Mads Mikkelsen non ha bisogno di parole. Il suo volto espressivo e la sua fisicità che non passa inosservata sono sufficienti a riempire un film. Se poi lo caliamo in una situazione estrema, costretto a sfruttare le proprie abilità per sopravvivere da solo nell'Artide dopo un disastro aereo, ecco che la faccenda si fa ancor più avvincente. Il plot di Arctic, pellicola diretta dal brasiliano Joe Penna, contiene poco altro. Come nel caso di Robert Redford in All Is Lost - Tutto è perduto, il talentuoso divo danese sostiene sulle proprie spalle l'intera pellicola. Anzi, a dirla tutta l'arrivo di una seconda presenza, anche stavolta piovuta dal cielo con un elicottero, risulta quasi fastidiosa perché ci costringe a distogliere l'attenzione dal magnetico Mads e dai gesti meticolosi con cui compie i suoi riti quotidiani, il controllo delle lenze con cui pesca, il tentativo di intercettare velivoli di passaggio per lanciare un SOS, la visita alla tomba del compagno più sfortunato.
Overgård, questo è il nome del pilota interpretato da Mikkelsen, ha trasformato la carlinga del suo velivolo in un rifugio sicuro mettendo a punto ogni tecnica di sopravvivenza per proteggersi dal gelo e procacciarsi il cibo necessario a sopravvivere fino all'arrivo dei soccorsi. Quando il film si apre, lo vediamo intento a tracciare un enorme SOS nella neve nella speranza che qualcuno lo localizzi. Ma quando questo avviene, l'elicottero dei soccorsi precipita rovinosamente lasciando sul terreno un pilota morto e una co-pilota ferita gravemente. Ed è qui che l'altruismo di Overgård emerge, spingendolo a prendersi cura della donna e abbandonando il suo rifugio per avventurarsi nella neve in cerca di soccorsi.
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Il silenzio della neve
Fin dall'incipit di Arctic, intuiamo che Joe Penna non ha pretese filosofiche. La suggestiva ambientazione artica in cui è calata la vicenda non cela riflessioni metafisiche oltre al topos della caducità umana di fronte alla potenza della natura. Arctic si configura essenzialmente come un film di genere, un intrattenimento spettacolare che gioca abilmente con pathos e tensione sfruttando il carisma del suo interprete per trascinare lo spettatore in questa situazione estrema. A tal scopo il regista si incolla al suo protagonista con primi piani insistiti del suo volto barbuto, si sofferma sulle sue mani arrossate dal gelo, mostra con dovizia di dettagli le ferite insanguinate sue o della donna che ha soccorso. Il tutto, alternato ai campi lunghissimi che abbracciano le spettacolari location islandesi, è sufficiente per catalizzare l'attenzione dello spettatore tenendolo col fiato sospeso in attesa di conoscere la sorte che toccherà al suo protagonista tra tempeste di neve, carenza di cibo e assalti di feroci orsi polari.
Là dove Arctic scricchiola è proprio nei pochi momenti in cui il regista abbandona il genere nel tentativo di possibili aperture. L'espressione statica di Mads Mikkelsen di fronte al cadavere del pilota dell'elicottero evoca, anche solo per una frazione di secondo, scenari alla Alive - Sopravvissuti. Pensiero che tocca lo spettatore e, con lui, lo stesso Mads Mikkelsen visto che poco più tardi il suo Overgård viene punito con una rovinosa caduta in un crepaccio nascosto sotto la neve. La presenza di una donna da salvare nobilita, però, questo novello Robinson Crusoe dei ghiacci spingendolo a rinunciare a un rifugio più o meno sicuro, a mettere a repentaglio la propria vita per raggiungere i soccorsi. Va detto che la compagna di viaggio è quasi del tutto, inerme, ma i suoi pochi momenti di lucidità stimolano le reazioni di Overgård mettendone in luce l'umanità.
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Un eroe fragile e umano
La sceneggiatura di Joe Penna e Ryan Morrison è più austera di quanto il genere richiederebbe, anche se malasorte che si abbatte sul protagonista è tale da strappare qualche involontaria risata, come nel momento in cui l'elicottero che dovrebbe salvare Overgård precipita sotto i suoi occhi. Il regista si dimostra abile nel registro drammatico/action, meno pronto a gestire le sfumature. Arctic denuncia, però, fin da subito la sua natura di pellicola di intrattenimento e riesce nello scopo grazie alla combinazione di una perfetta gestione della suspence, di location suggestive e della carismatica presenza di Mads Mikkelsen.
Niente di nuovo sotto il sole. Arctic rielabora gli ingredienti tipici del genere riproponendo ingredienti già noti. In una cosa, però, il film si distingue rispetto a molti dei survival movie che lo hanno preceduto. L'Overgård di Mads Mikkelsen non è un eroe senza macchia e senza paura, è un essere umano pieno di debolezze e fragilità, è fallace. I suoi errori possono costare la vita a lui e alla donna che cerca disperatamente di portare in salvo. Joe Penna sfrutta al meglio il budget ridotto (il film è prodotto da Martha De Laurentiis) a disposizione, lavorando su realismo e credibilità supportato dalla vibrante performance di Mads Mikkelsen, capace di restituirci tutto il dolore e la fatica fisica che la situazione comporta. A contribuire all'efficacia del film intervengono anche la suggestiva fotografia di Tómas Örn Tómasson e la colonna sonora di Joseph Trapanese, che funge da commento alle immagini senza mai risultare invasiva.
Movieplayer.it
3.0/5