Amadeus, recensione: talento vs. mediocrità per una versione punk di Mozart

Se il paragone con il capolavoro di Milos Forman appare superfluo, la serie targata Joe Barton convince, anche se vive di momenti e di sprazzi. Protagonisti Will Sharpe e Paul Bettany. Su Sky e Now dal 23 dicembre.

Amadeus, i protagonisti

L'enigma di Wolfgang Amadeus Mozart rivisto in cinque puntate ideate da Joe Barton, riprendendo i fatti - tra leggenda e storia - già raccontati da Milos Forman nel capolavoro del 1984, a sua volta ispirato all'opera teatrale di Peter Shaffer. E lo scriviamo subito: è inutile, superfluo e pure infantile fare paragoni. Due epoche diverse, due modi di raccontare diametralmente opposti.

Amadeus Scena Serie
Will Sharpe è Mozart

Will Sharpe - nei panni di Mozart - non è Tom Hulce, ma dalla sua parte ha una predisposizione al ruolo, al netto di quelle origini giapponesi che faranno storcere il naso ai puristi e agli integralisti. Insomma, da una parte il cinema in tutto il suo splendore (e la pellicola di Forman è cinema allo stato puro), dall'altra la forma seriale per uno storytelling che vibra, secondo una formalità scenica sorretta da un notevole product design (e da un notevole cast). Funziona? Amadeus funziona nel diametro narrativo predisposto e allungato secondo le regole televisive, ma funziona meno nella sua totalità gustativa, a tratti inespressa, quasi bloccata, magari poco saporita.

Amadeus e il fattore Will Sharpe

Amadeus, disponibile su Sky e NOW, inizia dieci anni prima della morte di Mozart. Tutto inizia con un anziano Antonio Salieri (Paul Bettany), consumato dal livore verso quello che, una volta, era il suo odiato rivale. Al centro, la confessione di Salieri alla vedova di Mozart, Costanze (Gabrielle Creevy, una bella scoperta): sì, mosso dall'invidia, ha tentato in tutti i modi di infangare il talento del geniale compositore. Perché, decennio dopo decennio - fin dall'assioma di Aleksandr Puškin, quando teorizzò il rapporto tra i due nel dramma poetico del 1830 - la sfida tra Salieri e Mozart non è altro che il riassunto spettacolare e lirico di una battaglia eterna: la mediocrità che prova ad impossessarsi del talento.

Amadeus Scena
L'incontro con Salieri, interpretato da Paul Bettany

E allora, andando veloce in avanti, l'Amadeus con il volto Will Sharpe lo troviamo nella Vienna del 1781 cercando il successo. Come? Fornicando, bevendo, mangiando. Conosce la sua futura moglie, prova ad ingraziarsi la fiducia dell'imperatore (che intende l'arte come uno strumento di potere) e, intanto, scrive di getto e d'istinto, in un vortice di sregolatezza che, agli occhi di Salieri, sono una blasfemia. Eppure, indugia lo show, l'invidia del compositore italiano è mossa dall'ossessione religiosa: Salieri in Mozart vede Dio, e Dio - secondo i suoi dogmi - non può essere tutto ciò che ha sempre represso.

Mozart e una serie punk

Reggendosi sulla musica (ottimo lavoro di Maggie Rodford e Chantelle Woodnutt come music supervisor), ma senza abusarne mai, Amadeus fin dall'intro animato spiega che non può esserci arte senza dolore. Infatti, le corde del violino, tutt'ora, si realizzano con le budella d'agnello: una sorta di sacrificio animale in funzione di un bene superiore, nei secoli dei secoli. Opinabile, senza dubbio. E proprio i dubbi, tra l'altro, sono quelli che muovono i pensieri di Mozart quando, sul finale della terza puntata, dirige l'orchestra che suona l'Overture de Le nozze di Figaro. La regia scambia i primi piani, alternando quello di Amadeus e quello di Salieri, in estasi divina.

Amadeus
Una scena di Amadeus

Ma l'arte non è solo concetto, e allora dalla platea si alzano i fischi: troppo incomprensibile l'ardore di Mozart, troppo gigante per i cortigiani puzzolenti. Una scena emblematica, e forse il cuore di uno show che, per costruzione e idee, si rivela punk. Se il sapore, a volte, sembra però mancare, funziona infatti il profilo costruito attorno a Mozart: se è banale considerare Amadeus come la prima rockstar - e la sequenza con un pianoforte in fiamme ne è la didascalica dimostrazione - è altresì efficace la sua ardente personalità sotto forma narrativa, esaltata indirettamente da Salieri, gregario e personificazione di una normalità che non accetta l'eccezione.

Dunque, di ossessioni e di pruriginose repressioni, fino alla cristallizzazione stessa del genio illuminista di una divinità irriverente, Amadeus prova ad alzare il fuoco dello show restringendo il campo, per concentrarsi (meglio) sulle smorfie e sui dolori, e di conseguenza allungando il racconto sulle note di uno spartito. Solo così, puntata dopo puntata, il sapore cambia, raggiungendo - ma solo a sprazzi - il miglior gusto possibile.

Conclusioni

Lo ripetiamo: è superfluo e inutile paragonare Amadeus con il film di Milos Forman. Due forme diverse, due epoche narrative diverse. Se la sfida tra talento e mediocrità si presta alla declinazione seriale, lo show vive di momenti e situazioni, rivedendo Mozart come se fosse una sorta di punk. Notevole Will Sharpe, ancora più notevole Paul Bettany.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • Il cast funziona.
  • Il lato punk di Mozart.
  • Tecnicamente buona.

Cosa non va

  • Vive troppo di sprazzi e momenti.