Chissà se c'è qualche assonanza voluta tra il titolo del romanzo di Genki Kawamura e la canzone di Simon & Garfunkel, oppure è solamente una coincidenza il fatto che entrambi siano April Come She Will. Chissà se ci ha pensato Tomokazu Yamada, che per il suo debutto nel mondo del lungometraggio ha scelto di adattare lo scritto, già serializzato.

Chissà, oppure è solo un caso. La pellicola è però, come la canzone, permeata di quell'amore sospeso nel tempo, che lega le stagioni e i ricordi, confondendole le une con le altre, eppure in grado di segnarle tutte, rendendole parti di un sentimento che sembra eterno finché non c'è più, finché scompare all'improvviso. L'amore, per essere reale, ci dicono sia la canzone che il film, deve essere vissuto come una cosa reale, che ci fa mettere in moto.
Yamada dirige un film sulle diverse percezioni di questo sentimento, creando un melò nostalgico, strutturato secondo un pudicissimo ménage à trois a spasso per il tempo e per i luoghi del mondo, fatto di silenzi, lettere e, soprattutto fotografie. Queste ultime metafore dell'amore che fissa i momenti e li rende eterni, quel tipo di amore che però rischia di essere incompatibile con il fruire delle stagioni della vita.
April Come She Will, ma potrebbe anche andare via
Shun Fujishiro (Takeru Satō) è un giovane psichiatra che lavora in un ospedale universitario di Tokyo ed è fidanzato con Yayoi Sakamoto (Masami Nagasawa), veterinaria provetta amante degli animali di ogni tipo. I due sono insieme ormai da diverso tempo e sono pronti a compiere il grande salto, tant'è che lì incontriamo quando stanno iniziando i preparativi per il loro matrimonio.

Siamo a ridosso del compleanno di Yayoi, il primo aprile, per i giapponesi "il mese dell'inizio". Un'altra serata passata insieme, un'altra giornata nel loro nido d'amore, una buonanotte serena, ma un brusco risveglio. La ragazza è infatti sparita e Shun è, improvvisamente, rimasto solo. Il giovane non si fa però prendere dal panico e sembra affrontare la cosa con un atteggiamento tra il distacco e la rassegnazione. Perché la ragazza è sparita? Forse c'entra qualcosa una lettera? O una foto?
Le lettere e le foto sono i due simboli che rappresentano Haru Iyoda (Nana Mori), l'amore degli anni universitari di Shun. Una relazione travolgente che doveva condurre la coppia a girare per il mondo, scattando istantanee e vivendo ricordi indelebili. Anche quella volta però finì male per lo psichiatra. Magari c'è un fil rouge tra le due storie, qualcosa che deve essere visto e affrontato. Magari per Shun è venuto il momento di capire cosa vuole dall'amore.
Una ballata sull'amore attraverso il tempo
Lo schema narrativo di April Come She Will è abbastanza canonico perché prevede la chiara distinzione di due piani di racconto combacianti con due modi di rappresentare il sentimento dell'amore. C'è un piano in cui vengono raccontate le vicende che legano i tre protagonisti e le storie che li hanno uniti e un altro, quello che conta di più, che passa in rassegna il senso del sentimento che li lega. Tra questi due livelli la pellicola cerca il bandolo della matassa, il moto di farli comunicare e trovare la maniera di sintetizzarli.
Il regista dà fondo alle sue conoscenze e capacità in materia di tecniche di ripresa e cambi di registro fotografici, giocando con il genere e i suoi archetipi (delle volte anche estremi), per rappresentare i personaggi all'interno di un vortice onirico in cui lo spettatore possa scoprirli in tutte le loro fragilità e contraddizioni, delle volte promotori e altre volte restii ad assecondare quell'onda emotiva che può farli volare, ma anche travolgerli. Per dare l'idea di questo movimento ondivago la pellicola si prende anche dei rischi in termini di ritmo, a volte decidendo consapevolmente di esasperare dei passaggi.
April Come She Will è un melodramma per appassionati, piuttosto canonico soprattutto per l'innesco: l'assenza di amore che porta a capire quanto l'amore sia importante. Anche se l'approccio è ovviamente declinato all'orientale, dunque molto vicino ad uno spirito incredibilmente più riflessivo e rigido. Uno spirito che lotta con se stesso anche solo per manifestarsi (testimonianza di una relazione con la vivacità del sentimento piuttosto complessa per la società giapponese), ma che conserva al suo interno una dolcezza e un'innocenza tipiche del linguaggio d'amore di quel tipo di cinema.
Conclusioni
Tomokazu Yamada debutta alla regia con April Come She Will, un melodramma classico strutturato come un ménage à trois in cui si indagano le tante versioni dell'amore, quello eterno e sospeso nel tempo e quello reale, ma che invecchia con il passare delle stagioni. Due versioni che spesso cozzano tra loro, almeno all'apparenza. Il trucco è capire cosa noi vogliamo dall'amore.
Perché ci piace
- La struttura narrativa funziona.
- Gli attori funzionano bene.
- Il registro visivo è dinamico.
Cosa non va
- Ci sono dei momenti ridondanti.
- Gli archetipi sono usati in modo scontato.