Il suo esordio Oltreoceano nei panni del villain di Arma letale 4 (1998) aveva colpito l'immaginario del grande pubblico, al punto da renderlo papabile erede di Jackie Chan quale artista marziale pronto a espatriare nel folto mercato hollywoodiano. Ed effettivamente Jet Li negli anni immediatamente successivi ha girato diversi film negli Stati Uniti, anche se nessuno di questi può dirsi veramente memorabile, prima del suo comeback in pompa magna nella saga de I mercenari.
Amici per la morte si inserisce in questa lista di b-movie senza arte né parte e vede il funambolico attore cinese collaborare nuovamente con il regista polacco Andrzej Bartkowiak, che lo aveva già diretto tre anni prima in Romeo deve morire (2000), moderno adattamento dell'epica shakespeariana che ha molto in comune con questo qui oggetto di recensione, non soltanto a livello stilistico ma anche contestuale, con l'ambiente hip-hop e un folto cast afroamericano ad accompagnare la missione del nostro.
In giro per il mondo
Jet Li veste i panni di Su, un agente segreto di Taiwan che si trova in America per una missione del tutto particolare, relativa al ritrovamento di alcuni preziosi e misteriosi diamanti neri. Diamanti su cui ha puntato gli occhi anche l'infallibile ladro di gioielli Tony Fait, il quale insieme alla sua esperta banda ha organizzato un colpo a regola d'arte ed è fuggito con la preziosa refurtiva. Peccato che il bottino fosse un obiettivo di Ling, un mercante d'armi che in passato aveva combattuto fianco a fianco di Su in patria e che ora sia pronto a tutto pur di mettervi le mani sopra: il gangster arriva addirittura a rapire la figlia di Tony, affinché questi gli riconsegni quanto dovuto il prima possibile. A questo padre disperato non tocca che allearsi con Su, una collaborazione inedita e che darà luogo a situazioni altrettanto particolari, mentre il pericolo per il mondo intero si fa sempre più grande. I diamanti infatti sono dei cristalli di plutonio sintetico, la cui potenza potrebbe causare conseguenze devastanti se usata dalle mani sbagliate...
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Di tutto e di più
Un film "tamarro", sulla scia degli ultimi Fast & Furious ma con un'anima da b-movie e un budget ben più ridotto di circa trenta milioni di dollari. Fin dal titolo (in italiano Amici per la morte, in originale Cradle 2 the Grave) il film mette le cose in chiaro e lo stesso prologo in metropolitana chiarisce sin da subito i toni e le atmosfere della messa in scena. L'heist-movie è ad uso e consumo di uno spettacolo esagerato, colmato qua e là da gag più o meno riuscite, nella realizzazione della rapina che pone le basi per la susseguente narrazione. E poi un sacco di inseguimenti su quattro ruote, con quad, carri armati e addirittura elicotteri quali mezzi di trasporto più o meno inconsueto a disposizione nella baraonda del caso. La sceneggiatura non si prende nemmeno la briga di curare in qualche modo le psicologie dei personaggi, ligi ai loro ruoli di spalla o principali senza ripensamenti di sorta: dello stesso co-protagonista di Jet Li sappiamo poco o nulla, con un passato appena accennato nel rapporto con il villain di Mark Dacascos, altro nome e volto noto agli appassionati del cinema action, visto di recente in John Wick 3 - Parabellum (2019). Non che al rapper DMX nei panni del padre che cerca di salvare la figlia vada molto meglio, anch'esso vittima di una figura abbozzata e schiava di un'anonima retorica familista a tema.
Ciak, azione
Nel tentare di compensare le dozzinalità di una trama orizzontale e priva di effettive sfumature e colpi di scena, Amici per la morte la butta sempre più alla leggera, con un'ironia marcata nella gestione degli elementi secondari - lo scambio di opinioni sui titoli di coda tra Tom Arnold e Anthony Anderson è esplicativo in tal senso - e sprazzi di erotismo qua e là, sfruttando soprattutto il fascino mozzafiato di una allora lanciatissima Gabrielle Union. Ovvio che un'operazione così non possa che sparare le sue migliori cartucce nell'anima action e quando è Jet Li a farla da padrone il divertimento è assicurato, anche se le coreografie non possono competere con quelle di suoi altri cult e la stessa resa dei conti finale con Dacascos, tra pioggia e fuoco, risulta meno incisiva del previsto.
Conclusioni
Jet Li in trasferta americana veste i panni di un agente segreto di Taiwan, costretto a unire le forze con un esperto ladro di gioielli - il compianto rapper DMX - nel tentativo di recuperare dei finti diamanti neri, in realtà contenitori di plutonio sintetico che potrebbero rappresentare un grave pericolo per il mondo intero. Amici per la morte è una produzione mediocre nella sua commistione tra action e buddy-movie, soprattutto per via dell'alchimia quasi assente tra i due protagonisti e a causa di un'ironia di sottofondo poco ispirata e spesso forzata. Tanto che il pubblico di appassionati è sempre lì ad aspettare la prossima scena di combattimento, dove il funambolico attore cinese è comunque motivo di interesse anche nelle coreografie meno ispirate.
Perché ci piace
- Jet Li è sempre uno spettacolo, anche quando impegnato in scene d'azione poco originali.
- Gabrielle Union regala uno spogliarello mozzafiato.
Cosa non va
- La sceneggiatura è poco credibile e l'ironia raramente incisiva.
- La regia di Andrzej Bartkowiak è anonima e priva di guizzi.