Ancora auguri per la tua morte, la recensione: li mortacci due!

La nostra recensione di Ancora auguri per la tua morte, il sequel targato Blumhouse che pigia di più sul tasto della commedia.

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Ancora auguri per la tua morte: Jessica Rothe in una scena del film

Scrivendo la recensione di Ancora auguri per la tua morte ci si può imbattere in un piccolo problema: quanto è concesso svelare o meno della trama del film? Se da un lato la regola non scritta vuole che, salvo eccezioni, ciò che accade nel primo terzo di un lungometraggio sia esente da preoccupazioni su spoiler vari, dall'altro il marketing di questo sequel griffato Blumhouse ha puntato sul minimo indispensabile. Il primo trailer, oltre a fornire un riassunto stringato del capostipite, suggerisce solo che il giorno resettato sia nuovamente un problema, concetto ribadito dal secondo filmato promozionale con solo vaghe allusioni alla trama più vasta che circonda l'apparente riciclaggio dell'escamotage narrativo dell'episodio inaugurale. Pertanto ci sentiamo in dovere di inserire un piccolo disclaimer: la recensione non contiene spoiler in senso stretto, ma se non volete sapere assolutamente nulla in merito alla premessa del film, al di là di ciò che si è visto in sede pubblicitaria, la lettura è sconsigliata.

Tutto come prima?

Avevamo lasciato Tree (Jessica Rothe), la protagonista di Auguri per la tua morte, felice e contenta dopo aver posto termine al misterioso loop temporale che la costringeva a rivivere costantemente il giorno del suo compleanno, con tanto di serial killer alle calcagna. Rimaneva solo la domanda: a cosa era dovuto quel fenomeno a ripetizione? Il regista Christopher Landon promise di fornire la risposta nell'eventuale sequel, che lui aveva già proposto al produttore Jason Blum prima dell'uscita del prototipo, e così, complice un incasso mondiale che supera i 100 milioni di dollari, eccoci dinanzi ad Ancora auguri per la tua morte (in originale Happy Death Day 2 U, raffinato e quasi intraducibile gioco di parole). Un sequel che gioca sulla ripetizione, ma decide poi di andare quasi per conto proprio, insistendo maggiormente sul fattore comico e riducendo al minimo la parte puramente horror, condita comunque con abbondanti dosi di ironia: basti pensare alla scena in cui Ryan, fungendo da portavoce del pubblico, si chiede giustamente quale istituto accademico riterrebbe saggio avere come mascotte sportiva un neonato inquietante.

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Ancora auguri per la tua morte: una sequenza del film

E proprio Ryan, che finisce in un nuovo loop il giorno dopo gli eventi del primo episodio, è la chiave per risolvere il mistero: non si tratta di un intervento divino (come ipotizzava la stessa Tree, dato che la sua esperienza paranormale le aveva permesso di accettare definitivamente la morte della madre), bensì di un esperimento scientifico andato storto. L'irritante coinquilino di Carter è infatti parte di un gruppo di studenti di fisica che hanno inventato un macchinario il cui malfunzionamento (che spiega retroattivamente i problemi di corrente nel primo film) ha generato il loop nel quale era intrappolata Tree. E nel tentativo di aggiustarlo i nostri non fanno che peggiorare la situazione, come già profetizzato dal logo della Universal che si triplicava all'inizio dei titoli di testa: il loop ritorna, ma non è più la realtà che conoscevamo. Siamo in un'altra dimensione, con un nuovo killer e la povera Tree costretta a rivisitare da un punto di vista inedito gli eventi del film precedente, una sorta di versione slasher di Ritorno al futuro parte II (che la ragazza, come già accaduto con Ricomincio da capo, non ha visto).

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Genere diverso, stessa anima

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Ancora auguri per la tua morte: Jessica Rothe in una scena

Non è più coinvolto lo sceneggiatore Scott Lobdell, sostituito in toto da Landon, ma si percepisce una certa influenza fumettistica (Lobdell è un veterano di Marvel e DC) nell'espansione del mondo dei due film e nel cambiamento di genere: laddove il capostipite era un horror con elementi comici, il sequel privilegia l'aspetto fantascientifico e punta maggiormente sulla risata. Rimane però quell'anima duplice, quel misto sanguinolento (nei limiti del divieto PG-13 negli Stati Uniti) di sincera gentilezza e ammiccante cattiveria. Il sequel ritorna sull'arco evolutivo di Tree, rielaborandolo con una cura maggiore, resa possibile dal lavoro di base già fatto nel primo episodio e dalla sintonia creatasi tra regista e attrice, il che dà alla protagonista l'opportunità di esplorare una gamma ancora più vasta di reazioni alla follia che la circonda. E tra queste reazioni c'è sempre quella, la morte, e nonostante l'elemento puramente horror sia stato parzialmente accantonato rimane quella gioia, irriverente e sadica, nell'escogitare nuovi modi per far morire la povera Tree (ma anche gli altri personaggi).

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Ancora auguri per la tua morte: Phi Vu e Jessica Rothe in una scena

La stessa gioia che è presente nei modi sottili in cui gli autori si fanno beffe delle restrizioni censorie, come quando fanno indossare all'eroina riluttante una maglietta con la sigla FML (in inglese abbreviazione di Fuck My Life). C'è un elemento beffardo, col senno di poi, anche nei trailer, a loro volta ambientati in un universo parallelo: nei filmati promozionali, come già in quelli del capostipite, la ragazza si sveglia a suon di 50 Cent, il cui brano In Da Club non è però usato in nessuno dei due film.

Quello che a prima vista poteva sembrare un semplice sequel che ricicla e al contempo guarda avanti diventa quindi qualcosa di relativamente inedito, un viaggio tra mondi e generi che va dalla mitologia greca (Sisifo, costretto a ripetere la stessa azione all'infinito, è all'origine del nome del macchinario che causa tutti i problemi) alla cinefilia contemporanea, puntando dritto al cuore e trafiggendolo con humour, pathos e creatività. E a dispetto del titolo italiano, questo è un franchise a cui, alla luce di questa prima trasformazione, possiamo e vogliamo augurare una vita lunga e felice. Incassi permettendo, Landon ha già in mente dove andare a parare nel terzo episodio, di cui la scena mid-credits di questo capitolo offre un possibile assaggio. Un assaggio all'insegna della vita e, ovviamente, della morte. Un binomio perfettamente incarnato da quell'improbabile nuova icona del brivido che è il killer con la maschera da neonato.

Conclusioni

Arrivati al termine della nostra recensione di Ancora auguri per la tua morte, non possiamo che dichiararci ottimisti per l'eventuale futuro del franchise, alla luce dell'ottimo lavoro fatto in questa sede da Christopher Landon. Il meccanismo di base è lo stesso, e il budget tipicamente ridotto delle produzioni Blumhouse non è stato decuplicato, ma questo è un sequel che pensa in grande, rispettando e mantenendo ciò che funzionava nel capitolo precedente per poi espanderlo in modo intelligente e imprevedibile. Viene un po' a mancare l'elemento horror, ma ciò non significa che la morte si sia presa una vacanza.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
3.3/5

Perché ci piace

  • La premessa del primo capitolo viene ripescata e rielaborata in modo originale e divertente.
  • Jessica Rothe è ancora più brava nei panni della malcapitata Tree.
  • L'espansione del mondo creato da Scott Lobdell pone le basi per un futuro molto intrigante, seppur nei limiti di una storia autoconclusiva.

Cosa non va

  • La prevalenza dell'elemento comico e fantascientifico potrebbe deludere chi amava la componente horror del capostipite.

Movieplayer.it

4.0/5