non ha alcuna voglia di elevarsi a racconto formativo, perché ha più bisogno di distruggere che di costruire. Nasce così una dark comedy dalla morale corrosiva, la storia di un uomo per troppo tempo rimasto invischiato nei canoni borghesi che, finalmente, si ribella. La scintilla, come spesso capita, è la malattia. Quella reazione chimica insegnata da Walter White di Breaking Bad arriva all'orecchio di uno spento professore di letteratura. E rieccoci davanti al paradosso della spinta vitale che arriva solo davanti alla prospettiva della morte. Del carpe diem pieno di pentimento per il tempo sprecato.
Senza piangersi troppo addosso e senza mai diventare melenso, Arrivederci Professore sceglie la via dell'ironia per curare un Johnny Depp pronto a rivoluzionare quel poco che gli resta da vivere. Accade tutto in un film che rimane a metà strada tra il sovversivo e il canonico, il desiderio di rivoluzionare un canone e il bisogno di rispettarlo.
La trama: l'insegnante che imparò a vivere
La bomba esplode subito. Senza perdersi in inutili preamboli, la trama di Arrivederci Professore si apre con la sconcertante notizia di un cancro ai polmoni. Una malattia che il professor Richard Brown non ha alcuna intenzione di curare. Così, l'anno di vita preventivato dai medici diventano pochi mesi. Saranno settimane di rivoluzione, saranno giorni di liberazione e autocritica. Perché nella vita del professor Brown ci sono molte cose da aggiustare. Storia di forze inversamente proporzionali, Arrivederci Professore fa crescere la consapevolezza nel suo protagonista mentre la malattia lo corrode. Evitando di cadere nel melodrammatico, il film di Roberts si appiglia alla forza propulsiva di un'ironia corrosiva, un'ironia che aiuta a svelare tutte le ipocrisie, le bugie e gli errori dell'alta borghesia americana. Sorridere della disgrazie e irridere la Morte godendosi ancora di più la vita sembra la miglior reazione possibile.
Molto simile ad American Beauty nel mettere in scena una crisi di mezza età aggravata dal cancro, Arrivederci Professore si sofferma sulla sfera degli affetti, sui mariti falliti, sulle moglie infedeli, sui padri disattenti. Peccato che il rapporto tra Richard e i suoi alunni, enfatizzato sin dal titolo, sia forse l'elemento più debole del film. Privo di un vero collante la relazione mentore-allievi si riduce soltanto a qualche siparietto molto (troppo) scolastico sull'importanza del cambiamento e sulla rottura delle campane di vetro che ci vincolano dentro le nostre zone di comfort.
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Bentornato, Johnny Depp
Nelle zone di comfort, invece, ci resta il film. Potenzialmente anarchico nel messaggio, Arrivederci Professore avrebbe potuto calcare la mano e andarci giù pesante con la sua critica alle convenzioni borghesi, con il suo spirito distruttivo rivolto a tutto ciò che è socialmente accettabile e accettato. Purtroppo Roberts preferisce essere più convenzionale, affidandosi a un Johnny Depp dolente, finalmente svestito degli eccessi e delle maschere che lo hanno soffocato per troppo tempo.
Fa piacere ritrovarlo meno esagitato del solito, nei panni di un uomo ordinario, portato all'eccesso soltanto dalla necessità di risvegliarsi da un lungo torpore. Lontano dalla sua ormai abituale recitazione sopra le righe, Depp fa marcia indietro mentre il suo personaggio spinge sull'acceleratore. Il risultato è un personaggio insolito, inquieto, imprevedibile, dotato di una sincerità scomoda quanto salvifica. Tutte qualità che rendono Arrivederci Professore la storia paradossale di un uomo che guarisce poco prima di morire.
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Conclusioni
Sfidiamo a scrivere una recensione di Arrivederci Professore senza scomodare l'inevitabile paragone con L'attimo fuggente. Un paragone lecito ma allo stesso tempo fuorviante. Perché, a differenza del cult con Robin Williams, questa dark comedy sul potere dell'ironia che ride in faccia alla Morte si sofferma molto sul suo protagonista, tralasciando il rapporto mentore-allievo. Il risultato è una riuscita convivenza tra dramma e commedia. Senza mai cadere nel patetico e nel melenso, Arrivederci Professore si affida a un Johnny Depp normalizzato, finalmente lontano dalle sue solite maschere.
Perché ci piace
- L'equilibrio ben dosato tra dramma e commedia.
- Il concetto di ironia come medicina contro la morte.
- Il ritorno di un Johnny Depp senza maschere.
Cosa non va
- Si ha la sensazione che il film potesse essere più coraggioso, anarchico e sfrontato.
- Il rapporto "mentore-allievo" promesso dal titolo è il punto debole del film.