Arriva Quartier Lointain, la favola moderna di Sam Garbarski

Dopo l'exploit mondiale di Irina Palm il regista tedesco (innamorato del cinema italiano e di Anna Magnani) torna dietro alla macchina da presa per raccontare la storia di un uomo catapultato nella sua adolescenza; un film tratto dal celebre manga di Jiro Taniguchi.

E' Harukana Machi'e, manga di successo scritto dal maestro giapponese Jiro Taniguchi, il filo rosso che sostiene l'opera di Sam Garbarski Quartier Lointain, presentato nella sezione Alice nella città, al Festival Internazionale del Film di Roma. Dopo l'exploit mondiale di Irina Palm il regista tedesco (innamorato del cinema italiano e di Anna Magnani) torna dietro alla macchina da presa per raccontare la storia di un uomo catapultato nella sua adolescenza per un misterioso motivo; la crisi di un fumettista cinquantenne, dunque, trova senso grazie al quattordicenne che è stato, o meglio che è costretto a ridiventare. Di nuovo negli anni '60 della sua giovinezza, Thomas deve fare i conti con l'abbandono del padre, la morte della madre e soprattutto con l'amore per Sylvie, una vezzosa ragazzina la cui immagine accompagnerà silenziosamente il protagonista per tutta la sua vita. Dedicato apertamente ad un pubblico di giovanissimi, l'opera di Garbarski, interpretata tra gli altri da Pascal Greggory e Léo Legrand, si avvale della preziosa collaborazione degli Air, che hanno firmato l'ipnotica colonna sonora. Assieme all'autore teutonico sul palco della sala Petrassi dell'Auditorium Parco della Musica è salita anche la figlia Tania, che veste i panni di un'avvenente barista.

Signor Garbarski, come mai ha scelto di lavorare sul manga di Taniguchi, una storia che ha avuto un notevole successo in tutto il mondo... Sam Garbarski: Aggiungerei che ha avuto un grande successo nonostante sia ambientata in un posto, il Giappone degli anni Sessanta, distantissimo per la nostra cultura occidentale. E questo mi ha riempito di orgoglio ancora di più. Vuol dire che siamo capaci di trovare argomenti comuni, valori universali che non ci rendono diversi gli uni dagli altri. In un mondo dominato dalle chiusure e dall'individualismo non è poco. Per tornare alla scelta di questo manga devo ammettere che a suggerirmelo è stato Philippe Blasband, un caro amico, nonché co-sceneggiatore del film. "Sono sicuro che da questa storia riuscirai a trarre un bel film", mi ha detto. Evidentemente gli amici ci vedono lungo, sanno cose di te che non immagini nemmeno. Ho cercato di rispettare la purezza del manga originale e spero di esserci riuscito.

Ha lavorato con degli storyboard dettagliati? Sam Garbarski: Non dovrei dirlo, ma detesto gli storyboard. Vengo dalla pubblicità dove tutto è concertato proprio attraverso gli storyboard. Io però preferisco raccontare le scene a parole, circordarmi di persone di grande livello che poi sapranno realizzare tutto quello che gli ho detto. E poi il manga non è uno storyboard. Le immagini di un fumetto si legano in modo cinematografico, ma è il lettore che decide quanto soffermarsi e questo al cinema non si può fare.

Ci dica la verità, si è divertito ad immaginare gli ipotetici cambiamenti della sua vita? Sam Garbarski: Chi non vorrebbe tornare indietro per capire alcuni momenti della propria storia personale? Ed in effetti il film è stato come viaggiare a ritroso nella mia adolescenza. Non avevo certo i problemi del protagonista, mio padre non mi ha mai lasciato. Ad essere sinceri, però, non so quanti siano disposti a cambiare qualcosa della loro vita, perché ci sarebbe il rischio di cambiare il presente. E dire a sè stessi che le cose sono andate come dovevano andare è abbastanza consolatorio. In questo caso, però, il protagonista vuole solo capire perché le cose siano successe in quella maniera. L'abbandono del padre è un evento su cui continua a rimuginare e alla fine, invece di andare da uno psicanalista, tramuta questo dolore in un'opera.

Com'è passato da Irina Palm ad un film come Quartier Lointain? Sam Garbarski: In realtà non ho una strada che mi porta da un film all'altro. E' una questione di suggestioni e le idee nel cassetto non mi sono mai mancate.

Come mai ha deciso di affidare la colonna sonora agli Air, riservando solo un piccolo spazio ai pezzi dell'epoca? La musica del duo francese sembra anacronistica rispetto alla vicenda raccontata. Sam Garbarski: Le racconto un aneddoto che le piacerà: quattro giorni fa ero a cena con i produttori e con Jiro Taniguchi e lui mi ha fatto la stessa domanda. Non so come sia successo, ma quando ho letto il manga ascoltavo sempre la musica degli Air e automaticamente ho legato le due cose. Il bello è che lo stesso Taniguchi mi ha confessato di aver fatto la stessa cosa. Cosa devo aggiungere di più? La musica degli Air è stato il nostro inchiostro.

E' stato difficile trovare i due protagonisti? Sam Garbarski: Il primo che ho trovato è stato Léo Legrand che all'epoca delle riprese aveva 13 anni. Volevo qualcuno che avesse lo stesso sguardo intenso e sono arrivato a Pascal Greggory. L'ho visto a teatro e sono rimasto colpito dal suo modo di camminare. Quando ci siamo incontrati abbiamo capito subito che potevamo subito insieme, anche il suo è un ruolo piccolo. Pascal è uno Stradivari. E in più ha aiutato Leo a diventare vecchio. Credo che l'alchimia funzioni.