Curiosa operazione quella di Mitchell Lichtenstein. Il regista di Denti e Happy Tears torna a guardare al thriller immergendosi stavolta in un'atmosfera gotica e retrò. Con Angelica, Lichtenstein semplifica e radicalizza il romanzo omonimo di Arthur Phillips raccontando la storia di una donna tormentata da un demone molto particolare. A interpretarla è la duttile Jena Malone, vista di recente in versione action in Hunger Games: Il Canto della Rivolta - Parte 1, che approda a Berlino insieme alla co-protagonista Janet McTeer alla scenografa premio Oscar Luciana Arrighi.
"Dopo aver letto la sceneggiatura" ci racconta Jena "ho deciso di accettare la parte perché mi conduceva in un luogo oscuro, fatto di visioni, di paura, di sesso. Angelica contiene tante componenti diverse, ma per me è soprattutto una storia d'amore. La protagonista precipita nell'isteria e la sua angoscia mi ha fatto venire in mente tante situazioni simili nel presente. Tante donne soffrono perché non riescono ad avere figli o perché hanno un menage familiare infelice, sono tante le ragioni che ci conducono alla depressione. Il film è una metafora dell'oggi, ma il set, l'ambientazione e i costumi ci hanno aiutato moltissimo a trovare il mood giusto per la storia che raccontiamo. L'alichimia con Ed Stoppard, che interpreta mio marito nel film, l'abbiamo ottenuta con settimane di riprese. Non è stato un incontro romantico, ci siamo concetrati sulla sceneggiatura e abbiamo fatto tantissime prove per trovare il giusto tono, ma la difficoltà principale è stato apprendere l'accento visto che io non sono inglese".
Un tuffo nel passato
Dopo un horror femminista e moderno come Denti, Mitchell Lichtenstein ha deciso di fare un viaggio nel tempo senza però rinunciare a forti presenze femminili. A fianco di Jena Malone in uno dei ruoli centrali di Angelica vi è la grande (e altissima) Janet McTeer, attrice inglese con alle spalle una ricca esperienza teatrale, televisiva e cinematografica. "Il mio ruolo è quello di una specie di strega buona. Ho amato la sceneggiatura di Mitchell perché conteneva tanti elementi diversi, ma soprattutto per la profondità. Prima di affrontare il film, mi sono posta delle domande sulle credenze del mio personaggio, ma ciò che mi piaceva di più di lei è il fatto che in epoca vittoriana, a causa del pudore, le donne non sapevano con chi parlare dei loro problemi più intimi. Il mio personaggio è pronto ad ascoltare. Il motivo per cui aiuta così tante donne è principalmente il saperle ascoltare". Immerse nella Londra ottocentesca, Jena Malone e Janet McTeer indossano splendidi costumi creati da Rita Ryack e spiegano che cosa significa recitare con addosso strati e strati di abiti. Jena confessa di aver avuto a disposizione "i costumi più belli della mia vita. Ognuno di essi aveva un nome e per aggiustarli ci sono volute sette ore di prove. Vestita in questo modo, la postura cambia e inevitabilmente gli abiti stessi influenzano il comportamento". "Sono costumi che ti fanno sentire subito in un'epoca diversa e sono stati una notevole fonte di ispirazione" aggiunge la McTeer.
Incubi e nevrosi dal sapore italiano
Sia il regista che le interpreti insistono sulla natura metaforica di Angelica, il suo affrontare temi attuali oggi come due secoli fa, ma il look estramente specifico della pellicola ci riporta alla mente tanti horror inglesi e italiani realizzati a cavallo tra gli anni '50 e '60. Riguardo ai possibili modelli che lo hanno influenzato, il regista Mitchell Lichtenstein spiega: "Volevo esplicitare i temi contenuti nel romanzo originale e ho pensato che l'epoca vittoriana fosse perfetta per questo. Sono certo che il mio film somigli a tante opere del passato, ma non credo di aver fatto riferimento a modelli specifici. Se devo pensare a un film italiano, però, mi viene subito in mente Suspiria con cui il mio film ha in comune il tono".
Riguardo alle possibile referenze italiane presenti in Angelica, l'esperta in questione è la scenografa Luciana Arrighi, premio Oscar per Casa Howard. "Sono molto felice che Angelica ricordi opere italiane. Tra l'altro un piccolo pezzo di italianità c'è. Anche se il 90% del film è stato girato nei pressi di New York, che c'è una breve scena ambientata a Venezia. Per costruire gli ambienti ho cercato di ispirarmi al carattere della protagonista. Il setting doveva essere lussurioso e pudico come la protagonista, era un mix non semplice da ottenere. In più ci sono veri e propri elementi orrorifici, come il 'fantasma' che la protagonista Constance vede. Tra le scene più raccapriccianti ve n'è una ambientata nel laboratorio medico del marito della donna e ricordo che, mentre descrivevo i dettagli ambientali durante la riunione di produzione a Los Angeles, qualcuno è sbiancato e si è sentito male. Per fortuna la location era già disponibile, era nei pressi di una piscina ed era terrificante. Noi abbiamo solo aggiunto gli oggetti e gli animali che vedete in scena".