Anatomia di un matrimonio
Sam Mendes, lo dimostra Revolutionary Road, è il maestro della desolazione interiore e della mancanza di speranza - che non è disperazione, perché è più silenziosa, più ineffabile, più prostrante. Sa ben rivestire questo vuoto di petali di rosa, dei colori del deserto, di scenografie sontuose che lo rendono soltanto più evidente, ma mai prima d'ora aveva investito tanto nei personaggi, mai come in Revolutionary Road i suoi eroi si erano aperti allo sguardo indagatore del regista e dello spettatore tanto da contenere tutto il tragico peso della storia. Questa è l'impresa di Leonardo DiCaprio e Kate Winslet, talenti sbocciati su un celebre transatlantico e diventati, in dieci anni, interpreti straordinari; nessuno dei due ha bisogno di ulteriori consacrazioni, nondimeno questo film lo è, prodotto della volontà di Kate che ha chiamato i suoi due uomini, suo marito e il suo migliore amico, a raccontare con lei una storia - quella narrata nel superbo romanzo di Richard Yates - che sentiva profondamente sua.
Una storia che, in realtà, è estremamente scarna e semplice, e ha il suo fulcro in un istituto con cui abbiamo tutti familiarità: il matrimonio. April e Frank vivono in una villetta in una verde e soleggiata area suburbana del Connenticut, hanno due splendidi bambini e tutto quello che l'esperienza e la società ci insegnano a desiderare. Ma non sono felici. Lei ha assistito con immensa frustrazione allo spegnersi delle sue aspirazioni teatrali; lui è deluso e annoiato dal suo lavoro in una compagnia che si occupa di marketing per macchinari per ufficio, la stessa in cui suo padre ha speso un'anonima e insignificante esistenza. Mentre lui sfugge alle tensioni domestiche andando a letto con una giovane segretaria, sua moglie si accontenta di constatare e incoraggiare l'effetto della sua bellezza e della sua raffinatezza sulle frequentazioni della coppia. Ma il giorno del trentesimo compleanno di Frank, April gli regala un'idea: lasciare tutto e partire per Parigi, il sogno del loro primo incontro. In Europa sarà lei a trovare un impiego, così che Frank possa occuparsi di sé stesso, capire come incanalare le sue energie per concretizzare finalmente tante potenzialità inespresse.
Purtroppo sull' "infantile", "avventato", "irrealistico" piano dei due sposi si riverserà una serie di pressioni sociali e professionali, che farà dell'interludio di felicità seguito alla decisione una breve, indimenticabile, bruciante illusione.
La maestria dei dettagli, se vogliamo chiamare "dettagli" l'evocativa e ricca fotografia di Roger Deakins o il portentoso e ossessivo score di Thomas Newman, ammanta di perfezione formale questa dolente rappresentazione a cui le performance conferiscono una credibilità quasi insostenibile.
Movieplayer.it
4.0/5