È la soddisfazione l'ingrediente principale di questa recensione dei primi episodi di Andor, perché la nuova serie ambientata nel mondo di Star Wars non è collegata a Rogue One solo in termini narrativi, essendo ambientata 5 anni prima della battaglia di Yavin che portò alla distruzione della Morte Nera, ma anche qualitativamente, perché riesce a fornire lo stesso livello di approfondimento nel muoversi nell'ambito di quella galassia lontana lontana che tanto abbiamo imparato ad amare sin dagli anni '70. Una duplice conferma che si può ascrivere a un unico responsabile: Tony Gilroy, già co-sceneggiatore e regista delle riprese aggiuntive per Rogue One, qui in veste di showrunner per riprendere ed espandere quanto fatto in precedenza, proponendo al pubblico uno spaccato ancora più approfondito e intenso del nascente mondo della ribellione contro l'Impero Galattico.
Un passo indietro per andare a fondo
Cinque anni prima degli eventi di Rogue One, dicevamo, per seguire una serie di personaggi, già noti o meno conosciuti dal pubblico di Star Wars, nel loro percorso per diventare parte del movimento che si opporrà all'oppressione imperiale. Punto di partenza è quel Cassian Andor di Diego Luna che già aveva conquistato il pubblico di Star Wars nel primo, e più riuscito, film standalone della saga, ma attorno a lui si muovono una serie di figure che poco per volta vanno a ritagliarsi un loro spazio. Gilroy parte da lui, ma non si limita a raccontare la sua figura e il suo percorso, quanto piuttosto tutto un mondo, quello di un movimento nascente e in divenire, e un periodo ricco di fermento, un tempo denso di pericoli e intrighi, in cui è necessario muoversi tra sotterfugi e con spregiudicatezza.
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Diventare (anti)eroi
L'operazione compiuta da Tony Gilroy in Andor è chiara, intelligente e interessante. Sceglie di prendere il lavoro già fatto sui personaggi e considerarlo un punto di arrivo, mostrandoci il vertice opposto di questo cammino, l'origine del percorso che li porta a diventare rivoluzionari, analizzando situazioni, pressioni e ostacoli che si trova a superare per arrivare alla complessa e compiuta figura che abbiamo già incontrato. La Origin Story di un rivoluzionario, un'odissea con la quale si intrecciano e incrociano tante altre esistenze, arricchiscono la vicenda di quello che possiamo considerare il protagonista di Andor, ma a loro volta ne sono arricchite. Un'operazione perfettamente sensata, che ha stuzzicato la nostra curiosità sin dalle primissime battute, in cui Cassian Andor diventa un simbolo della ribellione, perché permette a Tony Gilroy di analizzare l'animo dei suoi personaggi e cosa spinge una persona a diventare un rivoluzionario, quali forze sono dovute intervenire per spingerlo nella direzione in cui sappiamo che è destinato ad andare.
E lo fa grazie a un Diego Luna che conferma la sua profondità nell'approccio al personaggio, pur partendo da presupposti diversi: se in Rogue One abbiamo conosciuto un uomo che pensa di poter fare la differenza e cambiare quanto di sbagliato c'è nel mondo in cui si trova a vivere e operare, quello che incontriamo nei primi episodi di Andor è un uomo disilluso, cinico, quasi antitetico rispetto alla figura di rivoluzionario che diventerà. Ed è suggestivo proprio questo punto di partenza, perché rende ancora più intrigante e curioso il percorso narrativo che ci si presenta davanti, contrassegnato anche da atti terribili e discutibili. Atti a cui in Rogue One si accenna, ma che qui si ha modo di approfondire.
Un mondo in divenire
D'altra parte le grandi storie sono questo: un percorso, che è sovente più importante della destinazione. E questo percorso si muove sullo sfondo di un mondo che gli autori tratteggiano con attenzione: quello che colpisce di Andor è il livello di dettaglio e cura nel costruire uno spaccato veritiero e realistico di un mondo lontano da noi, lontano persino dal contesto più creativo e fantasioso della saga creata da George Lucas, ma vicino ad alcune dinamiche sociali della nostra quotidianità, che possiamo comprendere e riconoscere. Il risultato è un thriller dai toni cupi che intrattiene e coinvolge, ma lascia anche spunti di riflessione che possano andare oltre la visione. Una serie compiuta che dai primi episodi appare promettente e si candida a diventare una delle produzioni a marchio Star Wars più interessanti fino a questo momento, a essere su Disney+ quello che Rogue One: A Star Wars Story era stato su grande schermo.
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Conclusioni
Arriviamo al termine della recensione dei primi episodi di Andor e ribadiamo la soddisfazione esternata in apertura, per una serie che sa sia intrattenere che lasciare spunti di riflessione, approfondendo personaggi per nulla banali, a cominciare dal Cassian Andor di Diego Luna, ma proponendo una molteplicità di voci diverse che vanno ad arricchire il suo personaggio e ne sono a loro volta completate. Il contesto in cui queste figure di rivoluzionari in divenire è altrettanto ben costruito e dettagliato, capace di mostrarci un angolo del mondo di Star Wars più cupo e ricco di sfumature.
Perché ci piace
- L'operazione messa in piedi da Tony Gilroy nel costruire una costola di Rogue One che ne potesse espandere il mondo e le tematiche.
- Il lavoro sui personaggi, dal protagonista Diego Luna ai comprimari, nel tratteggiare le motivazioni che spingono ognuno di essi sulla strada che conosciamo.
- Un livello tecnico più che buono, che rende visivamente quanto di buono scritto dagli autori.
Cosa non va
- Il timore che nel prosieguo della stagione alcune promesse possano non essere mantenute.